Dopo Oblivion, Tom Cruise torna sul grande schermo in film di fantascienza, pieno di proiettili e alieni cattivi; e il risultato non e’ affatto male.
Edge of Tomorrow e’ la storia di un antieroe, un codardo pusillanime che si trova suo malgrado al centro della piu’ importante controffensiva umana, nel disperato tentativo di scacciare gli alieni che hanno invaso quasi interamente l’Europa, prima che la nostra specie sparisca nell’oblio. Tom Cruise infatti impersona un colonnello delle relazioni pubbliche, volto noto al pubblico che suo malgrado finisce al fronte senza mai aver imbracciato un’arma; per un evento del destino – che non menziono perche’ e’ la chiave di volta dell’intero film – diventa egli stesso l’arma che potrebbe salvare il mondo.
La sceneggiatura di Edge of Tomorrow e’ particolare, qualcosa che sfugge dai classici stereotipi del genere e che presenta una struttura innovativa, con una serie di loopback che ricordano molto i salvataggi dei videogiochi (salva e ricarica) da non confondersi coi flashback che spiegano cio’ che e’ successo nel passato: qui ogni volta che si torna indietro la storia evolve in modo sempre diverso.
Il pathos non scema mai troppo, anche se le scene di combattimento non sono poi cosi’ frequenti quanto sarebbe lecito aspettarsi e c’e’ un frequente riutilizzo delle stesse scene; cosa sicuramente funzionale alla storia ma che alla lunga annoia – specie nella parte centrale del film, che sembra fotocopiarsi di continuo. Una mente maligna potrebbe pensare che sia uno stratagemma usato anche per contenere i costi; dove sia la verita’ solo nei prossimi anni sara’ lecito saperlo.
Oh, capiamoci: la sceneggiatura non e’ inattaccabile, anzi. Ci sono buchi pazzeschi e scelte decisamente discutibili; cambiamenti caratteriali inspiegabili e un paio di uscite infelici che abbassano il valore complessivo della pellicola; la stessa chiave della storia si avvale della regola del “vale tutto”, ma se uno si ferma a pensare a tutte le conseguenze e agli impieghi di tale chiave, e’ difficile non dire “vabbe’, pero’ a me mi sembra una cazzata”. Perlomeno ci risparmiamo la storiella d’amore scontata (cioe’, ci risparmiamo la parte melensa, Emily Blunt fa la soldatessa e questo basti), e la parte iniziale sembra un omaggio allo sbarco in Normandia (e alla sequenza iniziale di Salvate il Soldato Ryan).
Prima ho menzionato i videogiochi non a caso; intere sequenze sembrano ideate per girare sul monitor del nostro computer casalingo, prese pari pari da qualche sparatutto fracassone che punta sull’impatto visivo e sonoro. La resa e’ estremamente gratificante, ma come detto di queste scene purtroppo ce ne sono troppo poche, considerando il tema del film e la sua durata; a volte poi soffrono dell’effetto “Transformers”, cioe’ inquadrature talmente rapide da non consentire di capire appieno cio’ che stia succedendo su schermo. Ad ogni modo audio e video si guadagnano una menzione di merito. Ah: in sede di recensione ho scoperto che c’e’ un app col gioco del film… ma guarda il caso!
Gli equipaggiamenti futuristici sono una gioia per gli occhi, anche se sarebbe stato bello vederne di piu’ e diversi; il loro utilizzo invece, purtroppo, non e’ cosi’ massiccio come uno si aspetterebbe da un film del genere (e dalle foto che ho messo), e talvolta sembrano piu’ un impedimento che un vantaggio per i combattenti: gli esoscheletri picchiano duro ma sono parecchio goffi e le batterie si scaricano presto – come gestire un’invasione continentale con decine di migliaia di batterie da cambiare ogni poche ore?
Ad ogni modo il film e’ piacevole, tiene alta l’attenzione e cattura lo spettatore fino al termine. Non rimarra’ fra i capolavori del genere ma e’ una buona visione.