Blade Runner: la recensione

Blade Runner è un mostro sacro della cinematografia e della fantascienza. Ma tiene alto il suo valore anche quarant’anni dopo la sua uscita nelle sale?

 

 

Fa spavento a pensarci, ma nel 1982 ero un ragazzino. Una vita fa. Il mondo era completamente diverso, le due superpotenze erano sempre sul punto di scatenare la terza guerra mondiale e tutto era permeato da una sensazione di insicurezza, di fragilità e di pessimismo. Non è un caso se in quegli anni abbiamo visto la nascita di film tetri e futuribili di altissimo spessore (Essi Vivono, Terminator, o anche il particolare Fino Alla Fine Del Mondo).

Blade Runner rientra pienamente nell’atmosfera del periodo. Utilizzando uno dei migliori romanzi di Philip K. Dick, Il Cacciatore Di Androidi, Ridley Scott approfitta del pessimismo insito nei lavori del romanziere statunitense e vi aggiunge un’ambientazione ancora più cyberpunk e cupa di quanto immaginato dallo scrittore.
In Blade Runner, l’oscurità è la costante. Pressoché ogni sequenza vede una forte componente di zone in ombra, ed il nero è il colore che più rappresenta il film insieme ad i neon delle insegne pubblicitarie di una Los Angeles fredda ed ostile.

 

 

In tal senso, non è da sottovalutare l’evoluzione della città degli angeli: in Blade Runner la popolazione ha una forte componente di cinesi che non parlano inglese, un riferimento messo da Dick relativo all’immigrazione messicana e centro-americana in genere di fine anni ’60; senza voler farne un discorso politico, in Blade Runner è presente con quarant’anni di anticipo (cinquanta, se parliamo del libro) la problematica di un’integrazione che non può funzionare quando si parla di grandi numeri.

Il film spiazza anche perché non è il classico film di fantascienza con alieni, astronavi ed esplosioni; è in realtà un noir, un racconto di investigazione dalla tensione non alta ma in grado di catturare completamente lo spettatore. La storia di per sé è buona ma non eccezionale, anche se a consolidarla ci sono una incredibile serie di dettagli e di attenzione a tecnologie futuristiche che oggi magari si danno per scontate, ma che senza Blade Runner non sarebbero probabilmente entrate nell’immaginario collettivo.

 

 

Gli innesti cybernetici ne sono un esempio, così come la presenza di esseri biologici del tutto simili agli esseri umani; ma possiamo parlare delle auto volanti o dei sistemi di comunicazione a distanza. I mondi della cinematografia, dei videogiochi e della cultura sociale hanno attinto a piene mani da Blade Runner, plasmando il nostro immaginario secondo le sue regole. Proprio tra i film, sono nuermose le pellicole a trarre tantissimo da Blade Runner sotto diversi aspetti (basti citare Terminator, ma anche Ritorno Al Futuro, Matrix, o il più recente Moon tra i film, ma anche Under A Killing Moon o The Killing Cloud).

 

 

Il comparto attoriale contribuisce in modo sostanziale alla riuscita del film.
Il protagonista è interpretato da Harrison Ford, che sebbene mantenga la stessa espressione durante tutto il film rende ottimamente nel ruolo del detective stanco e solo. L’attore statunitense che ha all’attivo una serie incredibile di film di successo (a partire dalle saghe di Guerre Stellari e di Indiana Jones, passando poi per Frantic, A Proposito Di Henry, Giochi Di Potere, K-19 e ovviamente Blade Runner 2049)  ha contribuito fortemente a rendere iconico il personaggio di Rick Deckard, il detective dall’impermeabile marrone che si aggira nei bassifondi di una Los Angeles affollata e caotica.
Accanto a lui troviamo il magnifico Ruger Hauer (I Falchi Della Notte, Ladyhawke, L’Amore E Il Sangue, The Hitcher, Giochi Di Morte, I Banchieri di Dio, Confessioni Di Una Mente Pericolosa, Sin City), spettacolare nel ruolo dell’antagonista. Sebbene il tempo di apparizione su schermo sia ristretto, a lui si deve la maggior parte del pathos che pervade il film ed uno dei monologhi  più belli della storia del cinema.

 

 

Accanto a loro, non si possono non citare l’affascinante Daryl Hannah (Splash – Una Sirena A Manhattan, Roxanne, Wall Street, Kill Bill), Sean Young (Stripes – Un Plotone Di Svitati, Dune, Wall Street, Blade Runner 2049) e Brion James (I Guerrieri Della Palude Silenziosa, 48 Ore, L’Amore E Il Sangue, Silverado, Il Mio Nemico, Danko, Tango & Cash, Il Quinto Elemento) fra gli altri.

Alla regia abbiamo cià citato l’ottimo lavoro di Ridley Scott (Alien, Black Rain, Thelma & Louise, Il Gladiatore, Black Hawk Down). Nonostante alcuni salti tra una scena e l’altra arrivino un pelo troppo secchi (probabilmente a causa dei tagli richiesti per restare all’interno delle due ore di proiezione), complessivamente la visione di Blade Runner fila via benissimo. Non è un film adrenalinico, ma di atmosfera, di suggestione e parzialmente di mistero; la stessa figura del detective Deckard è sottilmente messa in discussione in alcuni passaggi del film… ma non voglio dir troppo a chi il film non lo avesse visto.

 

 

Blade Runner è una pellicola che mostra sotto certi aspetti il passare degli anni, specialmente in riferimento a certi ritrovati tecnologici, allora futuristici ma che oggi fanno sorridere. Ma nella sostanza il film (come il romanzo) è solidissimo, ed ancora oggi è una pietra miliare della fantascienza. I suoi toni di nero, i colori dei neon, i dialoghi, l’incerto: Blade Runner è un film capace ancor oggi di stupire ed ammaliare come ha fatto per intere generazioni di ragazzi più o meno giovani.

 

Blade Runner, 1982
Voto: 10
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