Impero Ottomano e Prima Guerra Mondiale

Alleato con le Potenze Centrali in funzione anti-russa, l’Impero Ottomano si affaccia sulla scena internazionale per l’ultima volta.

 

 

Ai primi del ‘900 l’Impero Ottomano è lontano dalla grande potenza dei secoli passati. Un lento declino economico e soprattutto culturale andato avanti per decenni ha lasciato una cicatrice destinata a non rimarginarsi più, nonostante gli sforzi dei “Giovani Turchi” che, prendendo il potere nel 1908, avviano una serie di riforme interne atte a ridare una parvenza di vitalità e reazione al colosso morente. Il tempo a disposizione è però poco, e le pressioni sull’impero si rivelano sempre più grandi: la prima batosta arriva con l’occupazione italiana della Libia e del Dodecaneso tra il 1911 e il 1912.

Segue poi la Prima Guerra Balcanica che finisce con la perdita quasi integrale dei territori europei, salvo recuperarne una piccola parte (Tracia Orientale) con la Seconda Guerra Balcanica combattuta contro gli spavaldi bulgari. È una magra consolazione, perché i combattimenti logorano l’esercito che difficilmente riesce a ripristinare gli effettivi, e la perdita dei territori si tramuta in ingenti perdite economiche che aggravano ulteriormente la situazione.

Quando Nicola II Zar di Russia mobilita le truppe nel Luglio del 1914; il Ministro della Guerra ottomano Enver Pasha non rimane a guardare e avvia a sua volta la mobilitazione delle truppe ottomane. Ci vogliono però diversi mesi dato lo stato delle infrastrutture e dell’organizzazione burocratica. Proprio in funzione anti-russa, viene siglato un trattato difensivo con la Germania anche se ufficialmente l’Impero Ottomano risulta ancora come non belligerante.

 

 

Generali e Ammiragli tedeschi arrivano a Istanbul e prendono il comando militare delle armate ottomane, con lo scopo di velocizzarne la mobilitazione e prepararle al meglio per l’imminente conflitto. Britannici e francesi si rendono conto che le simpatie verso la Germania e l’odio verso la Russia, già nemica secolare di Istanbul, giocheranno un ruolo fondamentale nella scelta delle alleanze e, seppur cessando di provare a portare l’impero dalla loro parte, lavorano diplomaticamente almeno sul mantenerlo neutrale il più a lungo possibile.

Niente da fare: il 25 Ottobre 1914, Enver Pasha senza troppi giri di consultazione, ordina alla flotta del Mar Nero un improvviso attacco navale sulle città portuali di Odessa e Sebastopoli, trascinando con questo atto l’Impero Ottomano verso la fine. Di tutta risposta il 2 Novembre la Russia dichiara guerra, seguita nei giorni seguenti dal resto degli alleati.

La situazione militare è critica, gli equipaggiamenti dei soldati risultano scarsi e inadeguati per una guerra che appare da subito diversa e moderna. Le riserve di materiale bellico sono andate esaurite nelle guerre del 1912-1913 e poco rimane disponibile. Lo sforzo iniziale è quello di battersi con i russi nel settore del Caucaso, senza badare molto a rinforzare i confini del Medio Oriente che si crede al sicuro da eventuali incursioni nemiche. Nulla di più sbagliato: i britannici sbarcano nel golfo persico, con una forza composta per la maggiore da truppe coloniali indiane, dando vita al fronte mesopotamico, difeso dalla Sesta Armata Ottomana. Nella regione del Sinai, tra la Palestina e l’Egitto, la Quarta Armata riceve l’ordine di attaccare e conquistare il canale di Suez, senza successo. Gli ottomani, dopo il tentativo fallito rimangono nel Sinai in assetto difensivo, cercando di sbarrare l’accesso alle zone palestinesi e siriane dell’impero.

Il 1915 vede il tentativo di sbarco e occupazione della penisola di Gallipoli da parte delle truppe britanniche e quelle dell’ANZAC. Lo sbarco ha successo, ma conquistare le posizioni ottomane costa troppo caro all’Intesa che si vede costretta a imbarcare forzatamente le divisioni e ad abbandonare la campagna dopo mesi di combattimenti.

Nella metà del 1916 le truppe zariste lanciano una massiccia offensiva nel settore del Caucaso respingendp gli ottomani verso l’interno dell’Anatolia. Quello che poteva sembrare un colpo di grazia all’impero e una brillante vittoria russa però si conclude con un nulla di fatto per via della Rivoluzione del 1917 che implica il ritiro dei soldati e il ripristino del fronte sulle posizioni di partenza: è il turno delle armate ottomane di approfittare del caos russo per attaccare le autonomie che si stanno creando dalla dissoluzione della Russia, quali quelle georgiane, azere e armene.

 

 

Nonostante i successi in questo settore, nel 1918 gli eventi della guerra prendono una brutta piega quando sia sul fronte mesopotamico che su quello palestinese i britannici, aiutati da forze alleate, riescono a rompere i fronti ed a lanciare fulminee offensive che sbaragliano le armate locali. Risalendo le coste palestinesi e siriane, i britannici adesso minacciano direttamente l’Anatolia e quindi il cuore dell’Impero. A peggiorare ulteriormente la situazione è la Bulgaria che opta per un armistizio con l’Intesa, di fatto liberando le armate del fronte macedone che adesso possono focalizzarsi sulla Tracia ottomana e direttamente su Costantinopoli.

È la fine. L’Impero Ottomano si riduce ormai alla sola Anatolia ed è circondato da tutte le parti senza la capacità e la forza di reagire. L’unica via d’uscita è arrendersi e firmare l’armistizio di fine Ottobre 1918. La guerra è finita, sancendo di fatto la fine di un impero secolare e la nascita della Turchia.

Per condividere questo articolo: