Nausicaa della Valle del Vento: la recensione

Miyazaki è forse un cognome ignoto ai più, soprattutto a chi ha conosciuto i fumetti e l’animazione giapponese di recente, ma per gli appassionati di vecchia data è sinonimo della massima bellezza esprimibile dalle arti grafiche.

 

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Insieme a Go Nagai (da Mazinga a Devilman, da Kekko Kamen a Cutie Honey), a Yoshikazu Yasuiko (Gundam, Venus Wars) ed a Rumiko Takahashi (Lamù, Ranma ½, Maison Ikkoku), Miyazaki rappresenta un po’ l’età classica del fumetto e dell’animazione nipponica: quella, per intenderci, dei capolavori, sempre imitati dalle successive generazioni di mangaka, i disegnatori di fumetti giapponesi.

Miyazaki è noto principalmente per i suoi eccezionali lungometraggi animati, prodotti in proprio sotto il marchio, famosissimo, dello Studio Ghibli; al suo attivo ricordiamo Tonari no Totoro (Il mio amico Totoro), Kiki delivery express, Laputa – Il Castello nel Cielo, Il castello di Cagliostro, Kurenai no Buta, fino al recentissimo Princess Mononoke. Tuttavia ha lavorato a molti altri lungometraggi d’annata, prima di mettersi in proprio (ad esempio La Grande Avventura del principe Valiant) e ad alcune serie tv (come l’indimenticabile prima serie di Lupin III o il nostrano Sherlock Holmes), la più famosa delle quali è quel Mirai Shonen Conan – Conan il Ragazzo del Futuro – che tutti certamente ricorderete.

Miyazaki di norma non fa manga: Nausicaa è l’eccezione del detto e, pur essendo, di fatto, l’unico fumetto del nostro, ne conferma tutte le virtù, prime fra tutte la incredibile fantasia e l’originalità.

 

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Originalissimo è il disegno che, come si addice a chi non fa manga di professione, non ha nulla degli stilemi grafici che siamo abituati a vedere: niente disegni a china netti e puliti, praticamente niente retini, niente visi tutti uguali, niente sfondi ricalcati da foto. Tutto è al tratto, senza quasi l’uso della squadra e del righello, meravigliosamente irregolare, come solo i bozzetti preparatori per lo story board di un film possono essere. La stessa tecnica è utilizzata per i riempimenti e per le ombre.

Originale è la trama, che tratta, con complessità di intreccio, ma anche con la semplicità narrativa propria dei Grandi, le tematiche care al Maestro: il rispetto dell’ ambiente e del Pianeta, la dignità della vita umana, la stoltezza dei potenti, il problema della manipolazione genetica degli organismi viventi come “oltraggio alla vita”, la ripetizione dei grandi errori dell’ umanità. Monumentale, infine, è l’ entità dell’opera, ventitré volumetti in grande formato (nell’edizione pubblicata in Italia) disegnati nell’arco di ben dieci anni.

 

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Purtroppo al giorno d’oggi non è facile reperire quest’opera fondamentale, dato che la casa editrice che la portò in Italia, la defunta Granata Press, è fallita da anni (molti ricorderanno la leggenda dell’ultimo numero, pressoche’ introvabile; stampato, si diceva, in tiratura ridottissima perché la società era già stata dichiarata fallita). Gli splendidi volumetti possono ancora trovarsi presso qualche fumetteria, nascosti negli scaffali, ma il rischio è di non trovarli tutti.

Insomma, Nausicaa è un monumento del manga e direi che merita una bella, anche se difficile, ricerca. La sua grandezza le permette di travalicare i confini di una produzione nazionale per farne un’opera universale, autonoma dal suo contesto culturale di origine.

 

Nausicaa della Valle del Vento, 1982-1994
Voto: 10
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