Mio Fratello Rincorre I Dinosauri: la recensione

Parafrasando Stan Lee, da grandi libri derivano grandi film. Ma è chiaro che il regista Stefano Cipani questo non lo sapesse.

 

Mio fratello rincorre i dinosauri

 

Prova opaca del cineasta di Salò che trasforma l’ottimo libro di Giacomo Mazzariol in un lungometraggio senza alcun senso visivo e temporale; e pensare che la storia di partenza è davvero forte. Giacomo, detto Jack, è un ragazzo che vive nella provincia italiana, a Pieve di Cento, con i genitori Davide e Katia e le sorelle maggiori Chiara e Alice. La sua vita cambia quando arriva Giovanni, detto Giò, che ha la sindrome di Down. Dopo un iniziale periodo di tranquillità, inizia a vergognarsi di un fratellino troppo diverso per essere accettato dalla comunità di adolescenti del luogo. Quello che farà per negarne l’esistenza sarà al limite del folle.

Alla trama vincente la produzione aveva anche affiancato due pezzi da novanta nel cast principale: Alessandro Gassmann nel ruolo del padre e Isabella Ragonese (Nastro d’Argento per Tutta La Vita Davanti di Virzì e Viola Di Mare della Maiorca) in quello della madre. Eppure qualcosa non ha funzionato; o meglio, non ha funzionato nulla. Di certo i due ottimi attori non sono riusciti a salvare la recitazione quasi amatoriale di tutti i ragazzi (e in Italia invece ce ne sono di bravissimi) ma anche di alcuni adulti come la zia e il collega di lavoro. E poi vige un’imperante confusione ovunque. Un esempio su tutti: in quali anni è ambientata l’opera?

 

Mio fratello rincorre i dinosauri

 

Sembrano gli anni ottanta ma poi c’è Youtube, allora si punta sui novanta e alla fine si sente l’odore dei millenials. Forse c’è stata una svendita tra costumisti e la produzione si è accaparrata quel che c’era senza fare troppe distinzioni. O forse non era poi così importante come non lo era scegliere una ragazza intonata per cantare con voce e chitarra La Cura di Franco Battiato a metà pellicola. Premesso che il senso narrativo di quel momento era del tutto inutile, perché tenerlo con quei risultati da far sanguinare le orecchie? La verità è che sembra tutto pensato da un adulto che vuole raccontare i giovani, con l’inevitabile effetto della nonna che urla “E’ qui la festa?” nell’imbarazzo generale della cena di Natale.

Non fa, purtroppo, eccezione il tema centrale, la sindrome di Down, raccontata in modo pedagogico e superficiale. E’ bello e importante che si cerchi di spiegare quale sia l’esperienza di chi ha a che fare con questa realtà ogni giorno ma sconfinare nel buonismo è tafazziano. C’è un punto della storia in cui Gassmann urla in faccia ad un collega che, alla fine, è stato più fortunato lui ad aver avuto Giò. Davvero? E’ giusto sostenere questo? I ragazzi affetti da sindrome di Down hanno dei sentimenti profondi, sono capaci di avere un lavoro e portare avanti una vita abbastanza autonoma e inseguono le loro passioni ma sono anche fisicamente fragili (tanto che in media vivono di meno dei coetanei) e sono soggetti a bullismo e all’emarginazione. Con tutto quel che ne consegue, a livello di impegno e sofferenza, per chi li ama e s’impegna a proteggerli. Basterebbe avere il pollice opponibile per capire che non si tratta di “meglio o peggio” ma di “come”. Il lavoro di Cipani avrebbe potuto spiegare a tutti quelli che praticano l’eugenetica durante la gravidanza che un figlio Down ha la sua dignità per vivere. Avrebbe.

 

Mio fratello rincorre i dinosauri

 

Ad ogni modo il film si salva per due motivi: il tema trattato e la bravura dei due protagonisti. Sarebbe però bello se uno dei dinosauri che rincorre Giò si sbranasse il regista e tutti quelli che hanno avallato questo lavoro, tanto per dare un fondo di giustizia a questo grande sopruso nei confronti di chi ha perso quasi due ore davanti allo schermo.

 

Mio Fratello Rincorre I Dinosauri, 2019
Voto: 6
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