E dopo il voto?

Dopo il voto degli italiani, non c’è speranza, avremo un governo di larghe intese e di scarsa durata.

 

 

Finito lo scrutinio, ci ritroviamo con l’impossibilità di ottenere un governo stabile. Gli astenuti hanno, come sempre, vinto le elezioni; miei cari politici, fossi in voi, io comincerei a pormi qualche domanda.

La coalizione del centro destra, guidata da Berlusconi e Salvini, si attesta al 37% portando a casa 265 seggi per la camera.
Purtroppo per la numerosa coalizione di destra questo non basta per governare, servirebbero almeno altri 51 deputati per avere l’appoggio della camera.
Il primo partito italiano, il Movimento 5 Stelle, ha il 32% dei voti e si porta a casa, grazie alla strampalata legge elettorale, 227 seggi alla Camera; un buon risultato, ma non ancora sufficiente per creare un governo.
La coalizione del centro sinistra ha perso palesemente consensi, attestandosi ad un misero 23%, con il PD che non sfiora neanche il 19%, ottenendo solo 112 seggi.
Non vi tedio riportando i dati del Senato che sono molto simili a quelli che analizzeremo alla Camera.
Dati alla mano, nessuna delle tre maggiori forze politiche italiane ha la benché minima possibilità di creare un governo stabile e duraturo.
Il 23 marzo si raduneranno Camera e Senato per eleggere i rispettivi Presidenti; questa data sarà il primo vero banco di prova per capire la serietà dei nostri politici. Al Senato le cose sembrano abbastanza facili, dopo poche votazioni scatta l’elezione a maggioranza ed il peso della coalizione del centro destra potrebbe far pendere velocemente l’ago della bilancia verso un candidato a loro favorevole.
Cosa ben diversa e complicata è l’elezione del Presidente della Camera che, visti gli schieramenti e i voti a disposizione delle varie fazioni, potrebbe davvero andare per le lunghe; solo un accordo trasversale accelererebbe i tempi per eleggere un candidato ma, francamente, credo sia assai difficile proporre un nome gradito ai più.
Alla fine, votazione su votazione, sarà eletto anche il Presidente della Camera, probabilmente tramite una mediazione del nostro capo di stato Mattarella; mentre per creare un governo, si possono già prevedere pochi scenari percorribili.
Il Presidente Mattarella deve scegliere a chi affidare il compito di creare il governo; inizialmente, due sono le scelte plausibili: l’asse Salvini-Berlusconi-Meloni o il pentastellato Di Maio. Qualsiasi altra possibilità metterebbe il capo dello stato in una posizione scomoda; gia’ decidere a quale dei due schieramenti dare il primo mandato è un compito assai spinoso.

 

 

Visto che l’attuale legge elettorale premia le coalizioni, il presidente Mattarella dovrebbe affidare l’incarico al centro destra, quindi partiamo ad analizzare un governo di destra e Movimento 5 Stelle. Reputo davvero difficile che Berlusconi e Di Maio possano trovare un’intesa, come dubito fortemente che gli elettori dei 5 Stelle spiccheranno grandi salti di gioia al solo pensiero di una tale alleanza. Più plausibile e sensata è la scelta di sostenere un governo di scopo con il solo obiettivo di legiferare una nuova legge elettorale ed andare velocemente alle urne. L’unico che potrebbe aver da ridire su una scelta del genere è il buon vecchio volpone di Berlusconi che, avendo perso consensi diretti, preferirebbe una legge elettorale che favorisca le coalizioni, piuttosto che una a maggioranza assoluta gradita alla Lega e ai 5 Stelle.

L’alternativa che il centro destra può proporre, numericamente parlando, è un’alleanza con il PD; tale alleanza, al primo passaggio di consultazioni, potrebbe essere additata dai 5 Stelle come la solita vecchia politica ed i giornalisti potrebbero tranquillamente chiamarla: “L’ennesimo patto del Nazareno”.
Una mossa così avventata, potrebbe sbilanciare gli equilibri a favore dell’opposizione e garantire al Movimento 5 Stelle una vittoria schiacciante alle prossime elezioni; è anche vero che, un governo di siffatta levatura, potrebbe campare tranquillamente tutto l’arco del suo mandato e rimandare il problema di 5 anni, così da trovare un modo per recuperare consensi e credibilità.

