I Proscritti è un romanzo autobiografico di Ernst Von Salomon. L’autore racconta le sue esperienze nei Freikorps, dagli scontri nel baltico al Putsch di Kapp.
Siamo nel 1943. Le sorti dell’Italia, ormai chiare anche ai più, si delineano in tutta la loro tragicità: è l’anno in cui le forze italiane, arroccate sulle alture della Tunisia, tengono l’ultima eroica resistenza alle truppe Alleate prima di soccombere. È l’anno del 25 luglio, dell’8 settembre. È l’anno della guerra civile, della confusione. In questo contesto movimentato, e di persone movimentate, viene pubblicato in Italia I proscritti – romanzo autobiografico rilasciato già nel 1930 in Germania da Ernst Von Salomon – che si inquadra perfettamente nello spirito di quegli uomini che si troveranno a combattere al Nord seppur specchiando luoghi ed esperienze tanto diverse.
Non a caso sono venuto a conoscenza del libro tramite un’altra lettura, ovvero A Cercar La Bella Morte di Carlo Mazzantini, uno dei migliori romanzi sulla guerra civile italiana. Nell’opera di Mazzantini si apprende che I proscritti fosse venerato da molti militi della Repubblica Sociale, tra cui il Tenente Giuseppe Mazzoni (figura che spicca tra gli eroi della mitologia nera) che ne acquistava tutte le copie che trovava per distribuirle; e chi lo leggeva era come infuocato da un oscuro vigore.
Incuriosito dalla descrizione di Mazzantini e da questo filo che lega i giovani di Weimar e quelli di Salò, ho voluto approfondire anch’io il testo di Salomon.
La narrazione ha inizio quando Salomon, cadetto diciassettenne d’accademia, assiste impotente all’ingresso delle truppe francesi nelle regioni tedesche occupate al termine della Grande Guerra. Nelle città, violentate dai loro invasori, le caserme vengono assaltate da soldati ammutinati, che, sventolando la bandiera rossa, formano consigli di combattenti e tentano di sovvertire l’autorità statale. Ad opporsi alla minaccia rossa non c’è nessuno: chi non è stato smobilitato ha già da tempo buttato l’uniforme; i pochi altri, seppur tentino di intervenire, vengono fermati dalle folle prima che dai rossi, poiché chiunque indossi i gradi viene visto come la causa della sventura e dell’infinita miseria che ora riguarda tutti i tedeschi. Per tenere alto l’onore della Germania e la sua dignità cerca amici fidati che lo possano aiutare, trovando infine chi lo accetti tra le prime formazioni dei Freikorps.
Le file dei Freikorps si riempiono rapidamente di volontari, molti hanno vissuto gli orrori delle trincee e non riescono più ad inserirsi nella vita civile, altri, troppo giovani, hanno visto la guerra sui giornali e vogliono mettersi alla prova; ma tutti sono riuniti per riscattare la Germania dall’umiliazione, non solo sul piano militare, ma soprattutto economico e culturale.
Gli scontri con i rossi sono duri, il lettore si trova spesso a dover analizzare situazioni che aprono infiniti dubbi morali ed etici che non hanno risposta certa: aprireste mai il fuoco se vi trovaste, con un pugno di uomini armati, assediati da una folla disarmata di uomini, donne e bambini che certamente non vi lascerebbe salva la pelle?
Ben presto l’intervento dei Freikorps sarà tanto necessario sui confini orientali quanto nel cuore delle città tedesche: della tumultuosa conclusione del conflitto ne approfittano anche i paesi confinanti ad oriente, con l’intento di accaparrarsi nuove terre. I paesi baltici si infiammano all’invasione delle truppe russe bolsceviche e in Alta Slesia i polacchi penetrano in Germania; in loro opposizione accorrono i volontari tedeschi. Salomon si trova nel mezzo di questi scontri tra le fila della Brigata Marina Ehrhardt. Su insistenza inglese questi uomini vengono rinnegati dalla loro Patria, la Germania revoca loro la paga e ne impedisce i rifornimenti. Molti tornano a casa, ma molti altri continuano a combattere, senza più colpi di cannone, senza più medicine. Sono mercenari senza soldo, come canta un loro inno; si combatte una guerra personale contro tutto e tutti.
La cruenza estrema dei combattimenti è rappresentata senza risparmiare alcun dettaglio: la sofferenza, il dolore, l’odio, tutto ci viene trasmesso in maniera viva. Chi non è avvezzo alla lettura di romanzi di guerra sicuramente resterà affascinato da questi episodi del testo, io che invece ne ho parecchi alle spalle non riesco più a sorprendermi o ad emozionarmi se non in circostanze particolari, trovando questi passaggi un po’ piatti.
Annientata la sua unità, Salomon torna a casa, ma il suo animo tormentato non ha pace e si infiamma ancor più negli ambienti insurrezionalisti nazionalisti tedeschi, con l’intento di sovvertire il debole governo di Weimar, piegato agli interessi ultra-nazionali dei paesi vincitori. Si apre uno dei capitoli più interessanti dove l’autore spiega come gestisce la sua rete di contatti in vista del noto Putsch di Kapp in cui Salomon ha parte attiva. Anche stavolta non mancano situazioni crude come vendette e regolamenti di conti. Senza cedere ad ulteriori riveleazioni sullo sviluppo del libro, l’ultima parte del romanzo è parecchio angosciante e opprimente, ma l’analisi dell’autore, sempre acuta, fa sì che l’interesse non cali mai.
In conclusione I Proscritti è un’opera fondamentale attraverso cui possiamo osservare con estrema vividezza uno spaccato della società tedesca del tempo, avendo per di più la possibilità di conoscere i retroscena di certi eventi storici, scoprendo così la Storia attraverso le storie di chi ebbe un ruolo attivo in quegli anni.
Avevo delle aspettative ancora più alte dalla lettura del libro, ma ovviamente non mi avrebbe mai potuto trasmettere quelle emozioni che immaginavo, mancando quell’affinità di (mal)umori che certamente acccomunava chi lo lesse all’epoca – che magari nell’opera rivedeva se stesso e le sue esperienze – ma la potenza del testo è lo stesso ben evidente.