Bluvertigo – Zero: la recensione

I Bluvertigo sono un gruppo del quale si e’ ampiamente parlato sulla Tana. Forse perche’ sono uno dei pochi gruppi italiani a fare musica di una certa qualita’, forse perche’ vanno “contro” senza essere necessariamente retorici o pomposi. Di certo, sappiamo solo che sono belli strani.

 

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Zero e’ il loro terzo album, e completa l’ideale trilogia iniziata con Acidi e Basi e Metallo non Metallo. Dei tre e’ sicuramente il piu’ ricercato, il piu’ lavorato, e certamente il piu’ difficile.
Si tratta di un album criptico, quasi cupo, e di difficile assimilazione; ai testi estramamente cervellotici, ai quali dovremmo essere ormai abituati, si affiancano sonorita’ particolari, al limite dello sperimentale, che non stupiscono quando ci si rende conto che stiamo parlando del gruppo italiano d’avanguardia piu’ noto in circolazione. Ecco allora che prende corpo uno dei lavori che maggiore difficolta’ mi hanno dato nel cercare di entrare nel proprio animo, nel suo significato.

Zero e’, come dicevo, l’ideale termine della trilogia Bluvertighiana. Come un viaggio iniziato nella anormale normalita’ di chi si trova in uno spazio e in un tempo diverso dal resto del vivere comune, da Acidi e Basi di strade ne sono state percorse, sempre piu’ buie e contorte, sempre piu’ inesplorate e incerte. Siamo di fronte a un viaggio nella mente, una ricerca e una esplosione di sensazioni: e’ come leggere all’interno del pensiero umano, con i suoi colori, i suoi scatti, le sue derivazioni.

 

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I brani piu’ noti, La Crisi e Sono=Sono, sono sicuramente i piu’ orecchiabili e i piu’ facili. Non per questo sono meno apprezzabili; anzi, in alcuni casi l’eccessiva ricercatezza dei testi comporta la totale cripticita’ del brano o la inavvicinabilita’ per la pesantezza, e la sua conseguente perdita di interesse: ne sono esempi Forse e soprattutto Numero.

I suoni, elettronici ben oltre i precedenti standard della band, si contraddistinguono per la loro asimmetricita’ e per il tipo di diffusione; l’estremizzazione di queste caratteristiche provoca la difficolta’ nell’ascolto del disco nella sua interezza, risultando fin troppo pesante e difficile da digerire in alcune sue componenti… Eppure Zero non e’ affatto un brutto album: e’ sugli stessi livelli dei precedenti lavori dei Bluvertigo, anche se per ragioni diverse. Stiamo parlando di un lavoro d’avanguardia, profondo, curato e ricercato. Sicuramente non e’ un ascolto che posso consigliare a tutti, ma potrebbe valere la pena ascoltarlo almeno una volta, per capire se siamo “adatti” al loro stile.

 

Bluvertigo – Zero, 2001
Voto: 7
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