Il testo del nuovo decreto legge contro i rave party affoga nella generalità e desta preoccupazione. La riformulazione è un atto doveroso ?
Nei giorni scorsi è stata formulata una proposta di legge con la quale il governo intende evitare che accadano eventi come quello del rave in provincia di Modena, dove un massiccio gruppo di ragazzi ha prima occupato due fabbricati in disuso all’interno di una proprietà privata e poi ha dato vita ad un evento musicale no stop di due giorni (dei quattro previsti prima dello sgombero).
Lo scopo di questa manifestazione, così come degli altri rave party, non era la distruzione o l’occupazione stabile di un fabbricato, ma è la trasformazione momentanea di uno spazio pseudo abbandonato in luogo di aggregazione all’interno di un contesto musicale; ovviamente questo però non può giustificare l’occupazione illegale di un suolo che, essendo proprietà privata, è giusto che venga tutelato dalla legge, ed è pur vero che non raramente in questi eventi si commettono reati legati a droga ed ad abusi sulla persona.
La risposta del Governo non si è fatta attendere, e il caso di Modena è stato l’innesco che sta portando verso una legge in grado di contrastare questi fenomeni illegali e ben lontani dal decoro promosso dal governo di centrodestra. Presumibilmente nessuno si sarebbe aspettato un comportamento diverso da una leadership apertamente conservatrice: il disaccordo può essere giustificato ma, all’interno di un contesto democratico, questa discordia non deve essere cieca e ostruzionista, visto che l’azione di un governo eletto può essere sì contestata, ma dev’essere anche accettata politicamente come manifestazione di un principio democratico e costituzionale inalienabile.
Ciò che veramente andrebbe contestato non è la legalità del rave in sé, discorso fine a se stesso in quanto la legge li identifica già come atti illegali, ma il testo della proposta di legge: per come è strutturato, è interpretabile, e oltre a permettere di bloccare sul nascere eventi ritenuti pericolosi dalle forze dell’ordine, rischia di sfociare in una deriva autoritaria ed impedire sul nascere lo svolgimento di manifestazioni di dissenso pacifico.
Le conseguenze legali legate al coinvolgimento in queste manifestazioni sono poi più gravose di quelle legate ad altri reati, come ad esempio quello dell’alterazione delle gare da parte di pubblici funzionari. Data inoltre l’attuale larghezza delle maglie della giustizia, le pene sembrerebbero essere eccessive in relazione alla pericolosità e alla periodicità effettiva di tali eventi.
Quasi certamente la legge verrà rivista nel testo e nell’impalcatura generale visite le criticità presenti e le manifestazioni di dissenso espresse da parte dell’opinione pubblica e del contesto parlamentare.
Il contrasto al fenomeno dei rave è politicamente giusto, e il raggiungimento del decoro e della sicurezza dei i cittadini sembrerebbe passare anche e soprattutto per provvedimenti di questo tipo secondo il Governo attuale; così come giusto è il fine della tutela della proprietà privata e pubblica, ma il mezzo sembrerebbe essere esageratamente sbilanciato.
I rave possono essere contrasti e ritenuti manifestazioni illegittime e illegali, e il contrasto all’illegalità può avvenire attraverso il dialogo e il compromesso, come avvenuto in Germania, o attraverso manovre legislative, come sta avvenendo in Italia; il punto è capire se, con questo testo, ad essere contrastati sono i rave o il dissenso in generale.
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Il decreto anti-rave: fra opposizione e revisionismo
Il testo del nuovo decreto legge contro i rave party affoga nella generalità e desta preoccupazione. La riformulazione è un atto doveroso ?
Nei giorni scorsi è stata formulata una proposta di legge con la quale il governo intende evitare che accadano eventi come quello del rave in provincia di Modena, dove un massiccio gruppo di ragazzi ha prima occupato due fabbricati in disuso all’interno di una proprietà privata e poi ha dato vita ad un evento musicale no stop di due giorni (dei quattro previsti prima dello sgombero).
Lo scopo di questa manifestazione, così come degli altri rave party, non era la distruzione o l’occupazione stabile di un fabbricato, ma è la trasformazione momentanea di uno spazio pseudo abbandonato in luogo di aggregazione all’interno di un contesto musicale; ovviamente questo però non può giustificare l’occupazione illegale di un suolo che, essendo proprietà privata, è giusto che venga tutelato dalla legge, ed è pur vero che non raramente in questi eventi si commettono reati legati a droga ed ad abusi sulla persona.
La risposta del Governo non si è fatta attendere, e il caso di Modena è stato l’innesco che sta portando verso una legge in grado di contrastare questi fenomeni illegali e ben lontani dal decoro promosso dal governo di centrodestra. Presumibilmente nessuno si sarebbe aspettato un comportamento diverso da una leadership apertamente conservatrice: il disaccordo può essere giustificato ma, all’interno di un contesto democratico, questa discordia non deve essere cieca e ostruzionista, visto che l’azione di un governo eletto può essere sì contestata, ma dev’essere anche accettata politicamente come manifestazione di un principio democratico e costituzionale inalienabile.
Ciò che veramente andrebbe contestato non è la legalità del rave in sé, discorso fine a se stesso in quanto la legge li identifica già come atti illegali, ma il testo della proposta di legge: per come è strutturato, è interpretabile, e oltre a permettere di bloccare sul nascere eventi ritenuti pericolosi dalle forze dell’ordine, rischia di sfociare in una deriva autoritaria ed impedire sul nascere lo svolgimento di manifestazioni di dissenso pacifico.
Le conseguenze legali legate al coinvolgimento in queste manifestazioni sono poi più gravose di quelle legate ad altri reati, come ad esempio quello dell’alterazione delle gare da parte di pubblici funzionari. Data inoltre l’attuale larghezza delle maglie della giustizia, le pene sembrerebbero essere eccessive in relazione alla pericolosità e alla periodicità effettiva di tali eventi.
Quasi certamente la legge verrà rivista nel testo e nell’impalcatura generale visite le criticità presenti e le manifestazioni di dissenso espresse da parte dell’opinione pubblica e del contesto parlamentare.
Il contrasto al fenomeno dei rave è politicamente giusto, e il raggiungimento del decoro e della sicurezza dei i cittadini sembrerebbe passare anche e soprattutto per provvedimenti di questo tipo secondo il Governo attuale; così come giusto è il fine della tutela della proprietà privata e pubblica, ma il mezzo sembrerebbe essere esageratamente sbilanciato.
I rave possono essere contrasti e ritenuti manifestazioni illegittime e illegali, e il contrasto all’illegalità può avvenire attraverso il dialogo e il compromesso, come avvenuto in Germania, o attraverso manovre legislative, come sta avvenendo in Italia; il punto è capire se, con questo testo, ad essere contrastati sono i rave o il dissenso in generale.
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