I Cieli Di Escaflowne

Questo lavoro è la risposta di Sunrise ad Evangelion che introduce per primo l’animazione di alta qualità per le serie TV.

 

Lanciata da Sunrise (la casa produttrice dei vari Gundam, Daitarn 3, Zambot 3, ecc.) come risposta all’offensiva di Evangelion, che ha introdotto per primo il concetto di animazione di alta qualità per le serie TV, I Cieli Di Escaflowne se ne discosta in maniera evidente per i contenuti. La tetraggine da apocalisse imminente delle vicende di Shinji Ikari e soci lascia il posto ad un’atmosfera fiabesca (ma non troppo), gradito risultato di un altro mirabile esercizio di sincretismo nipponico. Come in Daiguard, Escaflowne assembla in modo creativo elementi provenienti dalle più varie origini culturali, anche dalla storia degli anime.

 

La storia

Grazie alle misteriose proprietà di un ciondolo, la giovanissima Hitomi Kanzaki viene proiettata dalla propria città natale direttamente sul pianeta Gaia. Stupita, si accorge che la Terra è solo una lontana luna nel cielo di questo mondo sconosciuto: la luna dell’Illusione.

Hitomi viene rapidamente coinvolta nelle vicende belliche che stanno per travolgere gli Stati che si dividono il continente: la silvestre Fanelia, terra di Samurai dall’inflessibile codice d’onore, è fatta oggetto di un proditorio attacco da parte dei prodigiosi automi invisibili di una fazione misteriosa e tecnologicamente avanzata, l’impero di Zaibach. I Gaymeneph, fantastiche macchine antropomorfe, mosse dal potere degli Energyst, il cuore fossile di antichi draghi, costituiscono la punta di diamante delle armate in guerra.

Il più misterioso di essi, l’Escaflowne che dà il nome alla serie, spetta per diritto di sangue all’erede al trono di Fanelia: è proprio la caccia all’Escaflowne, il drago che oscura il futuro di Zaibach, a scatenare una spirale di sangue e di guerra. Hitomi, che con l’arrivo a Gaia acquisisce indiscutibili poteri di chiaroveggenza, diventa l’inseparabile compagna dell’esule re Van di Fanelia, unico sopravvissuto allo sterminio del proprio popolo.

Con l’aiuto del nobile Allen Shezar, cavaliere bianco di Asturia, della ragazza gatto Merle e di molti altri personaggi, Van e Hitomi cercheranno di sfuggire alle grinfie di Zaibach e dei suoi mastini: il misterioso Folken, consigliere militare dell’imperatore, ed il sadico Dilandou, comandante della force de frappe della fortezza mobile di Zaibach.

 

 

L’atmosfera

Atmosfera è la parola chiave: Escaflowne è coerente, nella sua fantasiosa ricostruzione di un mondo irreale, che perde progressivamente i connotati della fiaba, per trasformarsi in una storia di guerra, intrighi e scontri all’ultimo sangue. Gaia è un pianeta sull’orlo di un conflitto globale: l’irruzione dello sfruttamento industriale delle vestigia dei draghi, le misteriose Energyst, ha generato un mostro ipertecnologico che si appresta a divorare gli altri paesi, rimasti ad uno stato di sviluppo preindustriale.

L’impero di Zaibach, facendo leva su conquiste tecnologiche degne della moderna civiltà terrestre (e per certi versi ancor più avanzate) protende le sue grinfie nel supremo atto di dominio. Lord Dornkirk, l’Imperatore, seguendo l’indirizzo dettato dalla “Macchina di predizione del Destino” attua un piano militare volto a forzare il nascere di una serie di conflitti intestini fra gli Stati Minori, ma qualcosa va storto: l’ombra di un drago si frappone fra Zaibach e la “Guerra che pone fine a tutte le guerre”. Che rapporto c’è fra l’Ombra del Drago e l’Escaflowne, fra le nuove doti di preveggenza di Hitomi e la misteriosa ascendenza di Van Fanel e di sua madre Varieh, fra il sommo Folken e la distrutta Fanelia?

L’atmosfera di Escaflowne deriva anche dalla bizzarra commistione fra un livello tecnologico ed un livello di evoluzione politico-organizzativa assolutamente incoerenti: in effetti i Gaymeneph sembrano piuttosto il lascito di un’epoca passata (e le spade che imbracciano un ripiego dettato dall’indisponibilità dell’armamento originario), anche a fronte dell’unica eccezione a questo stato di cose rappresentata dalla tecnologia di Zaibach.

