Grazie Signora Thatcher: la recensione

Una gemma sottovalutata, un capolavoro che meriterebbe maggior attenzione: Grazie Signora Thatcher e’ un film politico che usa toni e misure a cui tutti i registi di genere dovrebbero ispirarsi.

 

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Ambientato nel 1992, Grazie Signora Thatcher narra la storia della banda musicale di una piccola cittadina di provincia ove si trova una produttiva miniera di carbone in cui la maggior parte dei musicisti lavorano, miniera che viene indicata fra quelle da chiudere in base alle normative sull’energia varate dal governo Thatcher. I musicisti cercheranno di barcamenarsi tra le crisi familiari, le malattie, il tentativo di vincere il trofeo nazionale e soprattutto il rischio concreto di vedere chiudere la fabbrica e perdere il lavoro.

 

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Ci troviamo di fronte ad un film realizzato con poche risorse ma che riesce ad entrare nel cuore del periodo storico che vuole raccontare. Un’Inghilterra depressa che non riesce a capire le scelte della classe politica (e probabilmente viceversa), padri di famiglia che rischiano di trovarsi disoccupati, sogni infranti ed un incerto futuro nero di fronte agli occhi di una comunita’ che basa la sua sussistenza sull’industria del carbone; sono tutti aspetti che non necessitano effetti speciali ma una cura meticolosa nel raccontare i sentimenti, le paure e le aspettative dell’animo umano. In questo, Grazie Signora Thatcher e’ magistrale: quasi comico nei momenti di leggerezza, sentimentale quanto basta, duro senza essere sguaiato o partigiano nei momenti di critica politica e sociale.

 

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La parte del leone la fa Pete Postlethwaite, che abbiamo gia’ visto su queste pagine in The Constant Garderner; autorevole co-protagonista insieme ad un giovanissimo Ewan McGregor, i due dominano la scena con ruoli che sembrano tagliati su misura. I due bravissimi attori sono peraltro circondati da un cast di attori inglesi di altissima qualita’ per quanto poco noti a livello internazionale; fra tutti non c’e’ nessuno che rubi la scena, anzi l’omogenea coralita’ dei personaggi fornisce un consistente valore aggiunto alla pellicola, ben diretta da Mark Herman. I tempi, le situazioni, i dialogi sono ottimamente gestiti e il ritmo resta sempre alto, come l’attenzione dello spettatore.
Piacevolissima la fotografia, priva di filtri o di particolari soluzioni tecniche; in effetti la sua resa un po’ grezza e’ in tono con il tema del film, e la costante contrapposizione fra la verde campagna di provincia, lo sporco del carbone e l’eleganza dei concorsi musicali regala un mix azzeccatissimo.

 

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La critica al governo conservatore dell’epoca e’ chiara e netta, ma non assume mai toni da stadio o ideologici; si vuole solo raccontare la ricaduta sulle famiglie delle scelte che vengono prese a livello centrale – e senza entrare nel merito economico-politico a livello nazionale. Insomma, non si tratta di una pellicola di parte, ma una pellicola di denuncia a favore di quelle famiglie che sono state messo sul lastrico. Tutti i film dovrebbero attingere a piene mani da questo modo di fare critica: sobrio, essenziale, concreto e privo di bandiere di parte.

Grazie Signora Thatcher e’ un film gradevolissimo, che tutti coloro che non si fermano ai filmacci di cassetta non dovrebbero perdere.

 

Grazie Signora Thatcher, 1996
Voto: 9.5
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