Cloverfield: la recensione

Figlio di quella moda di girare i film in prima persona nata con il pessimo The Blair Witch Project, Cloverfield si tiene degnamente a galla con una buona storia ed una discreta suspance nonostante diverse lacune importanti.

 

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Durante una festa di addio per un amico che trasloca in Giappone, New York viene attaccata ed un gruppo di quasi trentenni si trova a dover scappare da Manhattan. Tra palazzi che crollano, cannonate, esplosioni e assalti corpo a corpo i ragazzi cercano di salvare la pelle difendendosi dalla minaccia oscura.

Cloverfield è costruito sui clichè standard dei film catastrofici dove a turno New York, Los Angeles o Tokyo sono attaccati da forze sconosciute e devastanti. Fa del suo “detto e non detto” il punto di forza di una produzione che oggettivamente non spicca in nessun ambito. Già ho accennato alla scarsa vena attoriale del cast, dove forse si salvano appena le protagoniste femminili, sicuramente non quelli maschili; un gruppo di semisconosciuti che non hanno carisma nè presenza scenica, destinati giustamente all’oblio delle carriere televisive. L’aspetto umano e sociale che ruota loro intorno è analogamente scialbo e dimenticabile, come il primo quarto d’ora del film, in cui si continua a parlare di questa maledettissima festa che serve solo a mettere insieme il gruppetto di superstiti dopo l’inizio dell’attacco. In un tripudio di “oh mio Dio” e “oddio oddio oddio”, i dialoghi e le scelte dei protagonisti si attestano su di un livello di squallore abbastanza interessante. Eppure, incredibilmente, il film c’è.

 

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Se ci soffermiamo unicamente sull’orrore, sugli effetti speciali (non moltissimi ma ottimamente realizzati) e sulla tensione indotta dagli eventi, ci troviamo di fronte ad un ottimo prodotto. La minaccia, inizialmente sconosciuta e poi chiarissima, è costantemente incombente; l’impotenza delle forze di sicurezza fornisce poi quella sensazione da “senza speranza” che permea tutto il film. D’altronde dietro la regia di Matt Reeves (ricordabile, solo se proprio vogliamo, per i recentissimi ennesimi remake del Pianeta delle Scimmie), c’è la presenza di quel J.J. Abrams sceneggiatore di Lost, Armageddon, Super 8 e gli ultimi Star Wars, fra gli altri.

 

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Nonostante una spiccata mancanza di carisma e bravura dei protagonisti ed i difetti di realizzazione menzionati sopra, Cloverfield è diventato un piccolo classico. con i seguiti 10 Cloverfield Lane e The Cloverfield Paradox che ne espandono la storia anche se seguendo una linea temporale tutta loro. È un film che gli amanti del genere fantahorror dovrebbero vedere almeno una volta, pur tenendo conto dei suoi limiti.

 

Cloverfield, 2008
Voto: 6
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