L’Unione Europea vuole un proprio esercito

Le richieste di formare un esercito comune continuano ad arrivare da ogni schieramento politico europeo; qualcosa sembra finalmente muoversi a Bruxelles.

 

 

Il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente annunciato che le prossime settimane saranno decisive per l’approvazione della nuova strategia industriale comunitaria sulla difesa europea; questa strategia prevede maggiori investimenti e una maggiore coordinazione tra gli Stati membri, al fine di colmare le attuali lacune individuate dalla Commissione. Come già avvenuto per l’unione monetaria, l’istituzione di una difesa comune all’interno dell’Unione Europea vuole seguire un percorso graduale che si rivela sempre più cruciale, considerando il contesto internazionale attuale.

L’Unione Europea oggi si trova stretta nella morsa delle tensioni con la Russia e allo stesso tempo cerca un ruolo diplomatico da protagonista nei conflitti esterni ma con scarsi risultati; infatti, pur agendo come un’autorità centrale in vari ambiti, l’UE non è riuscita a esprimere una politica estera completa a causa della mancanza di un’appropriata struttura militare. Di conseguenza la Commissione Europea sta spingendo per la creazione di un esercito europeo, cosa che consentirebbe all’Unione di rivestire un ruolo di maggior rilievo nel contesto geopolitico globale.

Finora, l’Unione Europea ha principalmente concentrato le sue risorse militari nelle operazioni per il mantenimento della pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, senza sviluppare un’appropriata capacità difensiva autonoma; questo compito è stato fino ad ora affidato ai mezzi della NATO, dalla quale prende ispirazione l’articolo quarantadue del Trattato di Lisbona che prevede un’assistenza reciproca simile al Patto Atlantico in caso di aggressione verso uno degli Stati membri.

 

 

In questo contesto orientato prevalentemente alla difesa, l’acquisizione di un’autonomia assume un significato di cruciale importanza per un’Unione Europea desiderosa di sedersi al tavolo delle grandi potenze quali gli Stati Uniti, la Russia e la Cina, senza dover dipendere da decisioni esterne. Il ruolo svolto dall’ombrello statunitense fornito dalla NATO ha marginalizzato sempre di più Bruxelles nelle decisioni geopolitiche di rilievo, una situazione che la Commissione Europea auspica di invertire grazie ad una forza militare permanente e pronta all’azione.

Al di là della mera sicurezza del territorio europeo, garantita anche grazie alla partecipazione di ventidue Stati membri all’interno della NATO, è il peso politico derivante dalla capacità di proiezione militare verso l’esterno che viene percepito come deficitario dalle istituzioni comunitarie.

L’ineluttabilità dell’esistenza dell’Unione Europea è ormai riconosciuta anche dagli indipendentisti europei più accesi, pertanto le imminenti elezioni del Parlamento Europeo assumono oggi un significato senza precedenti. L’idea di una difesa comune è sempre più condivisa tra i diversi schieramenti politici e, mentre le forze popolari abbracciano per la prima volta politiche comuni senza riserve, le forze sociali, al momento, si limitano a non ostacolare la creazione di un esercito europeo.

 

 

Alcune istituzioni comunitarie già esistenti, come l’Agenzia Europea per la Difesa e il Battaglione Eurocorps, che rientrano nel quadro della Politica di Sicurezza e Difesa Comune gestita dalla Commissione Europea, sono istituzioni di mero coordinamento e di scarso peso all’interno del panorama militare; queste costituiscono una solida base di partenza, ma per passare dall’attuale coordinamento ad un esercito permanente, i ventisette Stati membri dovranno raggiungere un accordo unanime.

La creazione di una difesa europea comune è un obiettivo ambizioso ma ostacolato da numerose sfide, tra cui le differenze nelle priorità di sicurezza nazionale degli Stati membri, complessità burocratiche e risorse finanziarie limitate. Alcuni sostenitori dell’integrazione europea ritengono che un esercito comune europeo possa favorire una maggiore coesione e sicurezza all’interno dell’UE, riducendo la dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa e rafforzando il ruolo dell’UE sulla scena internazionale; tuttavia, gli Stati membri dovranno essere disposti a rinunciare a una parte della propria sovranità nazionale sulle forze armate nazionali, un aspetto che richiede un’attenta considerazione e rende la creazione di un esercito comune un progetto a lungo termine.

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