Ispirato in qualche modo alla guerra fra bande criminali in atto a Ostia qualche anno fa, Suburra è un ottimo film di genere.
Per chi non è di Roma, i nomi Fasciani, Spada e Casamonica potrebbero non voler dir nulla. Ma chi è di zona, specialmente di Roma sud, conosce tristemente la malavita che gira intorno a questi tre clan. Suburra è un film tratto dall’omonimo romanzo e che romanza un pò la storia di queste famiglie, tirando fuori un prodotto più che buono.
Realizzato sulla scia di Gomorra, Suburra ha il pregio di mostrare il lato meno noto della delinquenza organizzata del litorale romano. Nato su una costola dell’ambiente della Banda Della Magliana, questo nucleo di criminalità ha imperversato per anni con azioni di stampo mafioso e solo negli ultimi anni un freno è stato posto dall’inchiesta nota come Mafia Capitale. In Suburra questi collegamenti sono ben presenti, anche se forse la commistione con la politica è – come spesso accade nel mondo dello spettacolo – riferita solo ad una specifica sponda politica, mentre la realtà del mondo di mezzo è trasversale e coinvolge abbondantemente anche esponenti di sinistra.
A parte questo aspetto, Suburra è un film solido e ben diretto. Non si coglie quasi mai un eccesso, una forzatura, e l’evoluzione della storia è ben gestita e narrata con chiarezza.
Stefano Sollima da questo punto di vista fa un ottimo lavoro, dettando tempi e ritmi ben precisi e adattissimi alla narrazione. D’altronde il regista romano è un nome solido nel settore: ha diretto ACAB (altro film di valore ma non scevro da una lettura politica sinistroide) e l’intera serie di Romanzo Criminale.
Il film vede un susseguirsi di trame ad alto livello ed altre legate alla microcriminalità in un intreccio fitto ma facilmente comprensibile, narrato splendidamente e con scene dure e verosimili. Una vera gioia per gli occhi (ed una coltellata al cuore, a ricordarsi la vera situazione in cui tuttora imperversa il litorale romano).
Ma la forza del film, oltre che dalla storia, è data anche dalla caratura dei personaggi e degli attori che li interpretano; e qui abbiamo un cast di tutto rispetto: Pierfrancesco Favino (L’Ultimo Bacio, El Alamein – La Linea Del Fuoco, Romanzo Criminale, La Sconosciuta, Saturno Contro, ACAB, Hammamet, Padrenostro), Claudio Amendola (Vacanze di Natale, Soldati – 365 Giorni All’Alba, Mery Per Sempre, Il Partigiano Johnny, Caterina Va in Città), Elio Germano (Romanzo Criminale, Mio Fratello E’ Figlio Unico, Il Passato E’ Una Terra Straniera, Il Giovane Favoloso), Greta Scarano (Smetto Quando Voglio – Masterclass e Ad Honorem), che insieme ad Alessandro Borghi (Il Primo Re), Adamo Dionisi (Brutti e Cattivi, Dogman) e Antonello Fassari (Il Muro di Gomma, Camerieri, Romanzo Criminale, Arrivederci Amore Ciao, La Mossa Del Pinguino) formano un pacchetto clamoroso in grado di rappresentare magnificamente la durezza dell’ambiente criminale.
L’unico appunto che mi sento di muovere è in relazione alle scene in cui Greta Scarano è protagonista. Il suo sembra essere l’unico personaggio sopra le righe, talvolta eccessivo e poco credibile: alternando momenti di fragilità estrema ad altri di furia assoluta, manca di consistenza ed i suoi sbalzi comportamentali, sebbene possano essere giustificati dalla trama del film, sono poco realistici.
Nonostante questo, Suburra rimane un ottimo film che rientra appieno nella categoria dei film da vedere per chi è interessato alle vicende criminali italiane.
Ne è seguita una serie che però non ha raggiunto le stesse vette stilistiche.