Una Questione Di Voto: la recensione

Il gioco da tavolo che vuole rappresentare la vita politica italiana arriva corto all’obiettivo pur presentando interessanti spunti.

 

 

Non è facile trovare un gioco che possa riprodurre fedelmente le dinamiche della politica; apparentemente è qualcosa o di troppo spinoso o semplicemente poco affascinante per motivare le case produttrici a realizzare giochi a tema.
È per questo motivo che ci siamo avvicinati con interesse a Una Questione Di Voto, gioco da tavolo tutto italiano che punta a ricreare le dinamiche della vita politica.

Il gioco si presenta molto bene: la scatola è ricca di componenti ed i materiali sono assolutamente ben fatti. Sono presenti anche le bustine per tenere separate le varie componenti, una cosa che abbiamo apprezzato molto. Forse il tabellone poteva prevedere qualche incastro (sono sei tavole separate) e le carte ministero date a governo ed opposizione potevano avere dorsi diversi per identificarle meglio, ma sono dettagli tutto sommato trascurabili.

 

 

Il gioco è diviso in due fasi: quella delle elezioni e quella della gestione della legislatura.
La parte legata alle elezioni è piuttosto semplice nella sua esecuzione ma certamente divertente: per ogni regione, ogni partito (possono giocare fino a quattro persone) punta in modo segreto i suoi soldi con continui rilanci coperti, cosa che genera bluff e spreco di fondi. Le puntate vengono assegnate a tematiche reali (lavoro, tasse, pensioni eccetera) alle quali sono assegnate percentuali che ne determinano l’importanza; un tiro di dado determina quali di queste tematiche sono realmente prese in considerazione, e di conseguenza quali puntate sono valide. Chi ottiene la percentuale più alta si aggiudica la regione e di conseguenza i suoi seggi, proporzionali alla popolazione reale.
Si tratta di una meccanica come dicevamo semplice ma sicuramente efficace, che coinvolge costantemente i giocatori e permette di elaborare strategie per puntare ad assicurarsi le regioni che offrono più seggi, tenendo conto che si possono accantonare soldi per ballottaggi o intercettazioni di legge (vedi dopo) non utilizzabili in campagna elettorale.

La seconda parte del gioco è quella legata ai cinque anni di legislatura, dove lo scopo del governo (eventualmente di coalizione) è quello di far passare le proprie leggi (venti divise in cinque turni) e quello dell’opposizione è quello di bocciarne la metà o tre su quattro in un turno/anno; un obiettivo nei fatti realizzabile solo quando dopo le elezioni lo scarto di seggi è minimo, visto che questo è legato al numero di tentativi possibili per intercettazione della legge da approvare.

 

 

L’intercettazione di una legge si risolve col posizionamento da parte del governo di cinque carte coperte, delle quali una sola è quella da indovinare da parte dell’opposizione, e se la carta viene trovata si esegue un tiro di dado con un eventuale modificatore per capire se la legge è bocciata o meno. La seconda parte del gioco in concreto è tutta qui: interamente legata alla fortuna e che non offre alcuna reale possibilità di influenza da parte dei giocatori all’opposizione, mentre i giocatori al governo si limitano a piazzare la carta da individuare in una delle cinque posizioni. Il succo del gioco è tutto qua: davvero poco, e soprattutto poco coinvolgente.

Esiste una componente legata ai ministeri, ma l’abbiamo trovata poco influente e ci ha lasciato con un punto interrogativo in testa sulla sua efficacia. In base a delle carte che vengono giocate, i ministeri possono essere su un “più” o un “meno”, cosa che assegna un bonus +/-1 all’eventuale tiro di dado. In più, se non sono stati assegnati fondi adeguati ai ministeri in deficit si ottiene una intercettazione bonus. Il punto è che anche le carte sono poco influenti: pur inserendo un elemento randomico di eliminazione casuale dal mazzo di alcune di loro prima della partita, nei fatti il governo, giocando per primo, riuscirà quasi sempre ad assicurarsi il bonus positivo necessario a far passare la legge in programma e genererà a fine anno un surplus di entrate che renderanno sempre più blindati i ministeri. Ma ancora una volta, pur dovendosi verificare una situazione in cui l’opposizione ha carte più forti rispetto al governo, tutto è legato alla fortuna di avere le carte giuste.

 

 

Esiste anche una espansione, Leader In Prima Linea, che cambia in parte la struttura della prima fase e apporta dei correttivi per la seconda.
Per quanto riguarda la fase elettorale, inserisce un nuovo tabellone rappresentante lo stivale e sul quale i leader dei vari partiti si muovono per assicurarsi il consenso, andando a modificare in parte il processo di elezione visto nel gioco base. Un cambiamento che può piacere a chi apprezza un gioco più strutturato, ma che potrebbe essere preso in considerazione anche da chi preferisce un gioco più dinamico ed immediato visto l’utilizzo di una clessidra ottima per mettere pressione ai vari giocatori (era dai tempi dei giochi da tavolo di Mike Bongiorno che non ne vedevo una, e questo non è affatto un male).
Per quanto riguarda la vita di governo, vengono introdotti elementi correttivi come la gestione degli emendamenti, che permettono di avere o il vantaggio del modificatore o tre intercettazioni per la legge da bocciare, o i tavoli di concertazione (anche qui basati su carte e fortuna) che possono influenzare lo stato di un ministero, ma che non modificano sostanzialmente la componente più debole del gioco e che non lo rendono veramente coinvolgente.

Una Questione Di Voto è una occasione sprecata. Dietro la buona intuizione di voler ricreare la vita politica italiana, in realtà si cela un gioco pressochè interamente basato sul fattore fortuna e dove l’interazione dei giocatori e la possibilità di indirizzare la partita si limita alla prima parte (che è oggettivamente piacevole da giocare).
È apprezzabile il fatto che si sia voluta mantenere una neutralità completa nei temi trattati, anche se di contro questo ha rimosso ogni possibile componente che potesse aumentare l’immersività (a parte i colori dei talloncini).
Da rivedere anche i manuali, scritti in modo fin troppo colloquiale e non sempre chiarissimi nello spiegare le regole (ma gli esempi sono funzionali e riescono a chiarire i dubbi).

Al momento il panorama ludico rimane privo di una valida proposta sul mondo della politica. I vari giochi disponibili si basano su riferimenti storici (Twilight Struggle) o guerreschi-diplomatici (Game Of Thrones, Diplomacy) ma nessuno è direttamente in grado di ricreare la vita politica di un governo in modo soddisfacente.

 

Una Questione Di Voto, 2020
Voto: 5
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