Tom Petty & The Heartbreakers – Anthology: Through The Years – la recensione

Tom Petty & The Heartbreakers rappresentano per la musica folk cio’ che i Sex Pistols rappresentarono per il punk: un punto di svolta e allo stesso tempo un modo per presentare alle grandi platee un genere diverso; ovviamente fra i Sex Pistols e Tom Petty c’e’ una bella differenza, non di bravura, ma sicuramente di stile!

 

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Tom Petty ha pubblicato il suo primo album nel 1976 (dal titolo omonimo), senza destare troppa attenzione pur essendo un buon album. Fu il suo lavoro successivo a portarlo alla ribalta, alla conoscenza del grande pubblico. Da allora e’ stato un susseguirsi di lavori tutti di buona o ottima fattura, che lo ha consacrato nell’Olimpo dei menestrelli.

La musica degli Heartbreakers non e’ il classico folk che possiamo essere abituati a carpire dai film anni ’80 di moderni cowboys, ma e’ qualcosa di sensibilmente diverso. Tom Petty e’ riuscito a far convergere in un unico punto il country vecchio stile, le influenze rock alla Bob Dylan e quelle piu’ decise dei Clash. Si, alla fine Tom Petty & The Heartbreakers hanno fatto un minestrone di generi, ma nel senso buono del termine; e’ tutt’altro che un’accozzaglia di suoni.
Le loro canzoni sono particolari, semplici e dirette ma dal testo spesso ricercato (senza essere talmente elaborato da diventare stucchevole). Le sonorita’ sono quelle tipiche del lungo viaggio in macchina coast to coast (spero di aver reso l’idea!), con chitarre acustiche che riempiono gli accordi in modo tutto sommato semplice ma non banale; insomma, chiudendo gli occhi, magari sdraiati in una stanza buia, sembra di essere in un club dove si tiene un concerto per pochi intimi.

Attraverso gli anni, Tom Petty si e’ mantenuto fedele al suo stile, e parlando di una carriera di oltre 25 anni possiamo capire come questo possa essere degno di merito; sono pochi gli artisti che hanno tenuto il proprio stile cosi’ a lungo… A memoria i primi che mi vengono in mente sono i Rolling Stones, che anche se non mi piacciono sono rimasti quelli di sempre.
Ma rimanere fedeli a se stessi non significa imbalsamarsi: nella loro discografia, gli Heartbreakers hanno comunque elaborato e affinato il loro stile, tanto che prendendo uno dei loro primi successi (come Breakdown o I Need to Know) e paragonandolo ad uno degli ultimi (Mary Jane’s Last Dance, per esempio) ci si rende conto come effettivamente nel corso degli anni Tom Petty abbia lavorato molto sulla cura musicale dei suoi pezzi.

Di Tom Petty & The Heartbreakers esistono due raccolte: i Greatest Hits e Anthology: Through The Years. Personalmente vi consiglio la seconda: un doppio album con un libricino a colori che racconta in breve la storia del gruppo. Trovate tutti i piu’ bei brani compresi quelli degli ultimi anni (Greatest Hits e’ del ’93) anche se manca qualcosa rispetto al “rivale”, ma in fondo per chi non conosce molto questo artista e i suoi compari la differenza e’ irrilevante: quando ci sono titoli del calibro di Even the Losers, Rebels, Free Fallin’ e I Won’t Back Down solo per citarne alcuni (e ne cito veramente pochi), il resto non conta.

Consigliatissimo a tutti, forse con l’esclusione di chi non riesce a scendere sotto il Death Metal. Peccato.

 

Tom Petty & The Heartbreakers – Anthology: Through The Years, 2000
Voto: 8
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