Come ben sa chi segue da tempo la Tana, non sono un grande estimatore dei film d’azione americani, ne’ tanto meno di quelli catastrofici.
Senz’altro di pellicole valide qualcuna ogni tanto ne arriva, ma si tratta di gocce nel mare, specialmente se paragonate alla validità delle pellicole europee. Per questo motivo mi sono recato alla proiezione di The Day After Tomorrow, dietro invito dei fratelli Bussoletti, con molto scetticismo e pronto ad accettare di buon grado il fatto di aver buttato diversi euro per l’ennesima bufala pubblicizzata come fosse l’evento dell’anno.
Le premesse sono queste: improvvisamente il clima del pianeta comincia a cambiare, ci sono piogge, inondazioni, siccità, insomma quello che sta succedendo sul serio nel momento in cui scrivo (vi ricordate che fino all’inizio di Luglio ha continuato a piovere?). Uno studioso si accorge che qualcosa non va (un genio!) e prova ad allertare i grandi capi della Casa Bianca, che come in tutti i film di questo tipo, non ascoltano mai e pensano solo ai voti che potrebbero prendere o perdere.
Poi la situazione precipita, e tutto l’emisfero settentrionale viene coperto da ghiaccio e neve, con una temperatura di –200 gradi (se ricordo bene, o comunque un qualcosa di improponibile per qualsiasi essere vivente). Una buona parte della popolazione mondiale viene spazzata via, ma passato il peggio gli uomini capiscono che così non si può andare avanti (che tempismo, eh?) e decidono di cambiare i propri atteggiamenti rispetto al pianeta per salvare lui e se stessi.
Questa la trama a grandi linee. Scendendo nel dettaglio, ci sono due distinti discorsi da fare.
Il primo riguarda la sceneggiatura. Questo film, dal titolo talmente lungo che mi rifiuto di ripetere, non si allontana dal filone dei film spettacolari d’oltreoceano, con i suoi clichè e luoghi comuni, tipo lo scienziato che intima al vice presidente di far restare al chiuso le persone in una data area per dare loro maggiori possibilità di successo, salvo poi cercare lui stesso il figlio intrappolato in quella zona… o l’immancabile Statua della Libertà, stavolta semi sommersa da uno tsunami, danneggiata o pericolante; e tanto per gradire, seguendo il motto “più spettacolo è siiicuuuramente meglio”, spiegatemi come fanno dei lupi scappati dallo zoo di New York ad aggirarsi per le vie inondate, ad aver superato i famosi –200 gradi e poi arrampicarsi su una nave finita in mezzo al centro cittadino (questa poi è geniale!!) per inseguire dei poveri malcapitati!!
Il secondo discorso riguarda il messaggio insito nel film… e qui le cose sono diverse, e molto. La sensibilizzazione sui grandi temi dell’ecologia finalmente comincia a filtrare, e questa pellicola fa un grosso lavoro in questo senso: fin dalle prime inquadrature si coglie il senso di tragedia che sta per cogliere il pianeta (affiancato dalle cazzate sceniche), con la rottura dei ghiacci del Polo Nord e susseguente innalzamento delle acque. Per tutta la durata del film, costante è il monito che viene dato al mondo a non giocare con la natura, a prendere sul serio gli avvertimenti che costantemente ci giungono.
E’ soprattutto questo il merito del film; per quanto riguarda il resto, meglio lasciar stare. Dennis Quaid, protagonista principale, nel ruolo dello scienziato alla Indiana Jones non ci sguazza troppo, e i comprimari andrebbero compressi di più. La recitazione è pacchiana, di basso livello, e il solo Dennis Quaid si salva di mestiere.
Fondamentalmente ci troviamo alla solita mega produzione che si colloca un pelino sopra le altre per qualità e che per una volta ha anche un messaggio da dare, e per questo non mi sento di darle un voto negativo. Speriamo che sia l’inizio di un’inversione di tendenza!
The Day After Tomorrow, 2004
Voto: 6.5
P.S. Siamo entrati con un tempo afoso, e fra le battutine macabre che facciamo al solito, siamo usciti dal cinema accolti da una leggera pioggerellina e una temperatura più bassa… ci siamo guardati un istante e poi via a casa di corsa senza parlare. Gulp.