Il Brasile del Presidente Lula sta cercando di ritagliarsi uno spazio sempre più importante all’interno del club delle grandi potenze mondiali.
Nel gennaio 2023 Luiz Inácio Lula da Silva è diventato, nuovamente, Presidente del Brasile superando l’avversario Jair Bolsonaro. Fin da subito le strategie del Governo Lula hanno fatto intendere un netto cambio di rotta rispetto all’Amministrazione precedente, passando in pochi mesi da un isolazionismo diffuso del Paese in vari campi ad una proattività all’interno della scena regionale e intercontinentale. I punti dell’agenda Lula toccano vari aspetti, dal clima alla riforma delle Nazioni Unite; per quanto riguarda invece le relazioni internazionali il Brasile sembra voler cementare il proprio ruolo all’interno dei Paesi BRICS, diventando leader dell’alternativa occidentale in Sudamerica.
Verso la fine del maggio scorso il Presidente del Brasile ha ospitato Nicolás Maduro, Presidente del Venezuela, dopo oltre otto anni di interruzione di visite ufficiali. L’evento ha assunto un alto valore simbolico, una dichiarazione d’intenti con cui Brasilia non intende solamente recuperare i rapporti con il continente Sudamericano, ma mostrare indifferenza verso i diktat occidentali; il Venezuela di Maduro è infatti un Paese sanzionato a livello internazionale, in particolar modo dagli Stati Uniti, che negli ultimi anni ha stretto relazioni politiche e commerciali con Stati come l’Iran e la Russia.
Nel 2018 Bolsonaro aveva deciso di allinearsi al mancato riconoscimento occidentale di Maduro come legittimo Presidente della Repubblica venezuelana, sospendendo quindi i rapporti tra Brasilia e Caracas.
Le ambizioni di Lula nascono in Sudamerica ma hanno una visione globale: nel mese di giugno il Presidente brasiliano ha radunato alcuni diplomatici sudamericani al fine di coordinare un progetto di cooperazione regionale che limitasse l’egemonia statunitense nell’area. Lula ha parlato del Sudamerica come di una periferia del Nord, citando velatamente una famosa espressione utilizzata in geopolitica che definisce il continente sudamericano il giardino di casa degli Stati Uniti.
Il Brasile ambisce dunque a diventare un punto di riferimento regionale per proiettarsi sullo scenario internazionale con maggiore forza. Negli ultimi mesi inoltre sembra prendere forma una proposta brasiliana di riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, una riforma che permetterebbe a Paesi emergenti di diventare membri permanenti dell’organismo di sicurezza ONU.
Se l’elezione di Lula aveva fatto pensare qualcuno che il Brasile si sarebbe stabilizzato sotto il profilo internazionale, queste aspettative non troveranno concretizzazione. La presidenza Bolsonaro ha dato un’immagine confusionaria a securitaria del Brasile e ha in una certa misura mascherato un atteggiamento di allineamento alle politiche occidentali dettate da Washington D.C.; il nuovo corso di Brasilia ha invece delle radici nelle due precedenti esperienze di Governo Lula, dove già ad allora si era manifestata la volontà del Presidente di plasmare il Brasile come una potenza di vertice nel contesto internazionale.
L’Amministrazione Bolsonaro è stata caratterizzata soprattutto dal contesto mondiale della pandemia che ha acceso i riflettori su una gestione disastrosa del contenimento del virus; questa gestione ha prodotto effetti su altri temi centrali nella vita politica brasiliana, esacerbando termini e strategie con cui l’ex Presidente Bolsonaro gestiva, sempre in maniera autoritaria, altri dossier nazionali.
Anche Lula è condizionato a livello strategico dal contesto internazionale odierno. Ne è un esempio la guerra in Ucraina, dove il Brasile sta cercando di costruire un’alternativa alla gestione della NATO; dopo il rifiuto di aiutare Kiev sotto il punto di vista delle munizioni, Lula ha dichiarato la neutralità del proprio Paese nel conflitto sponsorizzando la creazione di un organismo per il raggiungimento di un accordo di pace in cui il Brasile giocherebbe un ruolo di leader nella mediazione tra Kiev e Mosca.
Questi sono solo alcuni dei tavoli su cui il Brasile sta impostando la propria strategia esterna, ma già da qui è possibile intravedere un ritorno del Paese a quella politica di non-allineamento promossa in passato da Lula. Ciò porterà ad un Brasile che avanzerà sempre maggiori richieste in ambito internazionale, promuovendo in più occasioni cooperazioni ad ampio spettro con Paesi antagonisti al fronte occidentale.