Chiunque abbia letto il Silmarillion di Tolkien non potrà che amare Nightfall in Middle Earth.
Articolo originariamente pubblicato il 25/09/2000.
Questo è il lavoro dei Blind Guardian che dà voce alla sofferenza e alla rabbia di un popolo che il fato ha reso esule e che gli Dei hanno maledetto. La voce di Hansi, grave, ma in grado di spiccare salti di inaspettata leggiadria, potrebbe sembrare ad un primo impatto inappropriata all’idea che comunemente si ha degli elfi, tutti sorrisi e canzoncine, ma penso che nessuno avrebbe potuto rendere i temi trattati – di certo non scelti a caso – in un modo così caldo e coinvolgente.
Riguardo alla musica… che dire, qualcosa di veramente unico! Le sonorità sono piene e struggenti sebbene i ritmi siano veloci e i cori di una potenza incontenibile; neanche l’occhio più arido, ascoltata The Eldar, potrebbe trattenere la lacrimuccia che nei miei era una delle tante.
Con questo disco abbiamo un grande esempio di epic metal che sfocia però in qualcosa di diverso; diventa una specie di “opera” metal, un’esperienza che dovrebbe essere accompagnata da un qualche tipo di rappresentazione che ne suggerisca i temi e ne supporti la grandiosità. Spesso, infatti, le casse dello stereo sembrano non riuscire a contenere la sinfonia che ne trabocca e si sente il bisogno di immaginare quali sensazioni darebbe l’ ascolto di questa opera, dal vivo, al teatro di Epidauro, famoso per la sua acustica.
Spesso sono presenti delle tracce introduttive ad ogni brano parlate o cantate, e all’interno del booklet, oltre ai testi delle canzoni, si può leggere un breve racconto scritto dal punto di vista di uno dei figli di Feanor nel quale si narrano gli eventi e le calamità legate alla maledizione posta da Manwe, il signore dei cieli e re dei Valar, sulla stirpe dei Noldor dopo che questi ebbero massacrato i loro fratelli Teleri durante la fuga da Valinor.
Stupenda è la copertina del CD dove, in Angband (la sua roccaforte), Morgoroth, il nero nemico del mondo, come fu chiamato da Feanor, assiste, portando la ferrea corona con incastonati i tre Silmaril sottratti agli elfi, alla danza di Luthien, giunta sin nelle aule del Nemico insieme al suo amato Beren (camuffato da lupo) per sottrarre una delle gemme rubate.
Se non si fosse capito per me questo è stato il disco migliore del ’98, ma forse anche di molti altri anni; le sensazioni che mi ha fatto provare forse non saranno riproducibili in altri o forse saranno ancora più forti, ma sono convinto che non si possa apprezzare appieno questo capolavoro se non si è letto il testo da cui prende vita e a cui rende un magnifico omaggio. Da citare le ultime parole scritte sul booklet che rendono, più di tante altre, la mentalità con cui è stato composto e con la quale va ascoltato l’ album:
“The biggest thanks goes out to all the Elves, Dwarves, Hobbits and Men, who still dwell in this world: To You!!!!
Bards you are, Bards you will be and Bards you have always been.”