Artemis Fowl: la recensione

La Disney prova a stupire con tantissimi effetti speciali, forse troppi, che non servono a salvare un film mediocre.

 

 

Non ho letto la saga letteraria da cui è tratto questo film, ma mi sorprende sapere che Artemis Fowl sia basato su due libri. Di solito il cinema prova a spremere ogni singola goccia dalle opere letterarie, arrivando addirittura a dividere un libro in due film per massimizzare i guadagni ai botteghini. In questo caso la Disney ha deciso di accorpare due libri in un solo film. Una decisione discutibile? Assistendo alla visione del film è facile rispondere a questa domanda.

Artemis Fowl doveva essere un film avvolto in un’aurea di mistero e di sapore antico, incentrato sulle leggende irlandesi e sul popolo fatato delle storie celtiche. Tutto questo piomberà improvvisamente nella vita di Artemis, interpretato dal giovane Ferdia Shaw, diventando più che reale. Purtroppo i fucili magici che sembrano armi laser, le macchine volanti ed i dispositivi di alta ingegneria rovinano quell’aurea di mistero in modo irreparabile.

Il padre di Artemis, interpretato da Colin Farrell, è un famoso antiquario poco presente nella vita del figlio a causa del lavoro che lo porta spesso lontano. Ogni volta che sono insieme, il padre racconta al figlio le leggende legate alla mitologia del popolo fatato e sprona Artemis ad ampliare sempre di più la conoscenza in questo campo. Un funesto giorno il padre di Artemis scompare nel nulla ed il nostro protagonista si ritrova catapultato nei misteriosi segreti della vita paterna. Poco dopo aver appreso la notizia dai media, Artemis risponde ad una telefonata inquietante; il ragazzo ha solo tre giorni per recuperare un manufatto magico chiamato Aculos, altrimenti può scordarsi di rivedere il padre.

 

 

Il maggiordomo Domovoi Leale, interpretato da Nonso Anozie, svela ad Artemis la stanza segreta in cui il padre ha raccolto innumerevoli testimonianze della razza fatata. Quello sarà il punto di partenza delle ricerche dell’Aculos e dell’incredibile avventura narrata in questo film.

Contemporaneamente, in una città fatata, ma tecnologicamente avanzatissima, che si trova quasi al centro della terra, l’agente Spinella Tappo, una specie di elfa con ali meccaniche iterpretata dalla giovane attrice Lara McDonnell, è incaricata di recuperare un criminale in fuga. L’agente Tappo viene spedita in superficie tramite l’ascensore magmatico del Vesuvio; una volta arrivata, si dirige a Martinafranca per catturare un gigantesco Troll. Come potete immaginare, dall’incontro tra l’agente Tappo e Artemis, gli eventi precipiteranno in maniera incredibile, tanto da scatenare una guerra magico-tecnologica sulle coste dell’Irlanda.

Ora, non voglio sembrare per forza un retrogrado integralista della mitologia irlandese, visto che sono più che disposto ad accettare nuove idee atte a cambiare la visione del mondo conosciuto, ma sinceramente la proposta di Artemis Fowl ha qualcosa che evidentemente stona. Basare la storia sul complesso e magnifico mondo fatato racchiuso nella mitologia irlandese, che viene introdotto tramite il lavoro di antiquario e collezionista d’arte del padre di Artemis, mi ha subito portato alla mente la magia e le creature delle leggende classiche. Trovarmi di fronte ad un popolo fatato che usa armi estremamente teconologiche, ali meccaniche, soppressori di campo e globi di stasi temporale mi ha spiazzato non poco. Un potere così importante e così soverchiante, rispetto alla tecnologia dei nostri tempi, è un pugno nello stomaco. Non dico che sia sbagliato evolvere la mitologia in tecnologia, ma avrei preferito che nella trama ci fosse stato un momento in cui qualcuno azzardasse a mettere il seme del dubbio, o comunque un qualche campanello d’allarme, che mi avesse preparato mentalmente ad accettare il passaggio tra magia e tecnologia. Questo non è avvenuto. Quando mi sono trovato catapultato nella città della razza fatata, rappresentata in una maniera così futuristica, mi sono sentito un po’ preso in giro e non ho accettato con immediata meraviglia le scene che mi sono state proposte.

 

 

Oltre a questo, gli effetti speciali volti al solo scopo di meravigliare e sorprendere non garantiscono per forza che il film migliori. Si poteva fare di meno ed ottenere lo stesso risultato, magari usando le forze risparmiate per provare a curare meglio la trama che sembra un po’ tagliata con l’accetta in molti punti. Magari era anche il caso di dare un po’ più di spessore ai personaggi, che sembrano dover dire un sacco di cose non avendo molto tempo per farlo. In definitiva, il film mi è sembrato un riassunto. Potrebbe essere una strategia per catturare il pubblico dei più piccoli, ma mia figlia di sei anni non ha gradito particolarmente, mi ha fatto troppe domande distraendosi di continuo.

In conclusione, il film non ha avuto la capacità di conquistarmi. La prova più lampante è che, in mezzo allo scontro finale, mi sono distratto per rispondere ad inutili messaggi su Facebook, cosa che non mi capita mai quando un film conquista la mia attenzione, ed ho quasi perso il finale. Aggiungo infine una profonda nota di demerito per chi ha immaginato di trasformare un nobile esponente della razza nanica in una specie di verme gigante mangia terra con la mascella disarticolata. Perdonatemi, ma non ho potuto trattenere un’esclamazione di fastidio quando ho visto quella scena, e tutt’ora rabbrividisco al solo pensiero.

 

Artemis Fowl, 2020
Voto: 4,5
Per condividere questo articolo: