Un film in cui i mali della società occupano indubbiamente un ruolo essenziale, forse anche centrale, ma senza alcuna banale caduta in facili moralismi.
Vi fa sentire meglio vedere i mali di un’altra nazione per poterli disapprovare pensando di esserne totalmente estranei? Bene, se cercate tutto questo, allora non andate assolutamente a vedere American Beauty! Se proprio volete andarlo a vedere, io vi posso dire che forse rimarrete delusi, ma vedrete un ottimo film. Un film in cui i mali della società occupano indubbiamente un ruolo essenziale, forse anche centrale, ma senza alcuna banale caduta in facili moralismi.
Con questo non voglio dire che ogni film che miri a criticare alcuni aspetti della società in cui è ambientato sia, per definizione, scadente; voglio solo evidenziare come American Beauty sia per molti aspetti un film diverso, che si pone anche un obiettivo più originale: rappresentare il brutto per poter valorizzare il bello (e lo stesso titolo lo dimostra). American Beauty è un film sulla percezione della bellezza, su tutto ciò che rende unica la vita di un essere umano, ma che non si ha abbastanza tempo per apprezzare.
È questo che riesce a capire nel corso del film Lester Burnham (Kevin Spacey): un uomo che, fin dall’inizio, si presenta privo di ogni elemento di vitalità. Non gode del rispetto di sua moglie e sua figlia, sul lavoro è continuamente maltrattato, è sessualmente represso e, quel che è peggio, non reagisce in alcun modo a tutto questo. Vive una vita passiva. Tutto fa pensare a un film alla America Oggi (altro film da vedere!). Anche lì molti dei personaggi sono insoddisfatti, anche lì le perversioni sessuali hanno un grande rilievo, ma fin dall’inizio si vede che in American Beauty c’è un’impostazione diversa.
Se in America Oggi i personaggi vivono una situazione totalmente statica e ogni loro mossa si rivela, in fondo, pura apparenza, in American Beauty uno spiraglio, una via d’uscita, si riesce a intravedere. Le vite di tutti vengono, bene o male, stravolte nel corso del film. Prendiamo, ad esempio, il protagonista (Lester): come ho già detto, inizialmente si presenta come un uomo finito, senza più alcuna voglia di vivere e dal comportamento facilmente deplorevole. Ma ad un certo punto la sua vita cambia: conosce Ricky Fitts, il figlio dei suoi vicini di casa, una specie di “guida” nella riscoperta di quella vitalità ormai dimenticata.
Anche il ragazzo inizialmente viene dipinto come un qualunque pervertito un po’ fuori di testa: passa gran parte del suo tempo a registrare tutti i movimenti della figlia di Lester, Carolyn, con una telecamera e, per di più, è uno spacciatore professionista, con un padre fanatico e una madre totalmente passiva.
Sembra un maniaco con turbe psichiche e con una tipica famiglia americana. In realtà è l’unico che riesce a far riscoprire al protagonista quella voglia di vivere che aveva caratterizzato la sua adolescenza. La telecamera gli serve per poter registrare quei “momenti meravigliosi” della vita di ogni uomo di cui ho detto in precedenza.
È lo stesso ragazzo che lo spiega a Carolyn: lui riprende tutto ciò che è “bello” e di cui nessuno si può accorgere se non si ferma ad osservarlo; è per questo che Carolyn, che diventerà la sua ragazza, è uno dei suoi soggetti preferiti. Dopo averlo conosciuto, la vita di Lester cambia completamente: si rimette in forma, lascia il lavoro che aveva per vendere hamburger, si compra una macchina sportiva, ad un certo punto riesce anche a provare una nuova passione per la moglie. Insomma, rivive una giovinezza che lo porta persino a scoprire una attrazione sessuale per l’amica della figlia.
A questo punto il discorso si fa più complesso e controverso (e mi sono trovato a discuterne con varie persone). Se è giustificabile il comportamento di un uomo finché lascia il lavoro per fare qualcosa che lo gratifica oppure acquista una nuova macchina (anche se al di là delle proprie possibilità economiche), come lo si può giustificare nel momento in cui immagina di fare sesso con una ragazza molto più giovane, che potrebbe essere sua figlia.
Molti hanno reagito inorridendo di fronte a questa immagine, altri provavano compassione nei confronti di un uomo “malato”; io la vedo diversamente. Per me Lester è un uomo che attraversa una fase in cui le passioni lo travolgono (e la ragazza ne è una testimonianza), ma alla fine lo aiutano anche a ritrovare un proprio ruolo ben definito, quello del padre che non era mai stato. Quando si rende conto che il proprio rapporto con la ragazza era del tutto anomalo, si comporta con lei come un padre: la consola, la aiuta e chiede (finalmente!) della figlia, pronto a ricominciare una nuova vita… che in un certo senso comincia proprio alla fine del film!