A meno di una settimana dal voto, e’ lecito chiedersi perche’ Lega e 5 Stelle continuano a farsi una guerra non necessaria.
Che fosse un matrimonio forzato lo sapevamo; i risultati delle scorse elezioni politiche mostravano come unica possibilita’ quella di un governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle. I due partiti hanno molte cose che li separano, eppure tramite il famoso “contratto di governo” si aveva la sensazione che le cose potessero funzionare; e cosi’ in effetti sembrava fino a qualche mese fa.
Poi si e’ avuta la sempre piu’ netta sensazione che al M5S, o a parte delle ingovernabili frangie interne, l’alleanza con Salvini stesse molto peggio che stretta. Continue provocazioni, azioni in contrasto agli accordi ed ai provvedimenti concordati hanno portato un Salvini in forte crescita di popolarita’ e la Lega a ribattere di conseguenza, allargando i dissidi. Alle spaccature di natura ideologica si sono unite quelle di opportunita’, con le famose dimissioni di Siri che sarebbero dovute arrivare ben prima e senza questo tira e molla che ha oggettivamente logorato la credibilita’ della Lega.
Non voglio entrare nei singoli casi, occorrerebbe troppo tempo (lo stesso tempo che ci e’ mancato quando si trattava di dibatterne nelle scorse settimane); fatto sta che le tensioni ci sono, sono forti e probabilmente sono anche parzialmente spiegabili.
Il Movimento 5 Stelle sta compiendo una trasformazione interna che, al di la’ di quanto dica Di Maio, lo sta portando ad essere una forza politica sostanzialmente di sinistra, alternativa diretta al PD ed all’altra miriade di partitini privi di chiari connotati distinguibili in quell’area politica. Le scelte di campo sono arrivate lente ma costanti, risalendo da una parte della base alla maggior parte degli eletti, passando per i due sindaci principali del M5S: da una parte quella Raggi che si dichiara improvvisamente ed apertamente antifascista in un periodo storico in cui il fascismo e’ un non-problema, impedendo di intitolare una strada a Giorgio Almirante, storico Segretario dell’MSI, ed al tempo stesso sostenendo ROM ed immigrati come si trattasse di una propaggine del PD; dall’altra quella Appendino che si sapeva venisse da ambienti di sinistra e della quale non ci si stupisce troppo a vedere i suoi atteggiamenti anti-Tav. Ci sono poi i vari gregari come Fico, che regolarmente va contro le politiche anti-migratorie della Lega, e un Di Battista in finestra ma certamente non troppo favorevole all’alleanza in corso.
Si delinea un M5S che pian piano e’ diventato sempre piu’ ostile alla Lega, con la quale i cui punti di contatto si esauriscono sulla politica europea anti-UE (o meglio, anti “questa” UE); in brusco calo di preferenze, sembra quasi che il M5S, preso dal panico, stia assaltando il proprio alleato di governo per metterlo in difficolta’ e pensare di riguadagnare consensi con una opposizione di governo totalmente miope e di nessuno spessore politico.
Anche la Lega qualche magagna ce l’ha: oltre al gia’ citato caso Siri, in odor di mafia, sono numerosi gli esponenti che in questi giorni vengono incriminati. Al di la’ dei battibecchi su di una possibile giustizia ad orologeria, che scatterebbe sempre prima delle elezioni a favorire una determinata fazione politica, resta il fatto che la Lega non e’ immacolata e vergine, come ogni altro partito politico in Italia, ma che nemmeno ha mai giocato quella carta.
Salvini e’ stato sempre coerente con le sue affermazioni, che fossero promesse fatte in campagna elettorale o accordi stretti in sede di governo. Ovviamente si tratta di una coerenza che traspare a noi, ma sulla quale non abbiamo possibilita’ di conferma diretta; gli va comunque dato atto di aver agito come chi lo ha votato si aspettava, limitato forse dall’alleato di governo piu’ di quanto si aspettasse, ma sempre seguendo quanto messo in programma.
Queste elezioni europee hanno una doppia valenza: oltre a capire se gli italiani vogliono tornare a contare qualcosa all’interno dell’Unione Europea, istituzione dove PD e Forza Italia hanno negli scorsi anni tessuto trame non al servizio dei cittadini ma dei poteri economici, si tratta anche di un banco di prova per l’alleanza di governo (gia’ si sa che la Lega superera’ il 30% mentre il M5S si dovrebbe attestare intorno al 20%, ribaltando quanto successo lo scorso anno).
Sara’ curioso vedere se il M5S sapra’ reagire in modo maturo alla prevista batosta e riavvicinarsi alla Lega, per assicurare un governo piu’ stabile (e possibilmente piu’ compatto, almeno in pubblico) e dare un seguito alle aspettative di quella maggioranza di italiani che vuole vedere un paese dove chi sbaglia paga, dove le leggi si rispettano e dove chi non ha titolo di stare sul nostro suolo viene rispedito al mittente.