 

 

La terza via che il centro destra può percorrere, è quella di lasciare in mano a Di Maio la possibilità di lavorare per creare un governo dei pentastellati. Sarebbe da pazzi lasciare ai 5 Stelle una possibilità così ghiotta? Io credo proprio di no, anzi reputo che possa essere una mossa assai intelligente. Il Movimento 5 stelle ha bisogno di 89 deputati per avere una maggioranza risicata. Tenendo presente la legge elettorale, che è stata approvata dal PD proprio per sfavorire i pentastellati, e considerando i toni accesi che i due schieramenti hanno tenuto in campagna elettorale, reputo decisamente difficile un accordo tra le due parti. Ipotizziamo per un secondo che Di Maio ed il PD trovino un’intesa e che Liberi e Uguali garantisca loro la maggioranza risicata per governare; cosa potrebbero combinare? Scordatevi il reddito di cittadinanza e gli 80 euro a figlio. La scelta dei ministri e la discussione sulla legge elettorale sarebbe un gran bel problema. E scommetto che non si parlerebbe proprio del problema degli immigrati.
L’unica alternativa percorribile sarebbe allearsi proprio con Salvini, ma il patron della Lega sarà disposto ad infrangere i patti stipulati con la coalizione e rischiare di correre da solo alle prossime politiche? Non vedo grande vantaggio nell’unione tra Salvini e Di Maio, soprattutto se pensiamo che la Lega vuole fortemente trovare una soluzione al problema immigrazione, mentre i sostenitori del Movimento 5 Stelle sono profondamente divisi sull’argomento e quindi bloccati nelle loro dinamiche interne; non dimentichiamo poi che i sostenitori dei due schieramenti politici sono agli antipodi anche geograficamente parlando, sembra quasi di assistere a Nord contro Sud.

 

 

Solo in seguito ad un fallimento nelle trattative per la creazione del governo Di Maio, si potrebbe accettare un governo trasversale che coinvolga destra e sinistra? Dubito fortemente che questo possa bastare a far accettare agli italiani un ennesimo governo di larghe intese. Quindi meglio prepararci ad un’imminente nuova tornata elettorale? Quest’ipotesi esiste, ma è ancora remota, visto che c’è un’altra possibilità più accreditata; vi ricordate di Mario Monti? Come già accadde nel 2011, potrebbe essere promossa una figura esterna al parlamento, chiamata per mediare e creare un governo di larghe intese sostenuto dalla fiducia del Presidente Mattarella; sarebbe una soluzione gradita sia alla sinistra sia a gran parte della destra per dare un bel calcio al barattolo e spostare i confronti più in la nel tempo.

Riflettendoci bene, il tempo a disposizione per creare un governo di scopo ed andare alle urne entro l’anno non esiste. Le scadenze europee impongono che si approvi il DEF prima dell’estate e che ci sia disponibilità ad accettare i pesanti paletti della legge di stabilità che deve essere approvare entro la fine dell’anno. Servono 3 mesi per preparare le elezioni, quindi scordatevi che venga effettuata una campagna elettorale tra Giugno e Agosto; molto più realistico è pensare ad un governo che approvi le scadenze europee e discuta una nuova legge elettorale entro dicembre.

 

 

Analizzati tutti questi fattori, è evidente che il prossimo governo, qualunque esso sia, è destinato ad avere una data di scadenza ravvicinata ed avrà l’unico scopo di tornare alle urne il prima possibile. Gettare le basi per un governo duraturo è davvero difficile, quindi largo all’inciucio post elezioni; miei cari elettori, turatevi il naso che di puzza se ne sentirà parecchia.

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