Kentucky Route Zero è un’avventura che ci pone alla ricerca di noi stessi e del nostro posto nel mondo lungo una strada che non esiste.
Kentucky Route Zero è un videogioco sviluppato dalla Cardboard Computer e pubblicato da Annapurna Interactive. Rilasciato nel lontano gennaio 2013 con una formula ad episodi, è stato in lavorazione fino a gennaio 2020 quando ne venne rilasciato il quinto ed ultimo atto. Il gioco è un’atipica avventura grafica che sperimenta una miriade di prospettive ed approcci per consegnare il suo messaggio: il gioco è a volte in 3d, altre in 2d ed a volte diviene un gioco testuale per poi magari lasciarci semplicemente assistere ad un concerto.
Nel gioco vestiamo i panni di diverse persone, ma in particolare saremo legati a Conway, un uomo non più nel fiore dei suoi anni, che vive facendo da trasportatore per un negozio di antiquariato. Dovendo concludere l’ultima consegna prima del fallimento dell’attività, ci troviamo persi per le campagne che fiancheggiano l’Interstatale 65 non trovando la nostra destinazione. Da qui l’inizio del nostro peregrinare alla ricerca di una via mistica indicataci dai locali: la Rotta Zero, una via non tracciata sulle mappe che attraversa il Kentucky nelle sue viscere.
Con queste premesse il gioco ha subito toccato le mie corde conquistandomi. C’era però qualcosa che continuava a tornarmi in mente, qualcosa che solo dopo ho messo a fuoco: c’è infatti un bel film di qualche anno fa che si chiama per l’appunto Interstate 60. Il film, pellicola cui si sono certamente ispirati per il gioco, gira anch’esso attorno ad una strada mistica che non esiste se non per chi la cerca e per chi ci vive.
Come stessimo percorrendo una moderna Odissea, durante il viaggio ci imbatteremo in tanti luoghi e persone, viaggiatori come noi, con cui spesso condivideremo parte di noi o del nostro cammino. Le situazioni in cui ci imbatteremo non saranno mai banali e, soprattutto, saranno realizzate magnificamente in una splendida veste grafica minimalista ed un attento occhio alla fotografia. Ogni scenario è un piccolo diorama da ammirare, ma soprattutto ogni aspetto del mondo è misterioso ed altamente evocativo, capace di trasmetterci molta tristezza e malinconia.
Nel gioco, inoltre, nulla è lasciato al caso; ci imbatteremo in molte situazioni enigmatiche e allegoriche, simboli e misteri, cose su cui ci interrogheremo a lungo (e di cui soprattutto ci chiederemo se vi sia o meno un reale significato).
Le terre che esploreremo, benché attraversate da una grossa arteria stradale, sono semi abbandonate e chi ancora le abita ha un futuro incerto, nessun progetto e solo una vita passata da raccontare. Le comunità che sopravvivono si stringono prima di dissolversi definitivamente e noi ne siamo gli ultimi testimoni. Potrebbe sembrare angosciante, ma l’atmosfera è positiva e tutto viene raccontato con un tono molto dolce.
Col passare delle ore ci interesseremo sempre più ai personaggi, ci preoccuperemo dei loro drammi, dei loro pensieri e tenteremo in ogni modo di agire al meglio nel loro interesse, per quanto nei fatti faremo poco la differenza: le nostre azioni, o meglio, le nostre opzioni di dialogo, hanno pochissimo impatto sul corso degli eventi, e ciò limita molto la rigiocabilità del prodotto.
Come accennato, gli autori hanno sperimentato diverse vie per comunicare col giocatore e non c’è solo da camminare e parlare: ascolteremo dell’ottima musica folk americana, osserveremo opere d’arte e poi (piccolo spoiler) c’è di punto in bianco da assistere alla messa in atto di una rappresentazione teatrale della durata di un’oretta, il tutto completamente muto visto che non c’è doppiaggio. Hanno ben pensato che condire il gioco con contenuti intellettualmente elevati avrebbe elevato anche il gioco stesso, ma credo che il risultato ottenuto sia ben altro… il gioco certe volte smette di essere tale e diventa la parodia involontaria di alcuni prodotti intellettualoidi, come un certo cinema d’autore dove il senso dell’opera è cercare di avere un senso, se mi seguite.
Eppure, a parte certi momenti in cui si rasenta la noia cosmica, il gioco è semplicemente BELLO, senza mezzi termini. Inoltre, per quanto il continuo citare opere letterarie, teatrali e cinematografiche spesso possa sembrare forzato, è da lodare l’intento degli sviluppatori, che in ogni caso offrono al giocatore degli ottimi spunti di riflessione sui più svariati temi: dall’esistenza alla critica sociale ed economica.
È importante saperne rispettare i tempi: è un’avventura che richiede una dozzina di ore e molta attenzione. C’è molto da parlare e di conseguenza c’è molto da leggere; non correte ma dedicate il giusto tempo, altrimenti saltando i dialoghi si perde totalmente il senso del gioco.
Un titolo di certo interessante che con tutti i suoi interrogativi ed il suo alone di mistero continua a restare tra i miei pensieri a distanza di un mesetto; probabilmente mi dedicherò ad una seconda partita per comprenderlo al meglio.
Quindi munitevi di tempo e pazienza e lasciatevi trasportare dal gioco. Così facendo la Rotta Zero saprà premiarvi.