Arabia Saudita: il calciomercato della Geopolitica

L’Arabia Saudita di Bin Salman persegue l’obiettivo di diventare una potenza mondiale anche attraverso lo sport e l’influenza culturale.

 

 

È il 30 dicembre 2022 quando l’Al-Nassr, squadra di calcio del primo campionato saudita, annuncia di aver firmato il cinque volte Pallone d’Oro Cristiano Ronaldo. Poco più di sei mesi dopo si sono uniti al campionato saudita una schiera incredibile di calciatori di primissimo livello internazionale che, dietro il pagamento di ingaggi faraonici, prenderanno parte al prossimo campionato nazionale. Dietro alla volontà di aumentare la visibilità del campionato locale c’è un chiaro disegno geopolitico guidato dal Governo di Riyad che sfrutta i propri petrol-dollari per raggiungere obiettivi di ampio spettro nella regione del Medio Oriente.

Al-Ittihad, Al-Ahli, Al-Nasr e Al-Hilal sono quattro squadre del campionato di calcio dell’Arabia Saudita sotto il diretto controllo del Governo, acquistate recentemente tramite il PIF, ovvero il Public Investment Fund, un fondo sovrano di oltre seicento miliardi di dollari; il fondo è gestito direttamente dal Primo Ministro, il Principe Mohammad Bin Salman Al Sa’ud, considerato la mente delle strategie saudite in ambito geopolitico e finanziario.

Il PIF è stato istituito nel 1971 e fino a pochi anni fa veniva utilizzato con parsimonia, diretto agli investimenti interni, soprattutto nel campo dell’energia e del petrolio. Nel 2014 il Governo ha adottato una previsione di legge che consentisse di investire il fondo anche fuori dal Paese; la nomina del Principe Salman come Presidente del fondo ha poi ideologicamente formalizzato il PIF come strumento di potere di casa Sa’ud. Negli ultimi nove anni l’Arabia Saudita è riuscita ad espandere il proprio soft-power attraverso il PIF, acquisendo quote di alcune delle maggiori aziende del mondo, solo per citarne alcune: Eni, Facebook, Boeing e Pfizer.

 

 

Il mondo del calcio che posto occupa in questa strategia globalizzante di Riyad? Le società calcistiche, soprattutto del vecchio continente, giocano un doppio ruolo di grandi aziende e di centri d’influenza sociale. Proprio in Europa è iniziato il progetto di espansionismo saudita nel mondo del calcio con l’acquisto nel 2021 del Newcastle United, storico club della prima serie inglese controllato adesso proprio dal PIF; questa società calcistica ultracentenaria è presieduta da Yasir Al-Rumayyan, Governatore del PIF e Presidente di Aramco, la società nazionale saudita del petrolio.

Egemonia e reputazione, questi i due obiettivi principali dell’Arabia Saudita. In quest’ultimo caso si parla di sport-washing, cioè ripulire la propria reputazione attraverso lo sport; lo ha fatto il Qatar con gli ultimi mondiali di calcio e ci ha provato già la Cina una decina di anni fa utilizzando sempre il proprio campionato calcistico. Così come il Qatar, Riyad punta a far parlare di sé non per violazioni dei diritti umani ma per le proprie competizioni sportive; a differenza di Pechino, che negli anni ha abbandonato gli investimenti nel mondo del pallone, Riyad ha messo direttamente l’impegno del Governo nel progetto, con i membri dell’Esecutivo che trattano in prima persona con i calciatori stranieri.

Il traguardo della corsa egemonica saudita è prefissato nel 2030 e porta il nome di Saudi Vision 2030. Il progetto, annunciato nel 2016, prevede un nuovo paradigma economico che dovrebbe proiettare il Paese all’abbandono del petrolio quale elemento principale di sostentamento e far diventare Riyad un polo di attrazione tecnologico, innovativo e turistico. La casa reale progetta la costruzione di una nuova città, New Murabba, una città futuristica con al centro un cubo dorato di 400 metri per lato (richiamo più che esplicito a La Mecca) che nell’ottica saudita diventerà il principale polo turistico e tecnologico del globo.

 

 

Il mondo sta abbandonando il concetto di egemonia imposta con la forza; invasioni, scontri diretti, diatribe sui dazi, sono tutte tattiche che non hanno portato vantaggi a quei Paesi che negli ultimi anni hanno cercato di elevarsi a potenze. L’Arabia Saudita invece sta portando avanti un progetto che, grazie alle proprie finanze pressoché infinite, vuole portare il Regno ad esercitare un’influenza culturale sul mondo per entrare a far parte delle potenze egemoni. Il calcio è solo l’ultimo tassello in ordine temporale di un progetto che mira a rendere il Paese di casa Sa’ud una nuova Hollywood, una nuova Silicon Valley, un nuovo Occidente.

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