Hotel Rwanda: la recensione

Ci sono tragedie e tragedie. Ci sono quelle in cui le economie occidentali sono direttamente coinvolte, dove interessi particolari o pubblici sono minacciati, o dove cittadini occidentali corrono un grande rischio per le proprie vite; ci sono quelle poi in cui il mondo che conta decide che non vale la pena sporcarsi le mani. E poco importa se in dieci mesi ci scappano un milione di morti.

 

Hotel Rwanda è un film del 2004 che racconta le reali vicissitudini di alcuni profughi durante i massacri etnici fra Hutu e Tutsi, incentrando quasi tutti i momenti sulle difficoltà e il terrore vissuto dal Paul Rusesabagina, direttore di un hotel Sabena a 4 stelle, ruolo che gli consentirà di temporeggiare, alla ricerca di una impossibile via di fuga per la sua famiglia e gli oltre mille profughi rifugiati nella struttura alberghiera, mentre fuori dal cancello corpi mutilati e sangue coprono letteralmente le strade.

 

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Hotel Rwanda è un film che ti prende letteralmente alla gola. La sapiente regia di Terry George ci fa calare nel dramma garantendo quel cambio di pathos nel momento in cui iniziano i massacri; ci mostra come repentinamente la vita di tutti i giorni, quella che si dà per scontata, può cambiare per sempre, gettando chiunque in un incubo in cui si è costretti a pensare a come suicidarsi piuttosto che morire in modo orribile a colpi di machete. Ci si incolla allo schermo, non si riesce a distrarsi un secondo nemmeno volendo; la tensione è sempre alta, e anche gli eventi che lecitamente ci si può attendere giungono forti e d’impatto.

 

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Ottimo protagonista è Don Cheadle, che ricordiamo in Hamburger Hill e in numerose pellicole minori, fra cui Darfur Now, altro lavoro dedicato alle tragedie africane. Cheadle è in grado di trasmettere il senso di insicurezza che vive e come al tempo stesso tenti di mantenere l’ordine e la calma nell’albergo, unico modo per tenere unite le persone e tentare di salvar loro (e a se stesso) la vita. Altrettante lodi si possono fare per Nick Nolte, il generale canadese dei Pacekeepers dell’ONU ben conscio di quanto le sue mani siano legate e di come il mondo ricco non abbia interesse nel genocidio rwandese. Altre interessanti partecipazioni al film si devono a Joachim Phoenix, Jean Reno e Roberto Citran.

 

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Hotel Rwanda è una perla che non deve essere dimenticata, un modo utile per aprirci gli occhi su quello che il mondo occidentale potrebbe e dovrebbe fare per aiutare le popolazioni africane, che scontano anche i danni provocati dal colonialismo europeo. Sa toccare il cuore senza mai scadere di tono o sembrare forzato. Il racconto dei veri fatti dell’Hotel des Milles Collines è fatto senza retorica, che è sicuramente il modo migliore per veicolare un messaggio importante e che è forse troppo scomodo per essere raccolto da chi conta davvero.
Bellissima inoltre la canzone di Wyclef Jean, Million Voices, che chiude il film, e che potrete facilmente trovare su youtube.

Per chi volesse approfondire il discorso sul genocidio rwandese, consiglio Shooting Dogs, mentre un altro bellissimo film sull’immobilismo europeo è No Man’s Land, ambientato nel conflitto serbo-bosniaco.

 

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Hotel Rwanda, 2004.
Voto: 8.5
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