Running Wild – The Rivalry: la recensione


Lo ammetto, al metal mi ci sono avvicinato da classico profano. Come chi non ha mai letto un testo, chi non ha mai apprezzato questo tipo di sonorita’, chi (maledizione) e’ stato indottrinato ed indirizzato da genitori, insegnanti, mass media ed amici unz-trunz (anche se fortunatamente di amici unz-trunz non ne ho), pensavo che il metal fosse rumore, satanismo, esagerazione. Tutto questo accadeva otto anni fa.

 

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Poi venne la mia personalissima epoca del punk (e su questa sorvolo, che tanto non c’entra niente). Grazie all’apertura a nuove concezioni, ed all’improvvisa e funesta amicizia con Marco e Fabrizio, e’ anche arrivato il momento del metal.
Ovviamente non sono il classico metallaro, ma piu’ un ibrido: apprezzo soprattutto la melodia unita al rumore (che controsenso, eh?).

Ecco che quindi arriva naturale il colpo gobbo: Fabrizio che mi mette nel lettore CD i Running Wild. Risultato? Mandibola pendula e lingua sbavante – come ho potuto mai vivere senza di loro???

 

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Ok, ok, riprendiamo il controllo. Chi sono i Running Wild? Innanzitutto dei pazzi scatenati che mi hanno fatto ripiombare nel mio militarismo piu’ assoluto; le loro epiche marce sono entusiasmanti. Ed uso la parola “epica” non a caso; in effetti i Running Wild fanno parte dell’elite dell’epic metal, quella parte di metal che parla di cavalieri, folletti, maghi, oscuri nemici che minacciano il genere umano (anche se i loro testi sono anche simil-tecnologici).
A questo aggiungete un forte senso di potenza che fuoriesce da ogni singolo pezzo, da ogni singolo accordo ed avrete solo un vago senso di cio’ che possono trasmettere questi pazzerelloni.

Tutti i loro pezzi sono pervasi da un oscuro male che distrugge e danna; e da un bene che tenta, con alterne fortune, di salvare le anime dei poveri umani. E’ il caso della stupenda The Rivalry, che da’ il nome all’ album, e che secondo me e’ uno dei brani piu’ belli in assoluto nella storia del rock.

E’ il caso di Firebreather, allegoria della fantascienza fantasy (sembra di giocare ad una partita di Doom), o ancora War and Peace, esaltazione dello “spirto guerrier ch’entro mi rugge”, della guerra vista come momento di massima potenza, epicita’, onore, e al contempo sofferenza, assurdita’, caos.

Questi ragazzi tedeschi sanno interpretare egregiamente il ruolo dei guerrieri dannati dal fato e dalle maledizioni che gravano su ogni campo di battaglia. Riescono ad esprimere il sentimento di un guerriero sconfitto sul campo ma non nell’animo, la sua fierezza ed il suo dolore.

 

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La rapidita’ di esecuzione unita all’elaborazione del suono e’ probabilmente pero’ cio’ che piu’ eleva i Running Wild; infatti, oltre ad un’assoluta bravura nella stesura dei testi, la loro abilita’ agli strumenti e’ raramente equiparabile da altri gruppi, anche molto importanti (e qua non faccio nomi, chi vuol capire capisca). E qua c’e’ poco da descrivere – tocca ascoltarli. Se riuscite a trovare qualche mp3 scaricatevelo, e poi sono sicuro che andrete a comprarvi i loro CD.
I Running Wild sono un gruppo di assoluto valore, e questo lavoro e’ fra i migliori della loro produzione.

 

Running Wild – The Rivalry, 1998
Voto: 7.5
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