I dati percentuali che vengono utilizzati per le proiezioni politiche possono risultare semplici a prima vista, ma nascondono delle insidie che potrebbero sfuggire a chi non è attento.
Siamo in piena campagna elettorale, il 4 di marzo ci recheremo alle urne per votare. In quest’ultimo periodo, siamo stati bombardati da una marea di proiezioni sul possibile andamento delle elezioni: “La coalizione X si attesterà su questa percentuale, la coalizione Y arriverà fino a quest’altra”. Nulla di strano, tutte le elezioni hanno a che fare con dati percentuali, sia in campagna elettorale, che a votazioni concluse.
Mi sono reso conto che, queste percentuali, sono spesso interpretate in maniera errata o non sono realmente proiettate sulla realtà dell’elettorato.
Non tutta la popolazione italiana ha diritto al voto: per esempio, i minorenni non sono ammessi alle votazioni, e i minori di 25 anni non possono esprimere una preferenza al Senato. Un errore comune che ho sentito spesso fare, è quello di associare la percentuale di voto alla popolazione italiana e non agli aventi diritto. Ma anche associare correttamente la percentuale agli aventi diritto potrebbe essere interpretato a volte in maniera fuorviante.
Visto che sono tenuto anch’io ad andare a votare, sono andato su internet per cercare dei dati sensibili, ed è stato molto facile trovare le proiezioni delle prossime politiche; così ho cominciato a riflettere su quelli che sono i più facili errori di percezione in cui incappare.
Per agevolare la comprensione di quello che andremo ad analizzare, riporto i dati delle proiezioni del 13 febbraio distribuiti da Euromedia e che sono stati usati per la trasmissione Porta a Porta:
Proiezione coalizione di destra = 38,6%
Proiezione coalizione di sinistra = 26%
Proiezione Movimento 5 stelle = 27%
Proiezione altri = 8,4%
Prendendo atto che sono semplici proiezioni, ci dobbiamo ricordare che sono comunque basate sull’ipotesi di quanti esprimeranno il voto e non su tutti gli aventi diritto, e soprattutto su quanti hanno indicato la loro intenzione di voto.
In parole povere, questi dati percentuali tengono in considerazione solo chi espone la propria tendenza politica e non tutti gli elettori. Difatti, la percentuale di quelli che non andranno a votare, ottimisticamente parlando, si attesta intorno al 30,6% dell’elettorato. Questo implica che le percentuali di proiezione non sono basate sul 100% dell’elettorato, ma solo sul 69,4%; in altre parole, coloro che si pensa andranno ad esprimere un voto.
Proiezione astenuti = 30,6%
Proiezione votanti = 69,4%
Quel 38,6% che la coalizione di destra dovrebbe ottenere, non è una percentuale riportata su tutti gli aventi diritto, ma solo su coloro che voteranno.
Rispolvero le mie vecchie conoscenze in matematica, prendo la calcolatrice e comincio a fare due calcoli per vedere effettivamente quanta percentuale di aventi diritto sosterrà le coalizioni ed i partiti politici.
Proiezione astenuti = 30,6%
Proiezione coalizione di destra = 26,8%
Proiezione coalizione di sinistra = 18%
Proiezione Movimento 5 stelle = 19%
Proiezione altri = 5,6%
Leggendo questi dati, s’intuisce subito che, i vincitori di queste elezioni sono gli astenuti, coloro che non trovano nessuno stimolo nel votare questa classe politica. La percezione che potevamo avere, prima di fare i calcoli, suggeriva che la coalizione di destra avesse ricevuto un gradimento decisamente alto, ma alla fine, se si venisse a formare un governo stabile, ci ritroveremmo un governo gradito a poco più di un elettore su quattro.
Ma le percentuali giocano un ruolo importante anche nella legge elettorale, che è davvero di difficile comprensione. Prima di tutto è utile sapere che la legge prevede un sistema elettorale misto, una sorta di polpettone ripieno di due sistemi che portano all’assegnazione dei seggi alla camera e al senato.
Questo sistema prevede una divisione dell’Italia in circoscrizioni, 20 per il senato e 27 per la camera; in pratica hanno fatto a fette l’Italia.
Questa suddivisione in circoscrizioni mi lascia un po’ perplesso; gli elettori italiani sono chiamati alle urne per eleggere una classe politica italiana, invece questa suddivisione in circoscrizioni sembra studiata ad arte per ghettizzare il voto, come se l’Italia fosse una federazione di stati e non uno stato unico.
Per ogni circoscrizione verrà assegnato un numero definito di seggi dati dagli abitanti residente in quell’area; si passa da 1 seggio per la Valle d’Aosta a 45 per la seconda circoscrizione della Lombardia (comprendente le province di Bergamo, Brescia, Como, Sondrio, Varese e Lecco).
Riporto la distribuzione dei seggi in Camera e Senato, tenendo presente che mancano i 12 per la Camera e i 6 per il Senato che sono assegnati dalla circoscrizione estero.
E’ evidente che, l’assegnazione dei seggi legata agli abitanti della circoscrizione, favorisce molto tutti i gruppi politici che sono stati abili a farsi apprezzare in determinate zone; un esempio su tutti è la Lega Nord nella pianura padana.
Il 36% dei seggi verrà assegnato in modo maggioritario; in parole povere, chi riceve più voti ha diritto ad una poltrona. Ogni partito e ogni coalizione presenta un solo candidato per ogni seggio assegnato in questo modo. Quindi, noi elettori, ci recheremo alle urne per decidere direttamente poco più di un terzo del parlamento e del senato.
Il restante 64%, verrà assegnato in modo proporzionale; calcolando correttamente le proporzioni di voti in quella circoscrizione, verranno assegnati i seggi a tutti quei partiti che superano la soglia di sbarramento del 3% o a tutte le coalizioni che superano il 10%. In questo caso, ogni partito e coalizione presenta una lista di candidati.
Questa distribuzione di seggi in modo proporzionale è da paragonarsi ad un quadro di un pittore surrealista. In pochi sono in grado di cogliere la complessità che si cela dentro a questa legge elettorale; mi viene solo da pensare che, se l’obiettivo era quello di non farci capire niente, ci sono pienamente riusciti. Gli sviluppi che comportano sbarramenti e distribuzione dei voti proporzionali, sono ben lontani dall’elettore che vorrebbe semplicemente votare il suo candidato, il suo partito o la sua coalizione.
Vorrei porre la vostra attenzione su un’ultima divertente possibilità di cui la nostra classe politica può disporre. Noi elettori andiamo a votare il nostro bel partito o la nostra bella coalizione fiduciosi che, vinte le elezioni, si formerà un governo composto da quelle forze politiche che si sono accordate, prima delle elezioni, ed hanno manifestato all’elettorato il proprio intento. Ma se non si potesse creare un governo stabile? Ecco che arriva la possibilità di creare il “governo di larghe intese”; quest’opzione permette ai partiti di accordarsi in maniera diversa da quella promessa in campagna elettorale. Noi italiani siamo ben consapevoli di cosa voglia dire ed è giusto chiamare le cose con il nome corretto: un bell’inciucio all’italiana!
Le percentuali delle proiezioni, la legge elettorale, il governo di larghe intese, sono tutti strumenti affilati in mano ad una classe politica che mischia le carte e si dà sempre la mano vincente servita sul piatto d’argento. Come fare a cambiare le cose? Esiste ancora qualche onesto a questo mondo e la nostra bravura deve essere quella di riconoscerlo e sostenerlo per poter rivoluzionare questo marcio sistema.