Berlusconi, la quinta colonna all’interno del centrodestra

Il padre-padrone di Forza Italia continua a dimostrare come i suoi atteggiamenti nella coalizione tradiscano unicamente mire personali e di controllo del potere.

 

 

Che per il centrodestra la vita dopo le elezioni non sarebbe stata facile lo avevamo detto ad Agosto: se da un lato Giorgia Meloni sembra avere le idee chiarissime sulla necessità di mettere in piedi un governo di alto profilo con l’obiettivo di affrontare le numerose problematiche socio-economiche che affliggono l’Italia, dall’altro Silvio Berlusconi non fa mistero di giocare unicamente per salvaguardare i suoi interessi personali e quelli degli scudieri a lui più vicini.

 

 

Lo strappo fra i due non è cosa di oggi; non è stato l’ormai famoso fogliettino del Cavaliere a scatenare il caos nel centrodestra, semmai è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Sono numerosi infatti gli episodi che negli ultimi anni hanno costellato un accidentato percorso comune fra i tre partiti della coalizione vincente alle elezioni: dai vertici organizzati da Berlusconi nei quali era invitato solo Salvini, alla differenza di posizione sul supporto al governo Draghi tra Forza Italia/Lega e Fratelli d’Italia, passando per il non riconoscimento della leadership di Giorgia Meloni nel caso FdI fosse diventato il primo partito della coalizione, fino all’incredibile voltafaccia sull’elezione del Presidente della Repubblica. Il tutto senza menzionare la sommessa ma continua ricerca del Cavaliere di tornare al centro della vita politica usando non argomenti e proposte ma slogan ed atteggiamenti eclatanti, in continuità con quella sinistra che in tanti anni di governo non è stata in grado di produrre nulla di positivo per il paese se non portare avanti unicamente lotte ideologiche.

 

 

Questo atteggiamento è proprio ciò che Giorgia Meloni ha giurato di combattere ed è il motivo per cui un elettore su quattro ha espresso la propria preferenza a Fratelli d’Italia. E Giorgia Meloni fa dell’integrità sua e del rispetto del programma elettorale la prerogativa assoluta che deve contraddistinguere il quinquennio legislativo appena iniziato.

Berlusconi e Forza Italia rappresentano quanto di peggio possa esserci all’interno dello schieramento di centrodestra: i legami correlati al famoso bacio in parlamento di Berlusconi a Bettino Craxi dopo la votazione sulla sua non processabilità non sono mai venuti meno, come quel tentativo di allentare le pene nascosto dietro il volersi definire garantista. La lista di leggi modificate o approvate durante i suoi governi, e curiosamente utili a proteggersi da processi e situazioni scabrose, è molto lunga: gli arresti solo domiciliari per i reati contro la Pubblica Amministrazione del 1994, il blocco delle rogatorie dall’estero del 2001, la depenalizzazione del falso in bilancio del 2002, la prescrizione e riduzione della pena per gli ultra settantenni del 2003, il legittimo impedimento del 2010, sono solo una piccola cernita di quanto in materia di giustizia è stato prodotto durante i governi presieduti da Silvio Berlusconi. E non è un caso che il Cavaliere abbia insistito con forza che il Ministero di Grazie e Giustizia venga assegnato ad uno dei suoi.

 

 

La realtà è che la legislatura a guida centrodestra non poteva cominciare in modo peggiore, con piatti rotti e capelli tirati alla prima spartizione di poltrone. L’asse Meloni-Salvini sembra solido (anche dopo la richiesta della Meloni di avere Giorgetti all’Economia), mentre Berlusconi sembra operare come una quinta colonna guastatrice all’intero della coalizione.
Se il mistero sui 17 voti dell’opposizione ricevuti da La Russa al Senato resta aperto, è altrettanto difficile fare pronostici su come evolveranno i rapporti fra Meloni e Berlusconi. I rapporti di forza all’interno di Forza Italia, dove i mugugni in seguito allo strappo si fanno sentire, sembra stiano cambiando; il ravvedimento ad un atteggiamento più per il bene del paese e meno per il tornaconto personale è possibile, ma solo a patto di estromettere Berlusconi una volta per tutte. E questa è la soluzione più drastica e per questo meno probabile, almeno nel breve periodo. Berlusconi gode ancora di numerosi delfini che a lui devono le loro fortune imprenditoriali prima che politiche, ed anche se una parte dei vertici di Forza Italia sarebbe pronta o addirittura speranzosa di abbracciare l’approccio patriottico di Giorgia Meloni, la realtà è che nel partito del Cavaliere non c’è ancora un clima da resa dei conti.

 

 

Insomma, se è vero che Forza Italia ha probabilmente perso la battaglia non ancora conclusa sui Ministeri, ci si possono aspettare altri pessimi fuochi d’artificio da Silvio Berlusconi e dai suoi. Il tutto, mentre il Terzo Polo lavora per spaccare Forza Italia dall’interno e vedere qualche eletto passare nelle proprie fila, rendendo il duo Renzi-Calenda fondamentale per direzionare le scelte del governo Meloni.

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