Un piccolo dragamine con a bordo 45 marinai riesce a sfuggire ai giapponesi e a raggiungere la salvezza nei porti australiani, confondendosi tra le mille isole del Pacifico.
L’aggressività dell’Impero giapponese, già impegnato da anni sul continente asiatico contro i vicini cinesi, culmina con l’aggressione agli Stati Uniti d’America, paese non belligerante seppur sbilanciato in maniera chiara a favore delle forze Alleate nella lotta contro la Germania nazista. L’attacco giapponese alla base di Pearl Harbour del 7 Dicembre 1941, che gli americani ricordano ancora come l’“Infamous Day”, amplifica enormemente l’entità del conflitto, adesso non più limitato al teatro europeo e africano ma comprendente anche quello del Pacifico.
Da subito, le truppe imperiali invadono le Indie Orientali Olandesi, ricche del prezioso petrolio necessario allo sforzo bellico, mentre qualsiasi difesa sembra vana. Intimoriti dalla crescente superiorità marittima e aerea dei nemici, gli Alleati affrontano la marina giapponese nei pressi di Java, il 27 Febbraio 1942, uscendone però sconfitti. A seguito della battaglia, viene diramato l’ordine di ritirata verso porti amici, per tutte le navi sopravvissute nella zona. Ed è qui che inizia la storia del piccolo dragamine Abraham Crijnssen.
Costruito per la marina reale olandese nel 1937, il Crijnssen è una delle quattro navi della sua classe presenti nel porto di Surabaya. Non parliamo di navi ben armate e nemmeno veloci: il dragamine ha un equipaggio di soli 45 marinai, ed è armato alla leggera, perciò quando l’ordine di evacuazione viene emesso, la situazione si fa drammatica. Bisogna attraversare acque controllate, ormai in maniera decisiva, dai giapponesi che le perlustrano in lungo e in largo dall’alto.
Il comandante del Crijnssen, Van Miert, inizia da subito a prepararsi al meglio: la nave di 460 tonnellate viene interamente dipinta e ricoperta con colori che possono camuffarla e farla sembrare una piccola isoletta in mezzo all’acqua. È un rischio enorme, che non tutti i comandanti delle quattro navi sentono di assumersi: il 6 marzo, tre delle quattro dragamine tentano la fuga da Surabaya abbandonandone il porto, l’unica rimasta viene invece affondata sul posto.
Le tre navi, delle quali il Crijnssen è la meglio preparata ad affrontare il viaggio, si incontrano il giorno successivo alla dipartita nel piccolo porto di Gili Radja, tutte e tre intenzionate a raggiungere le coste della sicura Australia. Per paura che il convoglio di tre navi attiri l’attenzione, Van Miert decide di continuare il viaggio con il suo dragamine in solitudine, scelta che si rivela decisiva perché, all’indomani, le due navi gemelle rimaste indietro vengono individuate ed affondate dalle bombe giapponesi.
Approfittando della presenza di numerose isolette, il dragamine si mantiene vicino alla terraferma con l’ancora gettata di giorno, e con lenti spostamenti (circa 12 nodi) durante la notte. Nelle pause diurne l’equipaggio rinnova più volte la fitta vegetazione che copre il ferro, mentre la speranza di mettersi in salvo aumenta sempre di più. Il 13 Marzo, infatti, viene avvistata la costa australiana e finalmente due giorni dopo la nave approda a Geraldton, dove viene rifornita e rimessa in mare in direzione Fremantle, un porto nei pressi di Perth, che raggiunge solamente il 20 Marzo 1942.
L’impresa fa subito notizia, e dieci membri dell’equipaggio, incluso l’energico comandante Van Miert, vengono decorati con la Croce al Merito, per il coraggio dimostrato nei giorni della fuga. Il piccolo dragamine non solo sopravvive per l’intera durata del conflitto, ma è ad oggi l’unica nave olandese preservata dai tempi della Seconda guerra mondiale. Un museo galleggiante che ha trovato riposo a Den Helder, nella madrepatria olandese.