Nel conflitto in Ucraina è Washington il centro del mondo

L’invasione russa dell’Ucraina ha prodotto una risposta decisa dell’Occidente in controtendenza rispetto a recenti esperienze. La politica estera USA rappresenta ora l’ago della bilancia.

 

 

L’attacco della Federazione Russa nei confronti di Kiev nel febbraio 2022 ha sorpreso la maggior parte dell’opinione pubblica occidentale; le immagini cruente provenienti dall’Ucraina hanno circolato velocemente in tutto il mondo modellando fin dai primi momenti un’immagine ben definita di aggressori ed aggrediti. Non tutti sono rimasti sorpresi dall’offensiva russa sia per motivi storici, cioè il secolare desiderio espansionistico di Mosca verso la conquista dei mari caldi, che soprattutto per il recente attivismo del Cremlino, che dalla caduta dell’URSS si è avvalso più volte della guerra verso i propri vicini come uno strumento. Georgia, Cecenia, Siria, la stessa Crimea, sono solamente alcuni esempi di territori vittime dei cannoni russi che non hanno goduto della stessa presa di posizione contro la guerra da parte dell’Occidente.

Nel 2007 la Russia è entrata a far parte del G8 (prima di allora G7), a dimostrazione dei buoni rapporti tra il Cremlino e i Paesi atlantici di quegli anni; a pochi mesi da quell’evento la Russia riconobbe le repubbliche secessioniste georgiane dell’Abkhazia dell’Ossezia del Sud, senza trovare una reale resistenza in Occidente. Nella primavera del 2014, all’indomani delle Olimpiadi di Sochi, la Russia annetteva la Crimea provocando delle lievi sanzioni occidentali e la sospensione indefinita dei summit G8. L’anno successivo le truppe russe intervenivano in Siria al fianco del Presidente al-Assad riempiendo il vuoto lasciato in Medio Oriente dalla progressiva ritirata USA e dal lassismo europeo. Le reazioni atlantiche a questo intervento furono ancora una volta esigue.

 

 

Opporsi a Mosca può essere complicato sotto molti punti di vista. Fin dalla fine del regime sovietico, e soprattutto a partire dai primi anni 2000, il centro Europa ha iniziato a legarsi in maniera ombelicale alle esportazioni di gas russo istruendo un’impalcatura energetico-industriale di difficile smantellamento. Questo paradigma sembra essere cambiato radicalmente dal febbraio 2022, quando dall’invasione russa dell’Ucraina ha preso man mano piede in tutta Europa la volontà di svincolarsi dalla dipendenza energetica di Mosca per sottrarre alla Russia la maggior parte dei propri finanziamenti. Cosa è cambiato con le precedenti esperienze?

Pur essendo oltre i confini dell’Unione Europea, l’Ucraina viene avvertita dai Paesi UE e NATO come la frontiera che divide il continente euroasiatico tra Occidente ed Oriente. Questo sentimento non risiede quindi solamente in capo agli Stati che dipendono da Bruxelles ma anche ai Governi che rientrano nel Patto Atlantico, Stati Uniti in primis. Proprio Washington è stata additata a più riprese come la vera contendente di Mosca sul territorio Ucraino. È impossibile rimanere indifferenti alla cronaca che ci racconta sempre di più di un attivismo condizionante dell’Amministrazione Biden verso le decisioni prese sul fronte ucraino. La tattica persuasiva attuata dagli USA nei confronti della Germania negli ultimi giorni, che ha prodotto l’impegno di consegnare i famosi tank Leopard 2 alle truppe di Kiev, è l’ultimo esempio del potere americano sugli alleati.

 

 

Le prese di posizione Occidentali sembrano dunque essere uno specchio della volontà statunitense di mantenere i riflettori accesi sulla questione ucraina in funzione antirussa. Abbandonato il Medio Oriente, e con la Cina che stenta ad ergersi come contendente reale, gli USA si concentrano nuovamente sullo storico rivale russo, un nemico da arginare a tutti i costi; il soft power americano è come sempre capace di instradare le decisioni occidentali secondo i propri paradigmi e pone quindi gli stessi USA come pedina fondamentale della guerra in Ucraina. La mancanza di una forza militare europea e l’assoluto dominio americano in ambito NATO lasciano quindi gli europei in balia di decisioni prese altrove. Il futuro ucraino, come quello della NATO, è saldamente nelle mani americane; da qui arriverà la decisione di intraprendere uno scontro totale o di scendere a patti con l’aggressore.

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