Conosco i Millencolin gia’ da un po’ di tempo, e devo dire che non mi hanno mai particolarmente invogliato a sentire la loro musica, seppure a suo tempo impazzi per Penguins & Polarbears: il ritmo c’era, eppure gli altri singoli che avevo ascoltato non mi avevano impressionato.
Home From Home e’ un lavoro come da tempo non mi capitava di avere fra le mani: potente, rapido, intenso e vissuto. Il gruppo svedese presenta in poco piu’ di mezz’ora una serie di ritmi altamente rock, spinti e “rumorosi” quasi a sfociare nel punk piu’ duro, con tematiche di sottofondo piuttosto cupe: malessere, violenza, rabbia (vedi Montego o Happiness for Dogs); e nello stesso tempo troviamo brani tipo “fine del tunnel”, come Fingers Crossed.
La voce di Nikola Sarcevic e’ sicuramente adatta allo scopo: trascinata, rauca, riesce ad esprimere quel malessere, come dicevo, che poi e’ alla base del punk. Le chitarre sono brillanti, nel loro modo di esprimersi: impetuose, elettriche nel vero senso della parola, riempiono il suono; la batteria per una volta fa poco piu’ di tenere il tempo (anche se quando spinge, spinge sul serio), mentre il basso e’ poco sfruttato; ma questa e’ la filosofia dei Millencolin, e se riescono a produrre lavori di questo calibro praticamente con tre strumenti, a me va bene cosi’.
Personalmente mi sono rispecchiato molto in alcuni dei brani che fanno parte di Home From Home, e quindi il mio giudizio potrebbe essere influenzato da questo, ma credo che tutto sommato i Millencolin stavolta abbiano sfornato un piccolo gioiellino. Home From Home e’ veramente un album degno di rispetto, ed e’ gia’ entrato nella mia collezione speciale; sono pochi i CD che ascolto piu’ di una volta di fila: con questo sono arrivato a tre ascolti consecutivi. Mi sento di consigliarlo caldamente a tutti i rocker, e non solo agli amanti del punk piu’ sgangherone.