Una pellicola passabile che sembra quasi piu’ uno spot per la cittadina belga che un vero film.
Due killer in fuga vengono spediti oltre manica a far calmare le acque prima del loro rientro in patria. Meta del loro viaggio e’ Bruges, caratteristica cittadina belga dai mille canali e dai palazzi costruiti col tipico stile mittel-europeo.
Complice il carattere dei due, cosi’ diverso ma al tempo stesso cosi’ coerente, inizia un processo di espiazione e crescita che si risolvera’ nelle battute finali del film.
In Bruges non e’ un film di quelli che ti lasciano un segno, ma non e’ nemmeno brutto. La narrazione scorre liscia senza buchi o battute a vuoto, il ritmo non e’ mai elevato ma nemmeno lento. Non ci sono scossoni, e, sebbene nulla sia palese o stereotipato, gli sviluppi sono facilmente intuibili poco prima che accadano.
A fare da sfondo della storia c’e’ Bruges, una citta’ molto bella da visitare, a cui il film comunque non rende piena giustizia mostrandone velocemente solo alcuni scorci.
Tralasciabile il contributo del regista Martin McDonagh, e’ buona la recitazione dei tre (si, tre) protagonisti Colin Farrell, Brendan Gleeson e Ralph Fiennes. Una nota di demerito per il doppiaggio italiano, decisamente inadeguato in alcuni passaggi (su tutti, quando e’ per qualche motivo oscuso necessario rimarcare la differenza di accenti dei vari turisti).
In sostanza, In Bruges vale la visione come un diversivo serale, ma difficilmente entrera’ a far parte della vostra videoteca.