Dakar Desert Rally: la recensione

Grazie alle recenti patch, Dakar Desert Rally diventa uno dei titoli di riferimento delle gare fuoristradistiche, riuscendo ad accontentare un’ampia gamma di giocatori.

 

 

Aggiornamento del 30 Novembre 2022

Saber non è rimasta impassibile di fronte alle osservazioni avanzate sia da noi che da una buona parte del resto della stampa specializzata (oltre che ovviamente dai giocatori), e nelle ultime settimane ha lavorato duro per risolvere i problemi menzionati nella nostra recensione. Il supporto ai volanti è stato esteso alla maggior parte delle periferiche sul mercato, e l’odiosa forzatura di forzarci a ripetere una tappa quando ci si classifica sotto l’ottavo posto è stata rimossa nelle modalità Professional e Simulation.
Inoltre sono state aggiunte le tappe che tutti ci aspettavamo, quelle di centinaia di chilometri che da sempre contraddistinguono la Dakar.

Resta qualche sbavatura sulla precisione del copilota sulla semplicità di individuare il checkpoint nella modalità Professional; la missione è fondamentalmente compiuta, anche se oggettivamente Dakar 18, nonostante i suoi limiti tecnici, è ancora un pelo superiore per quanto riguarda l’immersione complessiva e la sensazione di partecipare ad una gara raid.

 

Articolo originale

Dakar Desert Rally è il seguito indiretto dell’imperfetto, ma nonostante questo ottimo, Dakar 18. Dal nuovo gioco ci aspettavamo molto, visti gli standard raggiunti col titolo precedente; e se il risultato è sicuramente positivo, non tutto può dirsi realizzato in modo perfetto.
In alcuni aspetti Dakar Desert Rally fa dei passi in avanti quasi da gigante rispetto al suo predecessore, a partire da un comparto grafico assolutamente di prim’ordine, dettagliato e fluido. Oltre alle animazioni credibili ed ai movimenti dei veicoli sicuramente azzeccati, i panorami dell’Arabia Saudia, dove la Dakar ha trovato casa da qualche anno, sono decisamente ben realizzati.

 




 

Il gameplay scorre complessivamente bene, con caricamenti non troppo lunghi passando da una schermata all’altra e ovviamente durante le fasi di gara. Le transizioni sono ottimamente realizzate, sicuramente un miglioramento chiaramente visibile rispetto a Dakar 18.

Che ci sia stato un importante lavoro su Dakar Desert Rally è evidente anche da altri aspetti, a cominciare dal modello di guida, sicuramente migliorato e reso più veritiero. Ancora non ci troviamo di fronte ad un modello simulativo ma il risultato è sicuramente buono: il veicolo non sembra più galleggiare sulla sabbia o ruotare su di un punto centrale quando usiamo una camera esterna, ma la fisica di movimento rispetta sia le ruote sterzanti che quelle che imprimono trazione. Le sbandate, inizialmente non convincenti, sono state sensibilmente migliorate in una delle patch post lancio; se in Dakar 18 una volta perso il controllo il veicolo puntava in maniera costante il muso nella direzione contraria a quella da noi desiderata, come se la cosa fosse programmata, in Dakar Desert Rally è molto più gestibile controllare il movimento del veicolo, pur considerando che trovandoci su terreni morbidi è facile perdere il controllo una volta che il retrotreno è partito.

 

 

Restano i nostri dubbi sul fatto che frenando i veicoli si raddrizzano automaticamente a prescindere dalla superfice che stanno percorrendo; sarebbe realistico allargare le curve o sbandare, non immediatamente mettersi dritti come se una mano magica gestisse il movimento del veicolo. È auspicabile che gli sviluppatori diano un’occhiata a questo problema.
Altra cosa che convince poco è l’incredibile resistenza dei veicoli ai salti ed il fatto che anche rocce molto basse, di pochi centimetri, causeranno una collisione drammatica col nostro veicolo. Questo ci introduce al primo degli aspetti negativi di Dakar Desert Rally e che ci hanno lasciato l’amaro in bocca.

 

 

L’intero gioco è stato reso più arcade, probabilmente per cercare una platea più ampia di giocatori meno avvezzi ai lunghi e difficili raid. Questo ovviamente ha comportato l’annacquamento di tutto quello che rende unica la Dakar: quel senso di sfida e di fatica immane necessario per portare a casa l’impresa di tagliare il traguardo ad ogni tappa.
Ciò si traduce in una modalità sport adatta esclusivamente ai giocatori che non mollano mai il piede dall’acceleratore, addirittura con un segnalatore per il tempo di sbandata, ed altre due più simulative che comunque scontano il fatto che il gioco deve andare incontro a due tipologie di giocatori completamente diversi.

 

 

Ma andiamo con ordine, partendo dal fatto che le gare accessorie, dalle quali siamo obbligati a cominciare, sono sbloccabili solo dopo aver ottenuto un certo numero di punti esperienza; e le competizioni più avanzate, inclusa la Dakar stessa, non sono selezionabili nemmeno in modalità libera fino a che non vengono sbloccate. Una scelta magari comprensibile per la modalità carriera ma discutibile per chi voglia semplicemente affrontare le dune e le rocce della competizione principe dei rally raid.
Nelle competizioni minori le tappe sono inizialmente molto brevi: se in Dakar 18 ci trovavamo da subito sezioni anche da oltre un’ora di tempo reale, cosa che rendeva onore alla vera competizione, qui almeno inizialmente saremo costretti a disputare gare non più lunghe di una decina di minuti. Ciò si traduce in una vera contraddizione per il gioco che, come affermato in fase di pre-release, vuole portare ai giocatori l’esperienza della Dakar.

 

 

Se la brevità delle tappe è un punto negativo, assolutamente inaccettabile è la costrizione di dover arrivare almeno ottavi per poter proseguire nel gioco; come se fossimo tornati indietro di 40 anni nel mondo dei videogiochi, si ha la sensazione che manchino solo i checkpoint da completare entro determinati secondi per rendere l’intera esperienza di gioco incentrata solo sul mondo arcade. È una scelta ingiustificabile, visto che sbagliare direzione, perdersi ed accumulare ritardo sono parti integranti dei raid motoristici ed una delle componenti più emozionanti è proprio quella di rischiare di scivolare in fondo alla classifica, accumulando abbastanza ritardo da obbligarci a guidare sopra il nostro livello per recuperare nella tappa successiva. Il fallimento è parte delle competizioni, e questa scelta di design non è assolutamente comprensibile.
Al tempo stesso, se in Dakar 18 avevamo la possibilità di ripartire dall’ultimo checkpoint se avessimo distrutto la macchina, in Dakar Desert Rally siamo costretti a rifare tutto da capo, ripartendo da inizio tappa. Anche qui, una scelta frustrante per i giocatori.

 

 

C’è poi la questione copilota, quel fidato compagno il cui compito è darci indicazioni chiare e tempestive per essere efficaci nella navigazione. Putroppo lasciare la lettura delle note al copilota artificiale si rivela un discreto disastro: a parte il forte accento che lo rende fastidioso all’orecchio e che taglia le chiamate su una cosa fondamentale come i gradi della bussola da seguire (“forty” e “fourteen” per esempio sono pronunciati alla stessa maniera, come tutti i “teen”), le sue chiamate sono sempre in ritardo, poco chiare e spesso non allineate col roadbook. Il navigatore è troppo prolisso, pronuncia i gradi esatti solo quando dobbiamo andare fuori strada ma ne dice altri rispetto a quelli presenti sul roadbook quando dobbiamo scegliere che direzione prendere ad un incrocio, confondendoci e costringendoci ad un lavoro interpretativo addizionale ed inutile. Inoltre più volte abbiamo riscontrato grossolani errori come l’indicazione di girare a sinistra o a destra quando il roadbook e la strada segnano chiaramente una svolta dalla parte opposta.
Riuscire a navigare in queste condizioni è un incubo, considerando oltretutto che le tappe di Dakar Desert Rally sono più brevi e un paio di errori per tappa possono portare a piazzarsi sotto il famigerato ottavo posto.

 

 

In gara, come nel precedente capitolo, abbiamo pochi avversari, solo 15. Anche qui una scelta poco condivisibile e soprattutto poco comprensibile, visto che nei raid sono coinvolti decine di veicoli e non si capisce perché il gioco non ne debba tenerne conto; magari è comprensibile il non voler facilitare la navigazione, impedendo di basarsi sulle direzioni prese dagli avversari (che non si perdono mai), ma questo toglie immersione al gioco. E soprattutto non si capisce perché non far partecipare alla stessa tappa moto, auto, camion e quad come invece avviene nella realtà.

Eppure, una volta al volante, Dakar Desert Rally sa farsi apprezzare. Dietro questi problemi, alcuni anche sostanziali ma facilmente aggirabili (a quando un’opzione per permettere di continuare anche se si arriva ultimi?), si cela un gioco dalle fondamenta solide e dalle potenzialità tali da diventare un classico.
Anche se dopo quindici ore di gioco non siamo ancora riusciti ad arrivare a sbloccare la gara principale della Dakar e nemmeno la modalità più simulativa, quella dove non esistono aiuti a schermo oltre a quelli realmente presenti nei veicoli del rally raid, l’esperienza complessiva è sicuramente buona. Anche tenendo presente le problematiche espresse in precedenza, Dakar Desert Rally è un gioco sicuramente attraente e più completo rispetto al predecessore.

 

 

Sono presenti un numero incredibile di tappe dai tratti distintivi e rappresentative della realtà (i panorami sono molto ben realizzati e credibili), un altissimo numero di veicoli dalle caratteristiche di velocità e tenuta di strada diverse, ed è possibile agire sui settaggi del nostro mezzo: dalle sospensioni alla camberatura delle ruote, all’angolo di sterzo alla pressione delle gomme.

Dakar Desert Rally ha vissuto un lancio piuttosto turbolento, con problemi anche importanti di stabilità; ci ha stupito anche la mancanza di supporto a moltissimi dei volanti in circolazione, fra cui il nostro che invece in Dakar 18 era stato immediatamente riconosciuto. Il team di sviluppo ha comunque rilasciato quattro patch nell’arco di un paio di settimane, segno di attenzione al prodotto ed ai giocatori, ma anche forse di un rilascio affrettato. Le patch hanno risolto la maggior parte dei bug, ed inoltre è stato rilasciato un DLC gratuito di oltre 30 GB contenente una versione estesa della competizione principale; immaginiamo si torni alle tappe lunghe un’oretta, ma non possiamo confermarlo per il discorso legato allo sblocco delle gare.

 

 

Con qualche rettifica Dakar Desert Rally potrebbe sicuramente diventare il miglior gioco della categoria, come ci tengono a precisare gli sviluppatori sul loro sito; ma è fondamentale capire che o si prende una direzione arcade o una simulativa. Lo sbarramento dopo l’ottavo posto è una decisione priva di senso, e bisogna necessariamente consentire ai giocatori di poter accedere alle gare più lunghe senza costringerli ad un infinito passaggio attraverso gare brevi e prive di fascino. E un ritocco al copilota sarebbe doveroso.

A oggi Dakar Desert Rally non si impone ancora come campione dei giochi off-road, ma se gli sviluppatori dovessero mettere in piedi i correttivi necessari, potrebbe tranquillamente entrare nell’olimpo dei videogiochi.

 

Dakar Desert Rally, 2022
Voto: 8.5 (voto originale: 7.5)
Per condividere questo articolo: