L’attacco ai simboli del potere in Brasile dimostra come alcuni brasiliani ignorino completamente la dimensione economica e politica raggiunta negli anni dal loro Paese.
Quello che è successo due settimane fa in Brasile è stato fatto passare come un tentativo di sovvertire l’ordine della politica brasiliana così come sancita dalla urne elettorali brasiliane; circa 2000 sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro infatti si sono riuniti presso la capitale Brasilia per assaltare il Parlamento e la Corte Suprema.
I sostenitori dell’ex presidente sono stati probabilmente spalleggiati da importanti figure imprenditoriali brasiliane e, secondo quanto riporta il Ministro della Difesa brasiliano Flavio Dino, anche da militari e da alcuni agenti dell’intelligence che non solo avrebbero permesso ai manifestanti di arrivare indisturbati sino nella capitale, ma avrebbero anche ostacolato la polizia locale nel tentativo di fermare l’azione dei bolsonaristi. Addirittura in Brasile si parla di un tentato golpe, magari organizzato sottotraccia.
La manifestazione sovversiva però, nonostante i diversi appoggi politici ed economici (veri o presunti presunti) non ha sortito alcun effetto, e il Presidente eletto Lula è riuscito a mantenere la sua posizione senza colpo ferire per la gioia della maggioranza degli elettori brasiliani e di molti Stati democratici a trazione occidentale come Stati Uniti, Germania e Francia.
Il parallelismo con gli eventi che si sono verificate presso il Campidoglio americano nel 2021 è inopinabile, così come è inopinabile la matrice nazional-populista che guida queste azioni; ad essere diverse tuttavia sono le velleità degli attori coinvolti nelle due diverse fattispecie.
L’attacco al Campidoglio americano, nonostante la convinzione di alcuni partecipanti fosse particolarmente accesa, non si prefissava come obiettivo quello di conquistare effettivamente il palazzo del potere per sovvertire l’ordine democratico dello Stato (vista anche la totale mancanza di appoggio militare di qualsivoglia tipo), ma era probabilmente finalizzato a spaventare, in maniera quasi teatrale, la pletora di elettori democratici convinti di aver estirpato le radici politiche del nazionalismo trumpiano.
I protagonisti dell’azione sovversiva brasiliana invece, e per estensione presumibilmente anche i loro finanziatori (assenti nel caso del Campidoglio americano), erano apertamente convinti di poter restaurare la presidenza Bolsonaro tramite la forza di piazza e i pochi appoggi militari; cosa perfettamente in linea con la storia politica del Sudamerica, un continente in cui spesso la politica si è fatta con i colpi di stato piuttosto che con leggi ed elezioni.
Questa concezione tuttavia mette a nudo l’ignoranza che alcuni brasiliani sembrano avere nei confronti della condizione del loro Paese nello scacchiere internazionale; i manifestanti erano probabilmente convinti di doversi scontrare con le strutture di uno Stato dalla democrazia labile, privo di una cassa di risonanza internazionale per le sue vicende interne e lontano dagli interessi delle trainanti democrazie occidentali. Ma non è così.
Il Brasile attualmente è il paese con il decimo PIL più alto del mondo, un Indice di Sviluppo Umano in continua crescita, una presenza nel G20 certificata dalla condizione di secondo paese delle Americhe per ricchezza, e una più che discreta quantità di aziende multinazionali leader nei propri settori come Embraer, Petrobras o JBS; insomma il Brasile non ha risolto tutti i suoi enormi problemi interni ma non è lo stesso paese di 40 anni fa, quando il modello politico democratico faticava ad affermarsi e la corruzione era il lasciapassare per le proprie volontà.
I seguaci di Bolsonaro forse questo non l’hanno capito, e hanno provato a forzare questo meccanismo nella speranza di trovare un pertugio che permettesse loro di rituffarsi nel passato nel tentativo di cambiare il futuro del loro Paese senza riuscirci, ostacolati dalla volontà della maggior parte dei Brasiliani desiderosi di aspirare ad un futuro che sia realmente tale.
Il Brasile può essere un faro per la società sudamericana, con un modello politico ed economico lontano dalla corruzione e finalizzato al benessere della propria società civile; c’è solo da convincere alcuni brasiliani.