La frontiera tra Polonia e Romania del 1939, nei primi giorni di guerra, rappresenta l’unico modo per sfuggire alla morsa di tedeschi e bolscevichi.
Agli albori della Seconda Guerra Mondiale, Polonia e Romania, in qualità di paesi amici e aderenti ad un’alleanza di natura prettamente difensiva, condividono un breve confine territoriale poco più a sud della città di Lvov, oggi conosciuta con il nome di Leopoli e di appartenenza Ucraina. È proprio intorno a questo territorio di confine che le gerarchie militari polacche si focalizzano per creare un piano di difesa estrema, una vera e propria “extrema ratio” nel caso in cui le forze armate non fossero riuscite a contenere l’urto nemico vicino alle proprie frontiere e le principali città della Slesia e della Polonia Centrale fossero cadute. Ovviamente il nemico del quale parliamo è la Germania nazista la quale, dopo aver de facto annesso l’intera Cecoslovacchia, puntava gli occhi ad Est, verso gli odiati polacchi. Il 1 Settembre 1939, i tedeschi oltrepassano la frontiera polacca lungo l’intero confine tra le due nazioni e segnano l’inizio di un conflitto che era nell’aria da molto tempo.
Francia e Inghilterra non tardano a schierarsi in difesa della Polonia, mentre la Romania rimane al momento neutrale: i polacchi decidono infatti di non attivare l’alleanza difensiva proprio in virtù dell’esistente piano difensivo a ridosso del confine con il vicino alleato. L’esistenza del grande porto rumeno di Costanza, assicurava infatti ai polacchi, almeno in teoria, una linea di rifornimento tra le navi francesi e britanniche e le unità polacche. L’entrata in guerra della Romania al fianco della Polonia, di fatto avrebbe messo in pericolo questo corridoio vitale.
L’avanzata tedesca si rivela particolarmente veloce e coglie di sorpresa le difese polacche, schierate troppo a ridosso del confine tedesco nonostante la possibilità di difendere a ridosso dei grandi fiumi della zona. Come noto, in pochi giorni la parte occidentale della Polonia viene occupata. Data la situazione critica, il 14 Settembre 1939, a sole due settimane dall’inizio delle ostilità, il comandante supremo delle forze armate polacche, il Maresciallo Edward Rydz-Śmigły, ordina a tutte le forze a est del fiume Vistola di ripiegare verso sud, in direzione di Lvov e dunque del corridoio polacco-rumeno. Una volta arrivate in zona, le circa 20 divisioni che dovevano ripiegare, avrebbero dovuto montare una difesa tenace, forte anche degli ostacoli naturali quali il fiume Stryj e Dnester e la zona paludosa intorno e trincerarsi fino all’arrivo dell’inverno e del promesso aiuto alleato.
Nelle prime ore del 17 Settembre, le speranze dei polacchi si infrangono con l’arrivo di gravi notizie dalla frontiera orientale: le truppe sovietiche stanno penetrando nel territorio polacco, cogliendo tutti di sorpresa. I polacchi infatti, così come gli Alleati, non sanno dell’esistenza del patto Molotov-Ribbentrop.
Rimane poco da fare. Il Maresciallo di Polonia ordina a tutte le forze del Sud-Est del paese di oltrepassare il confine rumeno o ungherese, ma la stretta morsa creata dalle forze tedesche a ovest e quelle sovietiche ad est impedisce alle grosse unità polacche una ritirata coordinata ed efficace. Una serie di contrattacchi cerca di ripulire la strada quantomeno alle piccole unità ma dopo la perdita della città di Lvov, la partita per la Polonia si può dire chiusa.
Si stima che poco più di 100.000 unità siano riuscite comunque a passare la frontiera con la Romania e l’Ungheria. La maggior parte delle truppe è stata successivamente evacuata verso Francia e Regno Unito, per poi essere inquadrata nelle forze polacche in esilio e mandata a combattere nel teatro europeo fino alla fine della guerra. Oltre agli uomini, il governo polacco riuscirà ad evacuare anche il tesoro della banca nazionale della Polonia, consistente in quantità ingenti di oro. Anche opere d’arte e simboli nazionali riescono a passare il confine. Il tesoro polacco passerà poi nei territori alleati e verrà restituito nel 1947.
Nonostante poi il governo rumeno deciderà poco dopo di schierarsi al fianco di Hitler, i polacchi rifugiati o internati rimasti sul territorio della Romania, godranno sempre di un trattamento in linea generalmente buono fino alla fine del conflitto.