Blade Runner 2049: la recensione

Blade Runner 2049 è di certo un sequel a tutti gli effetti, studiato accuratamente per integrarsi alla perfezione con il suo predecessore.

 

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Vorrei disilludervi subito: se pensate ad un rocambolesco film d’azione, con inseguimenti, sparatorie e quant’altro, scordatevelo; Blade Runner 2049 è un film che contiene due scene d’azione, una all’inizio e una alla fine del film.
Riprendiamo le fila del discorso lasciate interrotte nel 1982, in quel futuro avveniristico che ormai è quasi alle porte; nel 2019, anno in cui è ambientato il primo Blade Runner, le macchine volavano, i palazzi avveniristici si ergevano imponenti e vicinissimi tra loro, le pubblicità erano estremamente invasive e pioveva, pioveva sempre, costantemente. In questo sequel, le cose non sono poi cambiate così tanto, le macchine continuano a volare, le pubblicità sono ancora più invasive, gli edifici sono sempre appiccicati l’uno all’altro e piove, meno di come me lo ricordavo, ma piove.
Sono stato particolarmente colpito dal sapiente uso della musica, che accompagna tutto il film come un fedele compagno invisibile, esaltando i lunghi momenti di panoramiche e le lente scene d’attesa; sì, perché dovete sapere che il film dura 163 minuti, tanti per una bella storia che si poteva risolvere con due ore scarse senza togliere niente alla trama. Tutto il resto sono belle, bellissime scene panoramiche, lunghi momenti di silente ricerca, d’inquadrature dettagliate, di dubbiose incertezze e d’attese. Tutti questi momenti sono esaltati dalla musica, che cresce e rallenta accompagnando lo spettatore tra una sequenza e l’altra della storia.

 

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Ryan Gosling, protagonista e interprete dell’Agente K, è un Blade Runner, un agente incaricato di recuperare i Replicanti ribelli di vecchia generazione che, per sfuggire alle autorità, si sono nascosti assumendo false identità; lui stesso è un Replicante di nuova generazione, e quindi il suo lavoro è cacciare la sua stessa “razza”. Questo lo conduce in un mondo di solitudine, usato dall’uomo e insultato dagli altri Replicanti. Lavora in solitaria, e questo porta facilmente a capire come mai il film è pieno di belle sequenze prive di dialogo, viaggia sulla sua macchina volante, permettendo allo spettatore di ammirare lunghe sequenze di panorami avveniristici o catastrofici e svolge il suo lavoro prettamente in silenzio. I dialoghi sono ridotti all’osso e questo catalizza subito lo spettatore portandolo empaticamente a simpatizzare per l’Agente K.
Questo risulterà vincente nello svolgersi della storia; l’empatia creata con il Protagonista svierà spesso lo spettatore e lo porterà a pensare e a credere quello che l’Agente K pensa e crede, creando così ancora più enfasi e sorpresa nel momento in cui gli eventi cominciano a precipitare.
Il regista Denis Villeneuve e gli sceneggiatori sono stati bravi, era da tempo che non mi capitava di essere fregato da un colpo di scena semplice ma ben studiato e strutturato.

 

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Su tutti i cartelloni pubblicitari e su tutte le locandine è riportato, come se fosse il coprotagonista, Harrison Ford, che veste nuovamente i panni di Rick Deckard, ex Blade Runner, realmente appare per non più di 45 minuti, quel tanto che basta per far accelerare la trama e concludere il film.
Indubbiamente, è fondamentale la presenza di Deckard nelle meccaniche della storia, ed è perfetta la scelta di concentrarne la presenza nei momenti topici del film.
Una primizia ben studiata, ma che potrebbe esservi sfuggita, è stata la riproposizione delle pubblicità che si vedevano nel primo film, ed in particolare l’Atari, che nel nostro presente è ormai fallita, ma che nel mondo di Blade Runner continua a vivere, gioca un ruolo di collegamento nostalgico decisamente apprezzabile.
Il film è davvero bello e ben realizzato, nulla da dire a riguardo, possono spaventare i 163 minuti di pellicola, ma sono comunque appaganti per le scene realizzate e la musicalità avvolgente.
Non so se vi è mai capitato, ma all’uscita dalla sala mi ritrovo quasi sempre a sentire i commenti d’amici o d’altri spettatori che tendono a criticare o ad evidenziare il bello o il brutto della pellicola appena vista; in questo caso, come mi è capitato dopo aver visto il primo Blade Runner, sono partite supposizioni sui come, e sui perché che non sono spiegati alla fine del film. Sono sicuro che si parlerà a lungo dei “se” e del “ma” che sono stai lasciati deliberatamente in sospeso.

 

Blade Runner 2049, 2017
Voto: 7,5 
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