Guerra d’Algeria: preludio al conflitto

Il conflitto armato tra algerini e francesi ha alle spalle un difficile legame durato 130 anni terminato nel caos e nel sangue.

 

 

Poco dopo la mezzanotte del 1 Novembre 1954, una settantina di attacchi svolti in contemporanea contro obiettivi militari e civili francesi in Algeria segnano l’inizio di una lunga e sanguinosa guerra. Da Il Cairo, in Egitto, il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) composto da relativamente pochi nazionalisti algerini, rivendica gli attacchi e invita tutti i musulmani algerini ad unirsi per cacciare i francesi e ristabilire una nazione – sovrana, democratica e sociale – all’interno dei principi dell’Islam.

La risposta da Parigi non tarda ad arrivare ed è durissima. Il Primo Ministro francese ribadisce che i territori algerini sono parte integrante della Francia e quest’ultima non è disposta ad accettare alcun tentativo unilaterale di indipendenza, specie dopo la perdita dell’Indocina francese avvenuta solamente pochi mesi prima.

A differenza di altri territori appartenenti alla Francia degli anni ‘50, l’Algeria viene considerata almeno teoricamente non come colonia, ma come Francia vera e propria. Invasa per la prima volta nel 1830, pochi anni dopo diventa una colonia militare francese. Una prima apertura verso gli algerini musulmani e gli ebrei si ha nel 1865 con il Code de l’Indigénat che permette loro di acquisire la cittadinanza francese, di servire nell’esercito regolare e di ricoprire cariche pubbliche e amministrative in territorio algerino, dovendosi però adeguare a leggi e costumi francesi. Per motivi soprattutto legati a questioni religiose, negli anni seguenti saranno pochissimi coloro che ne usufruiranno. Assistiamo nel corso degli anni anche a una consistente immigrazione di francesi europei, che si aggiungono a quelli già presenti e facenti parte dell’apparato amministrativo e militare locale. Saranno loro, conosciuti con il termine di “Pieds-noirs” a rappresentare uno degli ostacoli alla piena integrazione delle popolazioni autoctone all’interno del sistema francese, questo per non vedersi abrogare diritti e privilegi di una classe ben definita all’interno di una società coloniale.

Una prima e vera forma di coscienza nazionale si ha con la Prima Guerra Mondiale e con la partecipazione di circa 250.000 soldati di origine algerina tra le file dell’esercito francese. La fine del conflitto, i discorsi sull’autodeterminazione dei popoli e i sacrifici sostenuti dagli algerini portano alla creazione di alcuni movimenti politici che richiedono quantomeno un’autonomia regionale di ampio respiro che ancora una volta viene negata per via delle grandi proteste dei francesi europei stabiliti in Algeria.

Nel 1943, con l’arrivo delle forze Alleate e la conseguente cacciata delle forze dell’Asse dall’Africa Settentrionale, Algeri diventa la capitale della Francia Libera. Il leader nazionalista Ferhat Abbas, che già nel 1938 aveva fondato l’Unione Popolare Algerina, scrive e diffonde il “Manifesto del popolo algerino”, chiedendo maggior diritti e autonomia.

 

 

La cecità francese di fronte alle crescenti richieste algerine e la contrapposizione tra gli elementi nazionalisti algerini e quelli francesi sfocia infine in episodi di violenza inaudita. Quello più conosciuto è il massacro di Sétif, dell’8 Maggio 1945 – giorno della sconfitta del Terzo Reich e fine della guerra in Europa. Migliaia di algerini scesi in strada per festeggiare la fine del conflitto e reclamare le proprie richieste, arrivano a scontrarsi con elementi della gendarmeria francese. Entrambe le parti aprono il fuoco e si verificano le prime vittime. Le notizie degli scontri raggiungono altre località e prende vita una caccia ai pieds-noir che culmina con la morte di un centinaio di francesi europei.

Pochi giorni dopo sono gli elementi dell’esercito francese, insieme ai pieds-noir organizzati, a reprimere nel sangue manifestanti e non. Milizie francesi entrano nei villaggi e cittadine a maggioranza musulmana autoctona e fanno strage di civili. In poco tempo vengono sommariamente giustiziate tra le quindici e le ventimila persone, la maggior parte delle quali senza alcuna connessione con i movimenti nazionalisti.

I fatti di Sétif e la strage dei giorni seguenti segna uno spartiacque nei rapporti tra l’Algeria e la Francia, segnando l’inizio di un percorso irreversibile che porterà infine alla tanto agognata indipendenza nel 1962.

 

 

Si arriva cosi all’estremizzazione di quei membri che poi nel 1954 fonderanno il Fronte di Liberazione Nazionale che comunque rimarrà, almeno fino al biennio 1955-1956, circoscritto a pochi membri combattenti e a un modesto consenso nella società algerina, che pur tollerando sempre di meno i francesi, si dimostra restia a cercare uno scontro diretto con loro.

Il 1 Novembre 1954 segna la scintilla definitiva; nel prossimo articolo vedremo l’innesco di una situazione esplosiva.

Per condividere questo articolo: