The Blair Witch Project: la recensione

Che disdetta. Da un’idea simile poteva nascere veramente qualcosa di buono, è un vero peccato.

 

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Sicuramente a molte delle persone che hanno visto il film non saranno piaciute le tecniche utilizzate: la telecamera che sobbalza creando un “effetto marea” leggermente sgradevole, la scarsa illuminazione in molte scene, le imprecisioni nella messa a fuoco… Già, perché è proprio così che è stato realizzato l’intero film: una sorta di filmato amatoriale girato da tre ragazzi che volevano realizzare un “documentario” su una leggenda di paese, quella della strega di Blair, appunto. Secondo me invece l’idea poteva essere molto originale. Il pregio sta nel fatto che in questo modo lo spettatore prova, oltre alla necessità di masticare un Travelgum (no, scherzo, non era poi così tremendo), la sensazione di assistere a qualcosa di reale; il filmato è tale da poter essere stato realizzato da chiunque, e questo ci conferisce un notevole senso di realismo, ci proietta letteralmente dentro lo schermo. Inoltre dovrebbe servire ad amplificare, al momento giusto, la sensazione dell’ orrore. C’è soltanto una cosa che manca: l’orrore!

Sì, ok, il film è permeato da un certo senso di angoscia, che d’altra parte è dato anche dal fatto che i tre malcapitati si sono perduti in un bosco bello grande (io sarei non poco preoccupato se camminassi per più di quindici ore in un “boschetto” senza trovare una via di uscita), ma si suppone che in un film dell’orrore uno debba, ad un certo punto, provare orrore… e cosa dovrebbe terrificarmi in The Blair Witch Project? Il fatto che non si riesce mai a vedere con che cosa hanno a che fare i protagonisti? Ok, ottima idea: d’ altra parte eravamo un po’ stanchini di quegli “orripilanti” mostri fatti di lattice che ci propinavano in continuazione i maghi degli effetti speciali; siamo diventati più raffinati, e per spaventarci non basta più un omone di due metri ricoperto di peli o uno zombie rinsecchito da cui pendono brandelli di carne. Il fatto di non vedere mai esattamente quale sia l’entità che perseguita i nostri amici campeggiatori poteva sicuramente risultare una trovata efficace da questo punto di vista (Sam Raimi docet): un sottile gioco di suoni tanto fievoli quanto terrificanti che provengono dall’oscurità del bosco circostante sembra a mio parere un’ottima trovata per creare quella giusta tensione che dovrebbe accompagnarti fino al climax. Ma a che diavolo servono se poi questo climax non c’è?! E non mi venite a dire che quella cavolo di scena finale è il climax, perché allora l’ orrore vero è nell’elettroencefalogramma del regista!! Serve uno sfogo, un punto preciso nel quale scaricare tutta la tensione che accumulata fino ad allora! E poi scusate, ma secondo voi (e mi rivolgo nuovamente a chi ha visto il film) i protagonisti sembrano terrorizzati? Sono spaventati perché se non riescono ad uscire dal bosco rischiano di morire di fame o di sete, mi sembra più che giusto; ma se il terrore è tutto lì, allora era meglio vedersi Alive – Sopravvissuti!! Non fanno altro che chiedersi “Cos’ era quel rumore?”, “Avete sentito?”, “Corri qui”, “Inquadra lì”, “Illuminami là”… A voi sembrano frasi dette da una persona terrorizzata, che sta avendo a che fare con qualcosa di soprannaturale? Metteteci un po’ di sana paranoia all’americana, maledizione! “Oh Cristo, che diavolo è quello! No! No! No!, Diosanto mi sta venendo addosso, AAAAAARRGGHHHH! E’ terribile! Oh mio Dio! Non è possibile! E’ disumano! NOOOOOOO!”.

Era meglio così, non credete?

Insomma, va bene che le cose poco tangibili sono spesso le più spaventose, ma non esageriamo! E poi vorrei sapere chi diavolo ha avuto la stramaledetta idea di fare durare il primo tempo un’ora e il secondo venti minuti. Sì, VENTI MINUTI! Dico, ma non vi hanno insegnato a fare le divisioni da bambini? Neanche fossero stati giustificati dal rispetto di una qualche pausa narrativa! Sarei stato d’accordo se negli ultimi 20 minuti si fosse verificato qualcosa di eccezionalmente travolgente, di realmente terrificante… Niente! L’angoscia trapela (e trapela soltanto) a trenta secondi dalla fine. No, dico, trenta secondi scarsi! Uno non ha il tempo materiale di provare spavento! E stavolta non era neanche colpa dei miei due ultimi (disgraziati) neuroni funzionanti: non appena ho cominciato a pensare che finalmente stava per accadere qualcosa, stavano già passando i titoli di coda!

Concludendo: questo film è un perfetto esempio di come un’idea potenzialmente eccezionale possa essere sviluppata nel modo sbagliato. Sarebbero bastati pochi accorgimenti per farlo diventare un film dall’effetto assicurato. Forse non me la sento di dire di aver buttato i miei soldi, ma solo perché la curiosità era troppa, e di sicuro il giudizio globale è nettamente negativo. Il secondo tempo, poi, demolisce completamente le aspettative che lo spettatore si crea durante il primo. Gli attori non recitano male ma sono stati diretti nel modo sbagliato. Mi rimane da dire solo una cosa: che nessuno si azzardi mai più a paragonarlo a L’Esorcista!!

The Blair Witch Project, 2000
Voto: 3
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