Un campione di moto e di umanità, difficile accettare un destino avverso così banale per un uomo non comune.
Amara e dolorosa storia quella della stella Americana, che accomuna tristemente il suo nome a quello di altri grandi campioni che hanno visto distrutta la propria vita da un evento da “comuni mortali”; basti pensare a Michael Schumacher o al nostro highlander Alessandro Zanardi (forza Alex!).
Ma torniamo a parlare di Nicholas Patrick Hayden, nato a Owensboro nel Kentucky il 30 luglio 1981, che come molti campioni d’oltreoceano inizia la sua avventura in moto presto e sulla terra, disciplina molto apprezzata e propedeutica alla velocità che rappresenta la base del motociclismo americano insieme al track racing.
Nel 1998, a soli 17 anni, Kentucky Kid è su una 600cc nel campionato AMA Supersport nel quale gli basterà poco (un anno) per laurearsi campione con 372 punti e 5 vittorie; nel 2000 il debutto nel durissimo AMA Superbike nel quale non sfigura affatto nonostante la giovane età, chiudendo da vice campione e vedendosi sfuggire il titolo all’esordio per soli 5 punti.
Nel 2001 è terzo e l’anno successivo finalmente arriva il titolo di campione con nove vittorie. È il più giovane ad aver mai conseguito il titolo della massima categoria delle derivate di serie in America.
Finalmente arriva la grande opportunità: nel 2003 Honda lo vuole nel suo team ufficiale Repsol in sella alla RC 211 V a fianco di Valentino Rossi e, nonostante l’enorme cambiamento dovuto alla categoria, Nicky chiude la stagione al 5° posto, un risultato colossale per un debuttante.
Un anno dopo è sempre in Honda con Alexander Barros come compagno di squadra, e questa volta – complice anche un infortunio – conclude all’ottavo posto in classifica generale; avrà un compagno talentuoso e ostico quale Max Biaggi nel 2005, ma cominciano ad arrivare le prima vittorie ed i podi, e Kentucky Kid chiude la stagione al terzo posto con il ragguardevole risultato di 206 punti.
Nel 2006 in una stagione entusiasmante e combattutissima arriva finalmente la consacrazione: Hayden è campione del mondo di MotoGP battendo il suo amico e rivale Rossi, che gli ha conteso il titolo fino all’ultima gara.
Ci saranno ancora molti anni, tante case, scuderie e compagni nuovi, Nicky avrà risultati altalenanti senza riuscire mai a lottare ancora per il titolo. Un uomo e un pilota benvoluto, silenzioso e mai polemico, sincero e leale col team e con i suoi compagni di squadra. Chiuderà la sua esperienza nella classe regina nel 2015 dopo tredici anni e, a novembre dello stesso anno, il suo nome entra nella Hall of Fame come una vera leggenda.
Nicky però ha ancora voglia di correre, e torna subito alla Superbike dove nel 2016 ben figura chiudendo il campionato al quinto posto in classifica generale, con la CBR1000RR SP del team Honda Superbike, nel quale resta anche per l’anno successivo.
Nicky si allena tanto perché vuole vincere. A maggio del 2017 Kentuky Kid è in Italia perché ha appena corso il round di Imola; è proprio qui purtroppo che l’americano incontra il suo destino, in bicicletta mentre si allena vicino l’area industriale di Misano Adriatico e non si accorge che dalla sua strada incrocia una provinciale, la Riccione-Tavoleto. Nicky vola lo stop probabilmente senza rendersene conto.
Lo scontro è violento, riporta gravissime ferite alla testa e lesioni cerebrali e vertebrali e, nonostante il suo fisico tenace, muore dopo 5 giorni di ospedale, a soli 35 anni, lasciando un vuoto enorme e lo sgomento nel mondo intero.
Lui, che ha rischiato una vita a 300 all’ora sui circuiti di tutto il mondo, che ha sfiorato il limite e lo ha anche superato una mare di volte, perde la vita sulle strade, come accade a migliaia di comuni mortali purtroppo ogni anno. Anche per il ragazzo suo coetaneo che guidava per andare al lavoro ci sono conseguenze pesanti, non fisiche ma umane, mentali; si porterà per sempre dietro questo enorme, gigantesco macigno. In più la vita tra gli avvocati e il rischio che gli venga imputato un risarcimento che va ben oltre la copertura assicurativa, è un incubo, per chiunque.
Nelle inevitabili diatribe giudiziarie che ne nascono viene alla mente che alcune volte queste tragiche fatalità non hanno, o meglio hanno in entrambe le persone coinvolte, una parte di responsabilità e di drammatiche coincidenze che portano a risultati che mai vorremmo sentire. Che sia un campione di moto o un impiegato che si reca al lavoro, una vita spezzata è una notizia che non vorremmo leggere mai, e nemmeno scrivere.
Ciao Nicky, manchi a tutti qui ma sono sicuro che tu, che già eri una stella, ora sei solo tornato a casa.