Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo: la recensione

Non tutti i film invecchiano bene; il colossal fantascientifico di Steven Spielberg è purtroppo fra quelli che non riescono nell’impresa.

 

 

Raramente Steven Spielberg ha mancato un colpo. Il regista statunitense ha alle spalle un lunghissimo elenco di produzioni successo; dalla saga di Indiana Jones a L’Impero Del Sole, da Salvate Il Soldato Ryan a Minority Report, o The Terminal, La Guerra Dei Mondi e Munich solo per citarne alcuni. Sono tutti film che sono entrati a fare parte dell’Olimpo cinematografico o che perlomeno sono stati in grado di appassionare gli spettatori.

Quarta opera di Spielberg, al momento della sua uscita Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo fu una pellicola in grado di destare scalpore; ma a distanza di oltre quarant’anni il film mostra tutti i suoi limiti.

 

 

Prendendo spunto dalla casistica ufologica, un fenomeno che fra gli anni ’50 ed i ’70 conobbe il suo massimo picco mediatico, Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo punta a raccontare la storia in modo serio e maturo, ipotizzando che quanto raccontato da molti testimoni fosse verità, impostando da subito un tono serio che, pur se accompagnato da elementi propri del thriller o dei film d’azione, detterà il ritmo del film.

Nel corso della vicenda vengono riproposte sullo schermo molte situazioni proprie delle presunte vittime di visite e rapimenti alieni, come gli sbalzi di umore, una perenne insofferenza e le scottature riportate da chi dice di essersi avvicinato molto ad un UFO. È evidente come Steven Spielberg si sia documentato in modo piuttosto approfondito prima di realizzare un film che racconta una storia senza derivare nei tipici atteggiamenti di chi vuole credere o negare a prescindere.
Purtroppo, la resa finale scricchiola.

 

 

Il film corre parallelo su una doppia trama: una più ad ampio spettro, forse più intrigante ma molto meno approfondita, e dove vediamo gli scenziati tentare di capire cosa stia succedendo e gestire una situazione al limite dell’incredibile; ed un’altra incentrata sul protagonista principale capitato per caso nel bel mezzo del turbinio di civilità e sicuramente meno interessante, troppo romanzata e che ha dalla sua solamente il voler presentare sullo schermo un tema in modo fondamentalmente imparziale. Il problema è che, se da un lato la trama scorre lineare e consistente, dall’altra lo spettatore non riesce a vivere un reale coinvolgimento a causa di una storia forse un filo scontata e di un finale (che da solo dura 40 minuti) che vuole stupire ma che in realtà non ha mordente.

Il ruolo del protagonista principale è affidato ad un giovane ed irriconoscibile Richard Dreyfuss (American Graffiti, Lo Squalo, Stand By Me, Always – Per Sempre, Red), non esattamente convincente nel suo fare sempre più paranoico. Molto meglio le due figure a lui affiancate: Teri Garr (Frankenstein Jr., Tootsie, Fuori Orario) nei panni di un’altra contattata e il magnifico Francois Truffaut, regista e attore francese dallo spessore innegabile.

 

 

Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo non è affatto un brutto film, ma sconta l’approccio ancora acerbo di uno Steven Spielberg che solo con i primi due film della saga di Indiana Jones riuscirà a far sbocciare quel suo stile difficilmente riproducibile, dove azione e profondità di narrazione avvolgono lo spettatore rapendolo completamente.
A distanza di quasi cinquant’anni dalla sua uscita, Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo ha senz’altro perso buona parte del suo smalto e risulta contemporaneamente troppo lento e troppo stucchevole in punti diversi della trama. È comunque un film che può esser visto da parte di chi voglia arricchire la sua conoscenza cinematografica e non va scordata l’importante componente divulgativa che ha avuto nel voler affrontare un tema scottante senza prendere una posizione di campo aprioristica. Il voto finale va considerato anche in tal senso.

 

Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo, 1977
Voto: 6.5
Per condividere questo articolo: