Il terrorismo di matrice islamica continua a terrorizzare il continente europeo grazie a metodi di proselitismo che si evolvono insieme alla società.
L’attacco con arma bianca avvenuto a Solingen, in Germania, il 23 agosto scorso, ha riportato l’attenzione su un fenomeno mai del tutto sopito: il terrorismo di matrice islamica in Europa. Dopo gli anni di terrore tra il 2014 e il 2016, l’opinione pubblica europea ha progressivamente distolto lo sguardo dallo jihadismo, riducendolo a un fenomeno occasionale e di bassa frequenza; sebbene negli ultimi anni il modus operandi dei terroristi sia cambiato, la loro presenza e le attività di proselitismo rimangono una costante preoccupazione per l’intelligence europea.
L’attentato delle scorse settimane ha rafforzato la convinzione, ormai diffusa tra gli apparati di sicurezza internazionali, secondo cui l’ISIS non sarebbe più in grado di organizzare attacchi strutturati come quelli che hanno sconvolto Francia e Belgio quasi un decennio fa. I servizi di intelligence hanno tratto importanti lezioni dagli eventi che, a partire da Charlie Hebdo, hanno colpito l’Europa, rendendo molto difficile per le organizzazioni terroristiche muoversi nell’ombra; un esempio significativo è l’attacco sventato il mese scorso in Austria, che mirava a colpire il concerto della cantante statunitense Taylor Swift.
Negli ultimi anni si sono registrati pochissimi attacchi terroristici organizzati su larga scala in Occidente, eccezion fatta per quello al Crocus di Mosca, tuttavia è aumentato il numero di attacchi condotti da singoli individui. In assenza di strutture organizzative e di una pianificazione strategica, sono le ideologie a prendere il sopravvento, scatenando i cosiddetti lupi solitari; questi individui, che possono essere affiliati o meno a organizzazioni come l’ISIS, agiscono in maniera indipendente spinti dall’indottrinamento ideologico.
In questo contesto, il terrorismo si evolve in parallelo con la società, sfruttando i fili invisibili della rete per tracciare una nuova geografia dell’estremismo. Da Parigi a Bruxelles, passando per Berlino, le periferie urbane sono diventate il nuovo quartier generale dello jihadismo, che ha saputo canalizzare, anche attraverso l’uso di internet, il malcontento sociale di prime e seconde generazioni di cittadini stranieri che vivono in queste aree. Attraverso la spettacolarizzazione del terrorismo prima e il proselitismo via social network poi, gruppi come l’ISIS hanno costruito una rete che non si limita a contare su fervidi combattenti affiliati, ma include anche individui ai margini della società pronti a innescarsi in modo imprevedibile.
L’attentato di Solingen ci fornisce un ulteriore esempio di come le dinamiche jihadiste siano mutate nel tempo; se il martirio è sempre stato la pietra angolare del terrorismo islamico, in questo caso il terrorista ha deciso di consegnarsi alle autorità, un’eccezione senza precedenti che segna l’inizio di una nuova fase. Con il cambiamento delle modalità operative dei terroristi, anche le strategie di difesa possono confondersi e, in un contesto così fluido, rischiano quasi di essere inefficaci.
Insomma, il grande piano strategico del Califfato sembra tramontato ma i principi che muovono il terrorismo rimangono gli stessi, seppur declinati in maniera differente.
Gli estremisti agiscono travisando il cosiddetto principio nomadico ed espansivo dell’Islam, un principio di tipo comunitario che non conosce confini nazionali e poteri statali ma che vede la comunità musulmana, la Ummah, come una unica grande entità il cui unico scopo è quello di espandersi il più possibile e, nel caso dei terroristi, con ogni mezzo.
Come agiscono quindi oggi gli estremisti in Europa? In qualsiasi modo e utilizzando mezzi di comunicazione comuni; il proselitismo viene perpetuato attraverso canali Telegram, video su Instagram e persino attraverso la costruzione di apposite web-series. Organizzarsi in grandi gruppi diventa più difficile e, mentre il terrorismo prova a riorganizzarsi, le periferie vengono infettate via rete dalle idee estremiste nella consapevolezza che basta far breccia in un solo individuo per scatenare una strage.
Difendersi in un contesto del genere diventa un esercizio probabilistico dai risultati incerti. A seguito di alcuni attentati con investimento sono stati installati dissuasori ed ostacoli in molte delle zone pedonali nei centri delle città europee; ma cosa fare contro le armi bianche? Se intercettare il lupo solitario è quasi impossibile, le migliori energie devono essere convogliate alla radice del problema, indebolendo il messaggio jihadista attraverso regole che non permettano la creazione di zone franche permeabili a messaggi radicali.