Quest’ultima incarna sicuramente l’aspetto più sorprendente della fertile fantasia del mecha design: i Gaymeneph di Zaibach sono infatti animati da un particolare metallo liquido, capace di solidificarsi e prendere le forme più disparate, se percorso dall’energia dell’Energyst. Grazie a questo straordinario materiale, i Gaymeneph di Zaibach sono in grado di emettere proiettili, creare armi da taglio e da punta (alla T1000, per capirci) et similia, garantendosi uno schiacciante vantaggio nel confronto diretto con i più rozzi rivali.

 

I personaggi principali

Hitomi Kanzaki: studentessa liceale, appassionata di esoterismo e di cartomanzia, mediante l’uso dei tarocchi. Possiede un misterioso ciondolo che reagisce all’Energist dell’Escaflowne.

Van Fanel: incoronato Re di Fanelia il giorno stesso della proditoria distruzione del proprio Paese. Van ha come unico lascito di quest’amaro destino il leggendario Gaymeneph Escaflwone, retaggio di un’epoca passata il cui ricordo è divenuto ormai leggenda.

Folken Fanel: fratello di Van, dopo aver perso un braccio nel tentativo di farsi riconoscere dall’Escaflowne come legittimo pilota e, quindi, come Re di Fanelia, sparisce per ricomparire nelle vesti del Sommo Consigliere Militare dell’Imperatore di Zaibach.

Dilandou Albatou: psicopatico comandante della squadra d’assalto di Gaymeneph illusori a guardia della fortezza volante che ospita il Sommo Folken. Mortale nemico di Van (a causa di uno sfregio al viso procuratogli in battaglia dal Re di Fanelia).

Merle: ragazza-gatto addetta alla persona di Van. Farebbe di tutto per il suo padroncino.

Allen Shezar: nobile e cavaliere di Asturia, un regno dedito al commercio marittimo, prende le parti di Van e di Hitomi, sino ad abbandonare, esule e con una taglia sulla testa il proprio paese.

Millerna Sara Aston: principessa ereditaria di Asturia, figlia di Re Aston ed innamorata di Allen. Lo seguirà nell’esilio, unendosi alla ciurma di Van. Naturalmente è la quintessenza dello splendore femminile. Qui alla Tana se ne innamorerebbero tutti se non fosse che è minorenne e non esiste. Ha studiato medicina.

 

 

La tecnica

Escaflowne scherza poco, limitandosi a mettere in campo il meglio del meglio. I titoli di coda sono una parata di stelle, a partire dal character designer, quel Nobuteru Yuki, mai troppo apprezzato disegnatore di Record Of Lodoss War e di Five Star Stories, capace di conferire uno spessore grafico palpabile ai personaggi, attraverso uno stile tutto particolare, basato su tratti univoci e fittissimi. L’utilizzo della grafica computerizzata si limita ai consueti (e poco invadenti) effetti di sfocatura, lens flare, motion blur ed all’effetto “dissimulazione” di Romulana memoria per i Gaymeneph di Zaibach, giovando non poco all’effetto finale. Infine una parola deve essere spesa a lode della colonna sonora, affidata alle grandiose capacità creative di Yoko Kanno, già indimecata autrice delle Official Sound Track di Macross Plus e CowBoy Bebop.

 

Il giudizio

Escaflowne non è solo una gioia per gli occhi dell’appassionato: vi dà qualcosa in più del 99% delle produzioni animate, vi consente di spegnere il cervello, dimenticare il mondo, l’umanità, voi stessi e di perdervi, ahimè solo per 25 minuti a puntata, in un antimondo che oscilla pericolosamente fra la fiaba per bambini e la guerra moderna, fra il mondo dei sentimenti più umani e le spietate trame politiche, fra la luce riflessa sulla spada dell’Escaflowne e le tetre ombre della fortezza volante del Sommo Folken. Alcuni ci rimprovereranno per queste fughe nel mondo dell’immaginario: li compiangiamo. Chi ha perso la chiave incantata del mondo dei Sogni è morto senza saperlo e senza l’omaggio di una lacrima.

Per condividere questo articolo: