Ladyhawke: la recensione

Nonostante un’intera generazione ricordi Ladyhawke come un film memorabile, la realtà è che si tratta di una pellicola mediocre ed approssimativa.

 

 

Negli anni ’80, la cinematografia del fantastico ebbe un grande impulso. Le produzioni avevano un facile ritorno, con il pubblico pronto a vivere emozioni incredibili legate a magia e mondi misteriosi ed affascinanti, sia che si trattasse di puro fantasy, che di fantascienza, che di film d’avventura.

Ladyhawke rientra in questa casistica; ambientato in una Francia medioevale, il film vede un trittico di protagonisti dividersi lo spazio davanti alla cinepresa in modo piuttosto equilibrato.
Il film narra la storia di un fannullone vagabondo, interpretato da Mattew Broderick (Wargames – Giochi Di Guerra, Biloxi Blues, Il Boss E La Matricola), che, salvato da morte certa grazie all’intervento di un misterioso cavaliere, si trova suo malgrado invischiato in uno strano intrigo che lo porterà ad assistere il cavaliere stesso, interpretato da Rutger Hauer (Soldato D’Orange, I Falchi Della Notte, Blade Runner, Osterman Weekend, The Hitcher – La Lunga Strada Della Paura, Giochi Di Morte, I Banchieri Di Dio – Il Caso Calvi, Confessioni Di Una Mente Pericolosa, Sin City, Batman Begins, Valerian E La Città Dei Mille Pianeti), ed una misteriosa e bellissima donna che appare solo di notte, interpretata da Michelle Pfeiffer (Scarface, Tutto In Una Notte, Le Streghe Di Eastwick, I Favolosi Baker, La Casa Russia, Paura D’Amare, Batman – Il Ritorno, Qualcosa Di Personale, Un Giorno… Per Caso, White Oleander, 2 Young 4 Me, Cose Nostre – Malavita, Maleficent – Signora Del Male).

 

 

Nonostante il cast di ottimo livello, completato da Leo McKern (…E La Terra Prese Fuoco, L’Uomo Venuto Dal Kremlino, Il Presagio, Laguna Blu) e John Wood (Wargames – Giochi Di Guerra, La Rosa Purpurea Del Cairo), il film non decolla mai. La recitazione infatti viene spesso forzata da passaggi pomposi ed eccessivi, per colpa della mano di Richar Donner (Il Presagio, Superman, I Goonies, Arma Letale, Maverick, Ipotesi Di Complotto) che in questa pellicola batte un colpo a vuoto.

 

 

La sceneggiatura non aiuta di certo: la storia è una favoletta piuttosto banale, che non riesce a stupire nonostante l’idea di base sia sicuramente originale. Durante la visione tutto risulta scontato, immediatamente intuibile e piatto. Sono pochi i momenti in grado di suscitare un minimo di suspance e coinvolgimento nello spettatore.
Non aiutano nemmeno certi effetti di luce tipici delle produzioni più scadenti degli anni ’80 e le musiche degli The Alan Parsons Project, un gruppo progressive dalle indiscutibili qualità ma le cui sonorità stonano completamente in un contesto medioevale.

Allora cos’ha di buono Ladyhawke? Probabilmente la capacità recitativa del cast, i panorami eccezionali e gli scorci cittadini (tutti girati in Italia) degni di un documentario o di un quadro. Per il resto, c’è davvero poco.

 

 

Il film è stato capace di stregare una generazione, ma unicamente perché ci si trovava al cospetto di qualcosa di nuovo; a confronto con pellicole associabili ed uscite negli stessi anni come Labyrinth, Highlander o Grosso Guaio A Chinatown, Ladyhawke risulta oggi un lavoro assolutamente trascurabile e privo di capacita attrattiva.

 

Ladyhawke, 1985
Voto: 5
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