Per chi non e’ di Roma (ma anche per molti di Roma), la parola “‘gnara” probabilmente ha un significato pari a quello di una scimmia che indossa un casello autostradale: che vuol dire? “Gnaro” e’ la contrazione di “ignorante” (e qui gia’ vedo gli occhi di qualcuno illuminarsi), termine che in romano coatto sta per “approssimativo, rozzo”, e in campo musicale “fracassone, rumoroso”. Ecco, i Fu Manchu, gruppo statunitense in giro ormai dal lontano ’94, fanno musica gnara.
Immaginate un suono ridondante, con un basso ultra-pompato, che puo’ ricordare da lontano alcune ritmiche dei Rage Against The Machine ma senza le strumentalizzazioni tipiche dei testi dei gruppi politicizzati. Immaginate una certa scanzonatezza, uno “scazzo” nelle canzoni che traspare facile facile senza nemmeno andarsi a leggere i testi… e che testi poi!
King Of The Road, pubblicato nel 2000, e’ un album interamente dedicato al mondo dei motori, e della automobili sportive in particolare. Tolti un paio di brani, si parla solo ed esclusivamente di macchine, gomme, fuoco e fiamme che escono dai tubi di scappamento. E’ un atto di amore verso quelle ragazze che ci portano ad avere orgasmi diversi da quelli che possiamo provare sessualmente; sono quelle ragazze che ci portano a correre a 200 km/h sicuri sicuri, filando dritti come siluri.
Musicalmente, King Of The Road presenta 11 tracce, con una sonorita’ ridondante presente in ogni brano: a farla da padrona sono le chitarre distorte e il basso, che suonano su tonalita’ estremamente basse (appunto). La scelta sembra derivare dal suono dei motori: di certo un 3000cc non vibra, ruggisce: ed il ruggito non e’ altro che quanto di piu’ animalesco nascondiamo nel diaframma. Ecco come riprodurre un motore in musica: con suoni che ci passano da parte a parte, ci avvolgono e ci travolgono, che dobbiamo imparare a dominare, proprio come un’auto da corsa, docile solo in mani esperte e pericolosissima se guidata da un pivello.
Effettivamente non esistono sostanziali differenze fra i vari brani, visto che i 46 minuti del CD possono essere intesi come un unico suono, una sola canzone che ci trasporta sulla strada, ma tre pezzi spiccano, a parere mio, sugli altri: Hell On Wheels, Over The Edge e Freedom Of Choice (uno dei pochissimi brani non “automobilistici”). La ripetizione ad oltranza delle stesse caratteristiche, degli stessi ritmi alla fine puo’ stancare, e sicuramente non e’ un album molto vario… ma non credo fosse questo il suo scopo. Si, sicuramente non sono i testi piu’ impegnati che si siano mai visti, ma vi assicuro che l’effetto e’ assicurato: mettere questo CD in autostrada e’ come mettere carburante addizionato nel serbatoio.
Charlene, il mio bolide nero, ringrazia.