The Brink: la recensione

Purtroppo, e inspiegabilmente, si ferma solo alla prima stagione questa divertente serie satirica. Ma è comunque da non perdere.

 

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È chiaro a tutti che la vita e la morte di una serie tv dipendono esclusivamente dagli ascolti, ma quello che non riesco a spiegarmi sono le dinamiche che muovono i gusti degli spettatori. Dopo il brutale “falciamento” della splendida serie supereroistica Alphas, che ci ha lasciati nel 2013 dopo una seconda stagione dal finale scioccante e dolorosamente incompleto, ecco un’altra delusione che proprio non comprendo. The Brink mi ha tenuto attaccato allo schermo dalla prima all’ultima puntata, appassionandomi e, soprattutto, divertendomi. Quindi come mai lo stop improvviso? Specie dopo le prime voci circolate che parlavano di un rinnovo per una seconda stagione? Suppongo perché una gran parte del pubblico americano non ha i miei stessi gusti!
Scherzi a parte, la scienza di intrattenere gli spettatori è tutt’altro che esatta e la chiusura di
The Brink ne è l’ennesima conferma. Almeno, in questo caso, quest’unica stagione ha un finale abbastanza “chiuso”, quindi la si può vedere senza timore di imbattersi in uno di quei fastidiosissimi “cliffhanger” che ti lasciano appeso per sempre senza una degna conclusione.

 

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The Brink affronta in maniera satirica e tagliente le assurdità e le contorsioni della politica estera americana con i suoi intrighi internazionali più o meno segreti. L’idea iniziale era che ogni stagione dovesse essere incentrata su una specifica crisi globale, e la prima vede gli Usa alle prese con un’escalation nucleare tra India e Pakistan (che ovviamente coinvolge anche Israele).

Il segretario di stato americano Walter Larson (Tim Robbins) cerca di placare gli animi di tutti e di evitare, tramite audaci peripezie diplomatiche, una catastrofe atomica, scontrandosi di continuo con il segretario alla difesa Pierce Gray (Geoff Pierson) che invece, da classico “falco”, cerca di spingere il presidente verso una soluzione bellica. La contorta vicenda coinvolge anche Alex Talbot (Jack Black), mediocre funzionario del ministero degli esteri che lavora all’ambasciata USA in Pakistan, e che funge da contatto sul campo per Larson, e un paio di scapestrati piloti di F18 in servizio su una portaerei statunitense.

 

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Le vicende dei personaggi si intrecceranno nello svolgersi della crisi e ognuno di loro alla fine avrà un ruolo fondamentale nella risoluzione finale. Il tutto condito con gli assurdi e spassosi retroscena che poi tanto irreali non sono: la sfrenata passione per donne e alcol del segretario di stato, la bieca scalata al potere di Talbot attraverso ogni mezzo (anche coinvolgendo il suo autista pakistano e la sua famiglia) e le peripezie dei due piloti che alla fine sapranno, a modo loro, rendersi utili alla causa.

Ma la quintessenza della serie è la rappresentazione in chiave satirica dei rapporti tra le alte sfere del potere internazionale. Gli incontri e i dialoghi del segretario di stato americano con il primo ministro e il ministro degli esteri di Israele, ad esempio, sono spassosi e la caricatura dei dittatori pakistani in lotta per il potere è sublime.

 

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Tutto questo, però, non deve essere stato sufficiente per soddisfare il pubblico americano quel tanto che basta per convincere la rete a proseguire. Un vero peccato. Non ho mai visto House of Cards, ma il suo grande successo mi suggerisce che sia una grande serie. Ecco, The Brink poteva sicuramente esserne il contraltare “leggero”, l’altro lato della medaglia che riesce a sdrammatizzare certe vicende serie per farci fare su qualche risata. E Dio sa quanto ne abbiamo bisogno di questi tempi.

In ogni caso questa prima e unica stagione ha un finale soddisfacente, quindi la consiglio caldamente a tutti.

È stato bello finché è durato.

 

The Brink, 2015
Voto: 8
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