Top Gun: Maverick – la recensione

La paura di invecchiare è sicuramente causata da Tom Cruise che a 60 anni realizza il sequel di Top Gun (1986) e nulla sembra cambiato.

 

 

Top Gun: Maverick è forse l’unico sequel riuscito nella storia del cinema: scene veramente realistiche che pompano adrenalina nello spettatore. L’uso della CGI è stato limitato alle scene di battaglia vera e propria; per realizzare le numerose scene di volo del film gli attori vengono ripresi mentre viaggiano, da passeggeri ovviamente, su veri jet della marina americana. La maggior parte dei primi piani dentro al cockpit nelle scene di volo sono quindi reali e non in studio con un green screen alle spalle. Le emozioni e la fatica che gli attori trasmettono allo spettatore sono reali.

L’ennesima follia produttiva di Cruise paga ancora. Il film si dimostra avvincente proprio perché sembra reale e non il solito pastrocchio sincopato fatto al computer che può provocare l’epilessia.

 

 

Anche la storia nel suo complesso è gradevole proprio per la sua banalità tipica degli anni ’90 che tanto sono tornati di moda ultimamente. C’è il nostro immortale e spavaldo eroe che fa di testa sua, c’è una missione da compiere e conti col passato da chiudere. Maverick viene incaricato da Iceman (il povero Val Kilmer malato di tumore alla gola, invecchiato e ammalato non solo nella finzione ma anche nella realtà), ormai diventato generale, di tornare alla TOP GUN per addestrare i migliori piloti della marina per una missione pericolosissima. Tra questi c’è ovviamente il figlio di Goose, il navigatore di Mav morto nel primo Top Gun. Mav non solo riuscirà ad addestrare i millenial presuntuosi ma a 60 anni suonati sarà mandato in missione come capo squadra. Boomer 1 Millenials 0. Per tutti i Boomer, compreso quello che scrive, la goduria che si prova nel vedere gli sbarbatelli “uccisi” in addestramento da Mav non ha prezzo.

 

 

Diversamente dal precedente film, e da altri film di guerra in generale, in Top Gun: Maverick stranamente non vi è un’eccessiva propaganda bellica: il nemico è indefinito, o quantomeno non lo si nomina. Non è né Russo né Arabo, anche se si deve bombardare un sito segreto di arricchimento dell’uranio. Le inquadrature di bandiere americane che svolazzano al vento sono molto limitate. Si cerca piuttosto di sostenere la superiorità dell’uomo sulla macchina, dell’attore sul “replicante” fatto al computer, come i recenti casi di vari personaggi della saga di Star Wars insegnano. Droni pilotati a distanza contro aerei con i piloti a bordo che rischiano la vita, scene fatte al computer contro scene reali, più difficili e pericolose da realizzare e sicuramente più costose. Gli attori NON pilotano gli aerei ma subiscono le conseguenze della loro tremenda accelerazione, che non è quella di un aereo di linea per intenderci.

 

 

Ci sono Tom, il suo F-18 e questi quarant’anni che non passano… questa nostalgia canaglia. Che siate Boomer o Millenial Top Gun: Maverick è da vedere subito. Un delitto averlo perso in sala.

 

Top Gun: Maverick, 2022
Voto: 7
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