Next Day: Survival, sopravvivenza nella steppa – 5

Ecco la quinta ed ultima parte del racconto ispirato a Next Day: Survival. Quale sarà la nostra sorte all’interno della zona contaminata?

 

 

Qui la quarta parte del racconto.

 

È un bel po’ che non scrivo sul mio diario. Immagino di essere cambiato; in peggio. Sono ormai insensibile alle richieste di aiuto, e preferisco girare in solitaria. La vita nella zona è diventata piatta, insostenibile; appena fuori dagli accampamenti si spara a vista a qualsiasi cosa si muova… e per questo motivo mi sono spinto verso aree meno popolate, o meglio praticamente deserte. Qui gli animali si stanno trasformando in mutanti, anche di grosse dimensioni. Ho trovato una base fortificata dove un gruppo di scenziati sfuggiti al disastro stanno tentando di trovare una soluzione ai nostri problemi, ma nel sottosuolo del fortino degli enormi ratti stanno proliferando, e nonostante le nostre ripetute incursioni aumentano sempre di numero e dimensioni.

 

 

Cerco di aiutare gli scienziati nelle loro attività e spesso mi chiedono di recuperare campioni dall’esterno, ma ovviamente al di fuori del fortino la situazione non è buona. L’intero territorio in cui mi trovo adesso è pervaso da una nebbiolina tossica, non così densa e pericolosa come quella che si trova a macchia di leopardo nella zona da cui provengo, ma obbliga comunqe all’uso costante di protezioni; ragion per cui, a meno di trovare tute potenziate, l’uso obbligatorio della tuta chimica rende tutti bersagli facili, visibili da centinaia di metri di distanza. Inoltre i mutanti sono più numerosi, grossi e pericolosi; ed in terreno aperto non c’è un posto in cui rifugarsi o nascondersi; se si viene colti impreparati non c’è scampo. Io stesso me la sono vista brutta numerose volte.

 

 

Il fortino è una zona franca, ma a volte capita il peggio. Mi sono trovato faccia a faccia con un Saccheggiatore, e non ci ho pensato due volte a neutralizzarlo. A mia volta, poi, sono stato attaccato dalle guardie del fortino. Il risultato? Sono stato neutralizzato a mia volta e ho perso tutto l’equipaggiamento che avevo addosso, incluso un bellissimo fucile da cecchino silenziato che avevo trovato poco tempo prima. Poco dopo i Saccheggiatori hanno attaccato il fortino con un APC, un trasporto corazzato. È stato un mezzo massacro, le guardie investite ripetutamente mentre dalle mura gli altri sparavano ai Saccheggiatori. Una situazione di stallo che si è protratta per oltre mezz’ora, durante la quale i Saccheggiatori imperversavano nel campo ma non avevano modo di scendere dal mezzo; io stesso sono stato colpito; mentre scrivo infatti mi trovo in infermeria, sto recuperando dalle mie ferite, e non so cosa sarà di me.

 

 

Ogni giorno è sempre più difficile trovare un motivo per andare avanti. A cosa serve rischiare la vita solo per tornare a rischiare il giorno dopo? A cosa serve tirare avanti se non c’è una via d’uscita? Non so quanto riuscirò a resistere ancora. Non so se continuerò a scrivere sul mio diario, non so se sarò ancora presente a me stesso. Non so cosa sarà di me.

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