Sulla morte di Osama Bin Laden ci sono varie teorie e supposizioni; questo film sposa la tesi ufficiale fornita dal governo statunitense, ed il risultato e’ di buona fattura.
Zero Dark Thirty e’ l’ultima fatica di Kathryn Bigelow, regista di ottimi film come Point Break, Strange Days, K-19, The Hurt Locker. Anche stavolta il colpo va a segno, sebbene rispetto al passato il ritmo sia decisamente meno serrato, probabilmente per il fatto che la storia si incentra sull’agente CIA (interpretato da Jessica Chastain) che con le sue indagini e la sua testardaggine ha scoperto il nascondiglio di Osama. Non e’ un film d’azione dei piu’ classici o di guerra (anche se le scene in cui vola il piombo ci sono); piuttosto e’ una ricostruzione degli eventi vissuti dal controspionaggio americano, che mescola momenti degni di un documentario a fasi piu’ vive ed intense.
Il risultato non e’ male, ma di certo non stiamo parlando di un capolavoro. Le interpretazioni dei vari personaggi sono buone, ma non restano impresse nella memoria; la stessa Jessica Chastain, che recita nel ruolo della protagonista, assume costantemente la stessa espressione dall’inizio alla fine del film, e la sua evoluzione (da semi-recluta ad agente veterano senza peli sullo stomaco) e’ poco evidente. Si entra poco nel vissuto dei personaggi, ed e’ un vero peccato perche’ la tensione e la frustrazione delle lunghe indagini infruttuose poteva essere riprodotta piu’ nel dettaglio; l’unico messaggio che passa chiaramente e con forza e’ la loro solitudine: praticamente abbandonati a se stessi, completamente devoti alla causa che gli cancella ogni speranza di vita personale.
Anche i salti temporali della storia sono poco chiari, e nonostante ogni tanto si veda qualche scritta ad identificare data e luogo, si riesce a seguire chiaramente la vicenda solo se gia’ si conosce la storia almeno a grandi linee.
Da menzionare il fatto che la tortura effettuata dalla CIA nei confronti dei prigionieri talebani (esplicitamente rappresentata su schermo, almeno nei suoi momenti non eccessivamente crudi) viene inserita nel contesto della necessita’ di ottenere informazioni per evitare altre stragi ed eliminare la minaccia di Al-Quaeda; un punto di vista raramente rappresentato, e che senza voler esprimere giudizi in merito espone motivazioni chiare sulla necessita’ di impiegarla. E’ ad ogni modo abbastanza chiara la distanza che la Bigelow prende nei confronti dell’amministrazione Obama, che con il suo modus operandi ha de facto diminuito l’efficacia del controspionaggio statunitense pur di smorzare le critiche dei sostenitori dei diritti civili.
In merito a questo, la regista americana sembra proseguire nella sua opera di supporto alle forze armate americane iniziata con quell’The Hurt Locker che ha le ha fruttato un Oscar probabilmente senza averne reali meriti, essendo a mio parere una pellicola energica ma poco attinente alla realta’ delle operazioni militari e che e’ senz’altro una delle produzioni meno riuscite della Bigelow.
In conclusione, Zero Dark Thirty e’ un film che si lascia piacevolmente vedere (ma non finisce mai, mettetevi seduti con abbondanti scorte di viveri prima di premere il tasto play) e che pur senza eccellere ha la capacita’ di presentare in modo sobrio uno degli eventi piu’ discussi degli ultimi anni.