25 Settembre: la mia difficoltà al voto

Vi spiego perché sono di destra ma non voterò Giorgia (ma anche Matteo, Silvio, Enrico e tanti altri).

 

 

Troppo spesso mi trovo a confrontarmi su temi politici con colleghi e amici che, con interessanti trascorsi di estrema destra o estrema sinistra, attualmente non si vedono rappresentati in Parlamento. Ho usato il termine “estrema” appositamente, visto che la destra e la sinistra sono ormai oggetto di conquista da ogni parte. Forse all’estremo significa semplicemente essere fuori dai giochi.
In questa posizione ci ritroviamo in tanti, disorientati, persi, senza più passione e incanto. Siamo un gregge molto grande che si confronta e molto spesso concorda su importanti tematiche sociali, quelle che sia la sinistra che la destra hanno tradito.

Quelli messi peggio sono sicuramente i vecchi comunisti, messi alla berlina, ghettizzati. Eppure attualmente in Italia ci sarebbe bisogno di una forte componente politica di tipo comunista. Servirebbe qualcuno che combattesse, attraverso una corretta lotta di classe, la deriva liberista che sta distruggendo economicamente le masse. Lo dico da una posizione terza, quella dei vecchi di destra che votavano Alleanza Nazionale. I due estremi si toccano? No, sono semplicemente dispersi in un unico deserto, il deserto della politica attuale, una politica che si ostina a cercare i voti al centro quando i voti, tanti, sono a destra e a sinistra.

 

 

Sono i tanti voti di chi cerca continuamente qualcuno e puntualmente rimane deluso; sono i voti di chi ha creduto in Gianfranco Fini, Achille Occhetto, Walter Veltroni, il primo Berlusconi, l’ultimo D’Alema, Renzi. Sono i voti di chi credeva. Ora questi poveri delusi vagano da un partito all’altro, cercando rappresentanza e uomini che puntualmente tradiscono le aspettative. Al centro ci sono solo pochi voti di consuetudine, i veri numeri sono  quelli degli scontenti di destra e sinistra. Ma cercare loro è difficile, non si accontentano, sono preparati, chiedono conto, non li freghi. Quindi meglio rivolgersi alla massa che vota sull’onda delle emozioni, seguendo ammuffite ideologie o  cercando il proprio tornaconto. Chi invece crede ancora nella politica e nella sua azione sul bene sociale meglio lasciarlo stare: voterà comunque uno dei soliti partiti.

 

 

Invece credo che siano maturi i tempi per una vera rivoluzione elettorale nella quale la voce di chi esige rappresentanza e la cerca in uomini di qualità si farà sentire potente. Perché gridare allo scandalo quando vediamo l’ennesima candidatura di Pierferdinando Casini tra le file del PD in un seggio sicuro come Bologna? Basta non votarlo. Perché indignarsi per la scarsa qualità degli uomini di destra? Basta non votarli. Il voto se ben indirizzato è ancora determinante, al contrario di quello che ci vogliono far credere.

E non voterò tanti altri. Quelli che ci sono da sempre, quelli che hanno cambiato bandiera, quelli che promettono miracoli, quelli che non convincono.

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