Il destino di Forza Italia negli audio di Silvio Berlusconi

Le dichiarazioni private di Berlusconi recentemente diffuse possono avere due chiavi di lettura, entrambe pessime per il destino del partito di Forza Italia.

 

 

Negli ultimi giorni sono stati diffusi degli audio di Silvio Berlusconi, registrati segretamente durante una riunione a porte chiuse del suo partito, nei quali l’ex Premier parla del suo attuale rapporto con Vladimir Putin, della visione che i ministri russi hanno della posizione italiana all’interno del conflitto, e delle colpe ucraine che hanno portato alla guerra.

Il reciproco rapporto di stima ed amicizia che c’è fra Berlusconi e Putin è un fatto noto, documentato e raccontato con piacere da entrambi in diverse occasioni. Per questo motivo probabilmente la parte dell’audio in cui Berlusconi racconta del riavvicinamento che c’è stato fra lui e il Capo di Stato russo suscita più ilarità che biasimo, anche e soprattutto per le parole rivolte da Berlusconi all’amico del Cremlino: tenere, compassionevoli e a tratti quasi malinconiche.

Il proseguimento della registrazione è la parte che probabilmente ha generato maggiore sdegno nella comunità politica e giornalistica del nostro Paese, non tanto per la rivelazione secondo la quale i ministri russi considerano l’Italia un Paese nemico a causa del nostro invio di armi al popolo ucraino (che poi tanto rivelazione non è), ma piuttosto per la visione distorta ed acritica che un nostro senatore ed ex Premier ha delle cause che hanno portato al conflitto. Secondo Berlusconi infatti l’Ucraina nel 2014, nonostante un trattato di pace con le neonate repubbliche secessioniste del Donbass, decide di attaccare proprio queste regioni causando 6-7 mila morti fra civili e militari filo-russi, numeri che poi sono aumentati a causa della violenza e della fame di potere ed autonomia del nuovo Premier Zelensky.

 

 

Al di là della semplificazione estrema e a tratti faziosa presentata da Silvio Berlusconi in merito allo scoppio della guerra, dove evita di parlare di Crimea, di Piazza Maidan e delle volontà egemoniche di Putin nell’area del Mar Nero, quello che turba maggiormente di queste parole è l’ipocrisia con la quale il capo di uno dei partiti di maggioranza tratta questi fatti nel pubblico e nel privato; Berlusconi infatti si è sempre dichiarato pubblicamente un convinto atlantista, ribadendo più volte la vicinanza strategica e storica che lega l’Italia e gli Stati Uniti.

Ciò che sembra trasparire da queste dichiarazioni, che sarebbero dovute rimanere private, è una considerazione della situazione ucraina non proprio atlantista, e di conseguenza non in linea con quelle che sono state le sue dichiarazioni pubbliche. Questa sua visione, tuttavia, non fa di Berlusconi un pessimo politico: ognuno è libero di presentare la propria idea e di manifestare il proprio credo ideologico. A renderlo pessimo è la doppiezza con la quale a quanto pare sta affrontando questa faccenda; una situazione in cui a rimetterci è probabilmente anche l’elettorato, certo di votare un uomo e un partito presentatisi come atlantisti ed europeisti convinti.

Oltre all’ambiguità ideologica che attualmente sembra esserci in Forza Italia, ciò che traspare da questa vicenda è una mutazione dei sentimenti, dei riguardi e della fedeltà che i politici di Forza Italia hanno nei confronti di Berlusconi. Una situazione come quella verificatasi in questi giorni infatti non ci sarebbe stata in passato, complice anche l’assenza di strumenti come i social network, binari di un’informazione scevra dal controllo politico, ma soprattutto per l’autorevolezza e la capacità di controllo che l’ex Premier capo di Forza Italia era in grado di esercitare.

 

 

Berlusconi sembra essere la brutta copia di quell’uomo politico del passato, certamente non esente da gaffe o da comportamenti non consoni al ruolo, ma quantomeno cauto nel parlare di certi argomenti in una determinata maniera e in grado di scegliersi collaboratori ad alto tasso di fedeltà. Oggi appare più solo, considerato dagli alleati quando c’è una campagna elettorale e non quando arriva il momento di decidere, come una sorta di totem da venerare prima della battaglia, ma inutile all’interno di essa.

Berlusconi ha creato un partito e un nuovo modo di fare politica negli anni ’90, ma adesso che i tempi sono definitivamente cambiati sembra essere marginale nel suo partito e lontano dai ritmi della politica odierna, nonostante lo sbarco su Tik Tok.

Probabilmente per lui sarà l’ultima legislatura; lo sarà anche per Forza Italia?

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