I tre partiti di centrodestra hanno una lunga storia comune, ma negli ultimi anni sono emerse numerose crepe fra i leader e sulle idee.
A poco meno di due mesi dalle votazioni, il centrodestra sembra avviato a vincere le elezioni e governare il paese dopo un discutibile regno targato PD durato circa dieci anni. Paradossalmente, però, mai come oggi i tre partiti della coalizione sono distanti e su posizioni talvolta contrastanti.
Il ribaltamento dei rapporti di forze che vede oggi Fratelli d’Italia trainare il centrodestra è un evento che Berlusconi e Salvini non riescono a digerire. I due hanno effettuato uno strappo interno durante il Conte II, avendo riunioni dirette escludendo Giorgia Meloni, proseguito col supporto al governo Draghi (supporto in parte comprensibile). La leader di Fratelli d’Italia è invisa soprattutto al fondatore di Forza Italia, che l’ha sempre vista come un personaggio trascurabile e soprattutto non piegabile alle logiche del suo Partito; ricordiamo che dopo aver ereditato Fratelli d’Italia da Gianfranco Fini, durante il suo ultimo governo Berlusconi affidò alla Meloni il neocostituito e mai più riproposto Ministero della Gioventù, creato per dare un contentino alla Meloni e ai pochi punti percentuali che il suo partito aveva all’epoca.
Oggi le cose sono molto diverse. Giorgia Meloni è un leader forte, determinato, che ha raccolto un quarto degli elettori italiani sotto la sua bandiera; la sua forza è quella di essere concreta, di non aver quasi mai commesso passi falsi e soprattutto di rappresentare tutti quegli italiani che credono nei valori di patria, famiglia e tradizione e che sono stati abbandonati o addirittura derisi dalla politica italiana per decenni.
Fratelli d’Italia è un partito fortemente atlantista ed altrettanto fortemente schierato contro l’Unione Europea (almeno, per come l’istituzione è gestita oggi); esattamente l’opposto di Forza Italia, sicuramente legata a Bruxelles molto di più che non alla Nato. D’altronde l’amicizia di Berlusconi con Putin è un fatto noto, amicizia dettata da ragioni economiche prima ancora che politiche; un tipo di amicizia che Giorgia Meloni certamente non potrebbe avere, lei politico vero.
Berlusconi peraltro non ha mai avuto un buon rapporto con le donne in politica: dai contrasti di vecchia data con Maria Stella Gelmini, confluita oggi in Azione (e ritrovatasi suo malgrado nella stessa coalzione col PD) a quelli più recenti e strategicamente inaccettabili per il centrodestra con Maria Elisabetta Alberti Casellati, papabile nuovo Presidente della Repubblica e tradita proprio dal suo partito in un giochino politico tutt’ora poco chiaro e che sa tanto di accordo col PD.
A metà fra i due troviamo Salvini, un leader la cui posizione come Segretario della Lega è da tempo in discussione. Autore di gaffe e passi falsi per certi versi simili a quelli commessi da Berlusconi, Salvini rappresenta il punto di unione tra la Meloni ed il padre-padrone di Forza Italia, e spesso ha fatto da moderatore all’interno della coalizione. A suo merito va riconosciuta una certa coerenza ed un rispetto degli alleati che a Berlusconi manca; ma con la Lega che pesca nello stesso bacino di elettori di Fratelli d’Italia, per Salvini è difficile andare a rosicchiare voti al centro per tamponare l’emorragia di voti ancora in corso a favore del partito della Meloni.
Ma oltre alla stabilità della coalizione (sicuramente migliore di quella di centrosinistra, ma tutt’altro che perfetta), ci sono tre temi che i simpatizzanti di centrodestra dovrebbero tenere a mente.
Il primo è quello della vicinanza di Berlusconi e Salvini a Putin. La spallata data al governo Draghi, iniziata dai 5 Stelle ma finita da FI e Lega, ha certamente indebolito l’alleanza strategica a supporto dell’Ucraina. Non è certo un caso se oggi sui media il conflitto nell’est Europa è finito tra i meri fatti di cronaca, e l’importanza della crisi di governo non giustifica tale disattenzione. Con la caduta del governo Draghi, in carica solo per gli affari correnti, l’Italia ha bloccato ogni iniziativa pro-Ucraina; parrebbe proprio un favore indiretto all’amico Putin. Con la Meloni destinata a diventare premier, resta da capire chi verrà messo a capo degli Esteri e della Difesa, e quale sarà la politica estera del governo, viste le posizioni contrapposte e assolutamente pro-NATO della leader di Fratelli d’Italia.
Il secondo punto è quello del nucleare. Salvini, ma anche esponenti di Forza Italia, non fanno segreto di voler rilanciare questa forma di industria in Italia. Abbiamo lungamente trattato questo tema in passato, ma non possiamo non ricordare come, al di là di tutto, si tratti di una forma di energia pericolosissima: altamente inquinante prima, durante e dopo il processo produttivo e capace, in caso di incidente, di rendere inabitabile un’ampia zona di territorio e di causare morte, malattie e mutazioni su persone, animali e piante. E come se non bastasse, per creare un impianto nucleare occorrono circa dieci anni; non sarebbe meglio investire su solare, eolico, termico e sfruttare l’energia delle maree, vista la quantità di mare intorno alle nostre coste?
Il terzo punto, e sicuramente il più dolente, è l’indubbia infiltrazione di organizzazioni criminali nelle strutture locali dei partiti al sud. Se purtroppo questo fenomeno è esteso a tutto l’arco politico, purtroppo è innegabile che spesso i legami fra cosche e gruppi malavitosi nel sud Italia portino a contatti politici orbitanti in Fratelli d’Italia o Forza Italia. Se è vero che le segreterie centrali non hanno il diretto controllo sui rappresentanti locali, ed è vero anche che ai malviventi poco importa il partito che permette loro di prosperare (negli anni ’80 erano la DC e il PSI, e anche rappresentanti del PD figurano spesso fra gli inquisiti), è pur vero che fra i partiti che mettono ai primi punti dei loro programmi ordine e legalità ci si aspetta maggior fermezza interna ed uno sprone alla repressione dura di ogni fenomeno criminale, violento o prettamente amministrativo che sia.